The Club: Bola Padel Roma
ATTREZZATURA

Novak Djokovic racconta tutte le sue racchette!

Alla presentazione della nuova Head Speed Legend, è stata allestita una gallery con le racchette Head originali usate da Djokovic in carriera. E il fuoriclasse serbo le ha raccontate tutte, ricordando dettagli, percorsi tecnici e aneddoti. Come quella volta con Andre Agassi...

da Monte-Carlo, Lorenzo Cazzaniga
10 aprile 2024

La scena è suggestiva: Andre Agassi, temporary coach di Novak Djokovic per una manciata di mesi tra il 2017 e il 2018, si presenta al campo di allenamento con tre enormi borsoni stracolmi di racchette. Una cinquantina, stando alla conta di Nole. Debilitato da un infortunio al gomito, coach Agassi è convinto che sia necessario un cambio nelle specifiche della racchetta per sistemare le cose e trovare i corretti aggiustamenti. «Aveva ragione. Lui era molto meticoloso su questi aspetti e... grazie ancora Andre, probabilmente mi hai aiutato ad allungare la carriera». Djokovic lo ribadisce in un contesto molto chic, allo Yacht Club di Monte-Carlo, pantalone verde, camicia d’ordinanza, inevitabilmente un paio di Lacoste ai piedi. L’occasione è data dal suo sponsor più importante, quello che dal 2005 gli fornisce le racchette (tranne una breve interruzione in casa W, dal 2005 al 2008) e che vuole celebrare la stagione con un modello da autentica collezione: la Head Speed Legend. Uguale in ogni sua spec rispetto alla Speed Pro, è un doveroso riconoscimento a un testimonial leggendario e un ottimo stratagemma di marketing per differenziarla dalla Speed MP di Jannik Sinner, al quale sta passando il testimone.

«Nel 2010 abbiamo lavorato circa un anno per trovare finalmente le specifiche tra peso, bilanciamento, swingweight, schema di incordatura e tensione delle corde che si adattasero al mio gioco» Novak Djokovic

La sala, posta di fronte a una serie di yacht da brividi, è stata allestita come una mostra per aiutarci a ripercorrere il percorso che Head e Djokovic hanno fatto insieme. Piccolo dettaglio, si tratta di autentici gioielli perché sono le versioni originali, con tanto di piombo sull’ovale. Tutti i telai utilizzati da Nole infilati uno dietro l’altro, con un albo d’oro a ricordare i maggiori successi conquistati. Lui, accompagnato da Ivan Ljubicic, le ha accarezzate una alla volta, spiegando dettagli e aneddoti. Una figata, per chiunque abbia un filo di coscienza tennistica.

Partiamo con questo meraviglioso viaggio nel tempo.

Un 18enne Novak Djokovic impegnato nel 2005 al torneo di Cincinnati impugnando una Head Radical Liquidmetal. Il suo percorso con il brand austriaco è cominciato con questo modello.

Head Liquidmetal Radical
2005
«Sono molto affezionato a questa racchetta perché con lei ho cominciato realmente la mia carriera professionistica. Ci ho giocato i miei primi match nelle qualificazioni Slam, ho conquistato i primi punti ATP. Che ricordi... beh, la prima racchetta non si scorda mai».

Head Youtek Speed
2009/2010
Ivan Ljubicic ha un ricordo speciale: «Questa è la mia preferita perché la usavi l’ultima volta che ti ho battuto!». Sorride Nole, prima di aggiungere: «Tutta bianca. Ancora non avevo trovato la mia racchetta ideale, facevo continui aggiustamenti tra peso, bilanciamento, swingweight, schema di incordatura, tensione delle corde. È stato un percorso lungo, durato circa un anno, prima di individuare le specifiche corrette».

Head Youtek IG Speed
2011/2012
«Ho vinto il mio primo Wimbledon, il torneo che avevo sempre sognato, il Sacro Graal del tennis. In generale, è stata una delle stagioni più belle: tre Slam e i titoli di Indian Wells, Miami, Madrid, Roma e Montreal. Tutti volevano un pezzetto di quei successi – dice con un sorriso -: in Head dicevano che era merito della racchetta, il mio coach del suo lavoro, il fitness trainer della mia condizione fisica...».

Head Youtek Graphene Speed
2013/2014
«Ho cominciato vincendo Monte Carlo contro Rafa Nadal, quindi niente male! Esteticamente era molto simile a quella precedente, però era stato aggiunto il graphene, uno dei materiali più leggeri al mondo per migliorare la velocità della testa della racchetta durante lo swing. Tutto mi sembrava più efficiente, più veloce, senza perdere in controllo».

Head e Djokovic hanno ridisegnato anche certi concetti nei commercial tv: «Quando ho detto al mio teal che avrei girato uno spot di questo genere erano piuttosto preoccupati. Stavo vincendo tanto e non volevano perdermi!» ha ricordato Djokovic.

«Un giorno, mentre era il mio coach, Agassi si presentò con tre enormi borse e una cinquantina di racchette. Gli dissi: ‘Andre, non ho intenzione di provarle tutte!» Novak Djokovic

Head Graphene XT Speed
2015/2016
Nole la tiene tra le mani, agita un dritto: «Una volta usavo un grip leggermente più piccolo. Comunque sia, questo telaio era sostanzialmente uguale a quello del 2010 perché avevo trovato le specifiche ideali. Noi professionisti siamo sempre preoccupati di qualsiasi cambiamento nell’attrezzo perché quando stai giocando il tuo miglior tennis non vuoi cambiare nulla. In Head sono stati bravi a lavorare sui materiali senza nulla cambiare nelle specifiche di peso, bilanciamento e swingweight. Però talvolta basta avvertire un feeling un filo diverso e apriti cielo! Chiamavo Thomas Bischof (Head Director Pro Players & Product Test Management n.d.r.) e lui mi rassicurava che era tutto uguale. Io però gli rispondevo che non era vero! Allora lui si presentava con tutti i dati e io continuavo a ripetergli che non mi interessava quello che dicevano in laboratorio, il feeling era comunque diverso. Posso immaginare che non mi amasse troppo in quei momenti! Però poi si ripresentava con un attrezzo che era perfettamente quello che desideravo. In Head sono sempre stati capaci di innovare senza disturbare le sensazioni di un giocatore professionista. In ogni caso, con questa racchetta ho raggiunto 19 finali consecutive e vinto cinque Slam in due anni, compreso il mio primo Roland-Garros nel 2016. In quel momento ero il detentore del titolo in tutti i Major... ».

«Ho sempre prestato attenzione al cambio di colore. Quando devi essere molto reattivo, essere abituato a vedere un certo colore e poi trovartene un altro, può causare dei fastidi. Anche passare da un telaio lucido a uno opaco cambia il feeling, il suono...» Novak Djokovic

Head Graphene Touch Speed
2018
Ivan Ljubicic è la spalla perfetta per l’occasione: «Dopo tanti successi, nel 2017 hai deciso di prenderti una pausa... ». Djoko sorride ancora amaro: «Quell’anno sono stato fuori sei mesi per un infortunio al gomito. Nel frattempo ho cominciato a lavorare con Andre Agassi come coach e lui a parlarmi della racchetta. Mi disse di fidarmi, che dopo l’operazione i miei movimenti non potevano essere uguali a prima e che la racchetta poteva aiutarmi. Quindi, per la prima volta dal 2009, ho cambiato le specifiche del mio telaio: leggermente più lungo (mezzo centimetro, da un’analisi empirica fatta sovrapponendole n.d.r.), bilanciamento e schema di incordatura differenti (dal 18x20 al 18x19 n.d.r.). Si è trattato di un grande cambiamento, del quale si occupò Andre. Un giorno si presentò con una valanga di racchette, dicendomi che avrei scelto fra tre modelli. In realtà, in quelle tre enormi borse ne ho contate una cinquantina. Gli dissi: ‘Andre, non ho intenzione di provarle tutte!’. Lui mi disse: ‘No, tranquillo, era solo per mostrarti l’intero percorso che abbiamo fatto con il team tecnico di Head, prima di optare per questi tre modelli. Ti garantisco che la racchetta che cerchi è fra queste tre, ne sono certo al 99% e ti basterà mezz’ora per decidere’. Provai le tre che aveva indicato e individuai immediatamente quella che volevo. Mi disse che mi avrebbe aiutato negli allunghi, nella risposta, nel servizio, in generale in tutti i colpi perché ero meno giovane, meno rapido e la racchetta poteva aiutarmi un po’. Andre ha lavorato con il team tecnico di Head e con Roman Prokes che per anni ha incordato e customizzato le sue racchette. Tutti insieme hanno creato questa nuova racchetta con la quale sono tornato a vincere a Wimbledon, un successo molto emozionante perché venivo da un periodo difficile. È stato l’inizio del mio ritorno».

Qualche volta Djokovic ha sfogato la sua frustrazione sulle racchette. Ecco qualche esempio...

Head Graphene 360 Speed
2018/2019
«Nero e bianco. Ho cominciato a usarla allo US Open del 2018 e poi ho vinto anche quella finale a Wimbledon che non credo ti piaccia ricordare (lo dice sorridendo a Ljubicic, all’epoca coach di Roger Federer. Ovviamente è la finale dei due match point salvati, vinta 13-12 al quinto set n.d.r.). Poi ho vinto anche a Cincinnati per la prima volta. Nice memories».

Head Speed X
2019/2020
«Anche la cosmetica ha il suo fascino. Personalmente mi è sempre piaciuto il nero anche se ogni due anni il team tecnico deve aggiornare la grafica. Però questa avevo chiesto di poterla tenere più a lungo perché era davvero meravigliosa».

Head Speed Black
2020/2021
«Torniamo al black and white. Con questo modello ho giocato una delle tre migliori stagioni della mia carriera: ho perso la finale allo US Open contro Medvedev per completare il Grand Slam ma è stata comunque una stagione eccezionale. Anche qui era stato inserito un piccolo falco a testimoniare la velocità: c’è sempre qualche piccolo dettaglio da apprezzare. Il mio miglior torneo con questa racchetta? Australian Open... anzi no... Roland-Garros perché è sempre stato il Major più difficile e aver vinto con Nadal in semifinale e Tsitsipas in finale è stato un grande risultato».

Head Speed Gold 311+
2021
«Il nome è presto spiegato perché è stato scelto per ricordare il record di settimane come numero uno del mondo. Bello che adesso sono diventate 420!. Un telaio speciale, celebrativo, molto elegante, con rifinitura opaca. L’ho usato poco, ma apprezzata tanto».

Head Speed 2022
2022/2023
«Di nuovo il nero e bianco. Ecco, ho sempre prestato molta attenzione al cambio di colore da un modello all’altro. Se prendiamo la special edition dell’anno prima, era nera e oro; poi siamo tornati al nero e bianco: per i giocatori di club può non fare una grande differenza, ma per me, sì. E così per tanti altri giocatori con i quali ho parlato di questo argomento. Per esempio, quando devi essere molto reattivo, vedi con la risposta al servizio, essere abituato a vedere un certo colore e poi improvvisamente trovartene un altro, può causare dei fastidi. Poi ti adatti, ma serve un po’ di tempo e noi ne abbiamo poco durante la off-season. Tutti i cambiamenti richiedono degli aggiustamenti, anche passare da un telaio lucido a uno opaco: cambia il feeling, il suono...».

Head Speed Limited 2023
2023/2024
«Molto nero e non mi dispiace affatto! Le specifiche sono sempre quelle. Ho amato molto questa racchetta e conquistato tanti trofei».

Immancabile la domanda finale di Ljubicic: «Va beh, ma fra tutti questi modelli, quale nei hai rotti di più?». Nole non ci pensa troppo: «Sicuramente quella del 2009 perché non è stato facile capire le specifiche che mi avrebbero aiutato di più e qualcuna è volata via. Ogni tanto era frustrante... ». «Capisco, eri solo il numero due del mondo!» scherza Ljubicic.

Djokovic torna sul palco principale per abbracciare il nuovo modello a lui dedicato e Legend è l’unica parola che può riassumere la sua carriera. Poi guarda la collezione completa: «Non le avevo mai viste tutte insieme, una accanto all’altra, è una bella emozione!». Poi ci invita a fare un test: «Il vero cambiamento è arrivato nel 2017. Dovreste prendere tra le mani tutte quelle precedenti e poi quelle successive e provare ad avvertire le differenze». Un esercizio tutt’altro che facile. Alla fine, la coppia Agassi-Prokes tolse sei grammi (da 359 a 353) e passò da 32,8 a 32,4 centimetri di bilanciamento. Invece, quel mezzo centimetro (forse anche meno) di lunghezza in più permise di mantenere alto lo swingweight, pur senza più raggiungere quei 370 kg/cm2 che impedirebbero ai comuni mortali di muoverla. In ogni caso, impugnare le racchette di un fuoriclasse è sempre una bella sensazione, anche se giocarci sarebbe quantomeno complesso...