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IL CASO

“Non ce l'ho con Federer, però...”

Gilles Simon sceglie Roger Federer come paradigma negativo per spiegare la mancanza di successi dei connazionali. “ I francesi vogliono che si giochi come lui, ignorando le caratteristiche dei ragazzi. Per me è stato tremendo”. Il francese sostiene di ammirarlo, ma gli preferisce Nadal. E tira una frecciata: “L'immagine di Roger non è reale al 100%”.

Riccardo Bisti
29 novembre 2020

Non ho assolutamente nulla contro Roger Federer. Perché me lo chiedi?”. Alla seconda domanda, Gilles Simon capisce dove andrà a parare l'intervista con il giornale svizzero Blick. Gli assist per polemizzare su alcune frasi del suo libro (“Ce sport qui rend fou”, questo sport mi rende pazzo) erano troppo invitanti. Troppe menzioni a Federer, quasi ad attaccarlo. Ma il nizzardo è troppo intelligente e chiarisce il punto. “Se hai questa sensazione, vuol dire che hai letto solo alcuni passaggi o sono stati tradotti male – dice alla cronista Cecile Klotzbach – se lo leggessi tutto, non avresti questa impressione. Come quasi tutti ammiro Federer, tranquilla”. L'attuale numero 63 ATP (ma è stato numero 6) sapeva che citare spesso Federer avrebbe dato una certa visibilità al suo libro, soprattutto in un Paese come la Francia, laddove lo svizzero è divinizzato. E comunque il suo ragionamento fila: senza averne colpa, Federer è il paradigma del (parziale) fallimento del tennis francese. I dati sono impietosi: 37 anni senza vincere un torneo del Grande Slam. E non aiuta che l'ultimo sia stato uno che adottava sistematicamente il serve and volley, Yannick Noah.

Il problema non è Federer, ma sono i francesi – dice Simon – vorrei far capire loro che si può vincere uno Slam anche senza avere il nuovo Federer. La Francia è ossessionata: anche prima di Roger, volevano uno come lui. Quando avevo 8 anni volevano a tutti i costi un giocatore da serve and volley. Roger corrisponde perfettamente all'ideale francese. Ma c'è un piccolo particolare: è svizzero”. Nel suo libro, Simon esprime il suo dolore per l'ambiente in cui è cresciuto. È un libro di rottura. La scuola francese è considerata una delle più floride, anche in virtù di una federazione piuttosto ricca grazie ai proventi del Roland Garros. Ma la ricerca del bello, della pura estetica, viene vissuta come un'ossessione. “Esistono altri modelli, ma dopo l'arrivo di Federer dobbiamo dire che non esiste altro” dice Simon, secondo cui questo sistema ha bruciato tanti potenziali vincitori Slam. “Abbiamo avuto diversi vincitori di Slam junior, ma anziché lasciargli percorrere la loro strada li abbiamo spinti su un'altra. Credetemi, so di cosa parlo. Sono cresciuto con un certo tipo di aspettativa su come avrebbe dovuto giocare un francese di livello. È stato terribile perché mi ha rubato tanta energia: mi hanno spinto a fare qualcosa che non ero in grado di fare”.

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"Roger è il più bello da vedere, ma se altri otterranno i suoi risultati finirà questa follia ideologica. Ok, Roger è un genio, ma allora dobbiamo fare tutti gli idioti?"
Gilles Simon
Federer e Simon si sono affrontati 9 volte, con un bilancio di 7-2 per lo svizzero. Uno degli episodi più emozionanti risale all'Australian Open 2011, quando ci fu un duro match di cinque set

Simon è riuscito a emergere. È uno dei pochi a poter dire di aver battuto Rafael Nadal in Spagna, 7-6 al terzo set (Madrid 2008, ultima edizione indoor). “Visto che non ero l'unico a essere infastidito dalla situazione, ho scritto questo libro. Ma ho avuto bisogno di 4 anni per strutturare i miei pensieri”. I numeri gli danno ragione: negli ultimi trent'anni, la Francia ha avuto la bellezza di dodici (si, dodici) vincitori Slam junior. Nessuno di questi si è tramutato in un titolo vero. Il più vicino a trionfare è stato Jo Wilfried Tsonga all'Australian Open 2008. Per il resto tanti piazzamenti, anche lusinghieri. Ma zero titoli. Certo, si potrebbe obiettare che negli ultimi quindici anni era complicato trovare una finestra tra i Big Three... “Anche io ho sofferto, perché nessuno mi ha incoraggiato a percorrere la mia strada. Murray non ha giocato una volèe in vita sua e ha vinto tre Slam e le Olimpiadi.

E Djokovic? Ha vinto moltissimo pur non avendo i mezzi di Federer. La verità è che ognuno ha i suoi punti forti, ma questa convinzione non cade dal cielo. Va trasmessa”. Per questo la Francia avrebbe perso per strada tanti aspiranti campioni, sedotta dall'utopia rappresentata da Federer. Una venerazione che è caduta nel cattivo gusto con le accuse di doping a Nadal. “Anche in questo Federer non c'entra nulla – dice Simon – però lo avevano glorificato a tal punto che, quando Nadal ha iniziato a batterlo, l'unica spiegazione possibile era che fosse dopato. Non auguro a Roger di perdere i suoi record, ma se dovesse succedere i francesi dovranno iniziare a considerare anche gli altri. Fino a quando resterà il più vincente, diranno che bisogna giocare come lui”.

Gli Slam Junior vinti dai francesi dal 1990 (*)
(*) nel 2020 si è aggiunto Harold Mayot, vincitore all'Australian Open

  • 1
    OLIVIER MUTIS - Wimbledon 1995
  • 2
    ARNAUD DI PASQUALE - Us Open 1997
  • 3
    JULIEN JEANPIERRE - Australian Open 1998
  • 4
    PAUL HENRI MATHIEU - Roland Garros 2000
  • 5
    NICOLAS MAHUT - Wimbledon 2000
  • 6
    CLEMENT MOREL - Australian Open 2002
  • 7
    RICHARD GASQUET - Roland Garros, Us Open 2002
  • 8
    JO WILFRIED TSONGA - Us Open 2003
  • 9
    GAEL MONFILS - Australian Open, Roland Garros, Wimbledon 2004
  • 10
    JEREMY CHARDY - Wimbledon 2005
  • 11
    ALEXANDRE SIDORENKO - Australian Open 2006
  • 12
    GEOFFREY BLANCANEAUX - Roland Garros 2006
Olivier Mutis, vincitore di Wimbledon Junior nel 1995. Da professionista non è mai andato oltre il numero 71 ATP
La più bella vittoria di Gilles Simon: Madrid 2008, semifinale contro Rafael Nadal. Lo spagnolo è il suo giocatore preferito

C'è fervore nelle parole di Simon. Si avverte che è colpito nel vivo. Da alcuni virgolettati si intuisce che la sua stima per Federer non va oltre il rispetto. Pronuncia alcune frasi che faranno arrabbiare la sconfinata schiera dei tifosi dello svizzero. “Non importa quello che fa, per la gente è sempre il migliore. Ha grande classe, ma la sua immagine non è vera al 100%”. Aiuto. Parlando dei Big Three, il francese non ha paura a esprimere la sua scelta. “Il mio preferito è Nadal. Djokovic non piace perché è politicizzato, mentre gli altri due sono più attenti al modo di esprimersi. Federer è senza dubbio il più impressionante per lo stile. Ma non esiste un modello perfetto: l'educazione dovrebbe essere individuale. Roger è sicuramente il più bello da vedere, ma se altri otterranno i suoi risultati finirà questa follia ideologica. Ok, Roger è un genio, ma allora dobbiamo fare tutti gli idioti?”.

Simon può stare tranquillo: non ci saranno controprove. Non sapremo mai se i vari Mutis, Jeanpierre, Morel, Sidorenko o lo stesso Di Pasquale (che scippò a Federer il bronzo olimpico a Sydney) avrebbero vinto di più se fossero cresciuti senza un modello distorto. Ma va apprezzato il suo coraggio: smontare la narrativa, quasi mitologia, sul personaggio Federer, richiedeva un certo fegato. Una sorta di Processo alla Madonna, come Roberto Beccantini definì l'inchiesta di Oliviero Beha e Roberto Chiodi su Italia-Camerun del 1982: secondo la loro indagine, la partita che portò all'Italia alla seconda fase del Mundial spagnolo (poi vinto) era truccata. Ovviamente finì con un nulla di fatto. E finirà con un nulla di fatto anche il Simon-pensiero, almeno per quanto riguarda l'immagine di Federer. Chissà che qualche tecnico francese, però, non decida di farne tesoro e uscire dal Pensiero Unico che - a suo dire – impedisce alla Francia di vincere uno Slam maschile dagli albori della presidenza Mitterrand. Eventualmente, valuteremo i risultati tra qualche decennio.