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MUTUA MADRID OPEN

Questa è una Paolini da top-10!

L'Italia non ha mai avuto un top-10 sia tra gli uomini che tra le donne: l'impresa è possibile grazie all'impetuosa crescita impetuosa di Jasmine Paolini. Le manca qualche centinaio di punti, ma è chissà che dalla Scatola Magica di Madrid non possa uscire un bel cilindro...

Riccardo Bisti
29 aprile 2024

“I sogni senza scadenze restano sogni. Per questo amo i progetti con degli obiettivi, come ad esempio portare ancora più in alto Jasmine Paolini”. È trascorso qualche anno da quando Renzo Furlan ha pronunciato queste parole, ma forse nemmeno lui pensava che il Progetto Paolini sarebbe diventato una favola. Potrebbe assumere le sembianze di un miracolo se Jasmine dovesse abbattere l'ultimo muro: entrare tra le migliori dieci tenniste al mondo. Oggi c'è Sinner e il traguardo non ha più valenza mistica, ma soltanto quindici anni fa l'ingresso di Flavia Pennetta tra le top-10 fu talmente clamoroso da essere l'incipit promozionale della sua autobiografia. “La prima donna italiana a entrare tra le prime dieci” recitava il battage pubblicitario di “Dritto al Cuore”. Ma se Jasmine dovesse farcela non sarebbe solo storia, ma anche leggenda. Già, perché non è mai successo che l'Italia avesse in contemporanea un top-10 sia tra gli uomini che tra le donne. Con i maschietti siamo blindati per chissà quanto tempo, visto che Sinner sta flirtando con il numero 1. In campo femminile, dopo gli anni d'oro delle nostre Fab Four (l'ultima top-10 è stata Roberta Vinci, numero 8 nel ranking WTA del 29 agosto 2016), nulla – davvero nulla – faceva pensare a un risultato analogo in tempi brevi.

“I conti facciamoli tra dieci anni” diceva, con orgoglio, una giovane Paolini a chi scrive, alludendo al fatto che la sua carriera e quella di Martina Trevisan era appena agli inizi. Martina è volata tra le top-20 e ha giocato una semifinale Slam, ma oggi è il momento di Jas, splendido incrocio di razze tra papà Ugo e mamma Jacqueline, polacca di Lodz ma con origini ghanesi. Lei arrivò in Italia tanti anni fa, sulle colline della Garfagnana. Lavorava in un bar e lì conobbe il signor Paolini. Dalla loro unione sono nati Jasmine e il secondogenito William (oggi classificato 2.6). Sarà pure un luogo comune, ma nessuno immaginava che da Bagni di Lucca, tanto piccola quanto complicata da raggiungere, sarebbe potuta partire una campionessa. Difficile emergere da un paesino di 5.000 abitanti ma le stelle si sono allineate, a partire dalla passione di papà Ugo e (soprattutto) zio Adriano, che hanno condotto Jasmine verso il tennis, preferito al nuoto dopo qualche anno in cui si era divisa tra i due sport. E poi sono arrivati i maestri Marco Picchi e Ivano Pieri.

L'Italia dei top-10

Da quando le classifiche mondiali sono stilate dal computer (1973 per gli uomini, 1975 per le donne), nove italiani sono entrati tra i top-10. Jasmine Paolini sarebbe la decima. Ecco chi ce l'ha fatta, con i rispettivi best ranking.

Jannik Sinner – 2
Adriano Panatta – 4
Francesca Schiavone – 4
Sara Errani – 5
Flavia Pennetta – 6
Matteo Berrettini - 6
Roberta Vinci – 7
Corrado Barazzutti – 7
Fabio Fognini – 9

Dal piccolo TC Mirafiume di Bagni di Lucca è partito un progetto che non aveva chissà quali ambizioni. Jas era una bambina di provincia, come tante. Il baby-professionismo tanto in voga oggi era distante anni luce dai suoi pensieri. “Al pomeriggio, dopo la scuola, non vedevo l'ora di mettere piede al Mirafiume. Mi dava tanta spensieratezza”. Tra un viaggio e l'altro a Lodz (a cui deve una buona conoscenza del polacco), vinceva i primi tornei fino a quando è finita nell'occhio della federtennis, che la invitò al Centro Tecnico di Tirrenia. È stato lì che Jasmine ha iniziato a pensare che poteva esserci un posticino anche per lei. Dal basso dei suoi 163 centimetri, già diventare una buona professionista è stato un successo. “Alle mie avversarie invidio qualche centimetro di altezza, magari servirei meglio... ma forse non mi muoverei così bene” dice ancora oggi la ragazza che dista 445 punti da uno storico piazzamento tra le top-10. Gli ottavi a Madrid, suggellati dal successo contro Caroline Garcia, l'hanno portata virtualmente in 12esima posizione, davanti a Raffaella Reggi e a una sola lunghezza da Silvia Farina (che fallì l'accesso alle top-10 per un soffio: le sarebbe bastato vincere una partita in più a Roma).

Ma è tempo di guardare più in alto, se non altro perché la WTA Race la vede in settima posizione. Se la stagione finisse oggi, Jasmine sarebbe in volo per la prima edizione araba delle WTA Finals. C'è ancora troppo tennis per pensarci davvero, mentre è lecito sperare nel piazzamento tra le prime dieci. Oggi sarà importante: intanto deve battere Mirra Andreeva (mandandole di traverso la torta per il 17esimo compleanno), poi dare un'occhiata ai risultati di chi le sta davanti (Sakkari, Jabeur, Ostapenko e Kasatkina) e anche di chi le sta dietro (Haddad Maia, Collins e Keys). Una buona combinazione le permetterebbe di avvicinarsi alla decima posizione, attualmente occupata da Jelena Ostapenko. Per raggiungerla già lunedì prossimo e presentarsi al Foro Italico da reginetta, tuttavia, avrebbe bisogno di arrivare in finale. La strada è lunga e complicata: vincesse oggi, probabilmente troverebbe la campionessa Aryna Sabalenka nei quarti. Ma l'obiettivo è più vicino che mai, anche pensando a dove si trovava dodici mesi fa. Jasmine si presentò a Madrid da numero 68 WTA e perse subito contro Magdalena Frech. Fece malucco anche al WTA 125 di Reus e a Roma, salvo poi riscattarsi vincendo a Firenze. È stato l'inizio di una cavalcata senza segreti.

Grazie agli ottavi a Madrid, Jasmine Paolini è virtualmente numero 12 WTA. La top-10 dista meno di 500 punti

Ai giornalisti piace scavare nelle storie per trovare chiavi di lettura e punti di svolta, ma in questo caso non ce ne sono. “L'età non è un limite, se si vuole crescere quotidianamente – dice Jasmine – lo insegnano i campioni. Io sono arrivata fino a qui con il lavoro e l'esperienza”. L'unica vera svolta – è fin banale dirlo – è stata l'intuizione di scegliere Renzo Furlan come coach. L'aveva visto lavorare a Tirrenia ed era rimasta colpita dalla sua serietà, così decise di contattarlo una volta che entrambi erano usciti dal Centro. Nonostante Renzo avesse appena firmato con la federtennis serba, era talmente convinta di lui da accettarlo come tecnico part-time. Scaduto l'accordo con la Serbia, l'ex soldatino di Cimetta di Codogné è diventato il suo coach a tempo pieno. I risultati sono arrivati, passo dopo passo: primo titolo WTA (Portorose 2021), poi l'anno scorso i primi segnali con i quarti a Cincinnati e l'Italia portata in finale di BJK Cup, prodromi del salto di qualità del 2024: ottavi in Australia (prima volta nella seconda settimana di uno Slam), lo spettacolare trionfo a Dubai, l'ingresso tra le top-20 e uno status tutto nuovo, certificato dal gran match giocato a Stoccarda contro Elena Rybakina.

E non c'è un luogo migliore di una Scatola Magica per continuare a sognare, dopo le vittorie contro Jimenez Kasintseva e Garcia: comunque vada contro la rampante Andreeva, la strada verso le top-10 non è più così proibitiva. “Essere partita dai tornei da 10.000 dollari mi permette di vivere meglio il momento attuale – racconta – dopo certe sconfitte capitava di scoraggiarsi, ma la grazie alla pazienza e l'aiuto di staff e famiglia ne sono venuta fuori”. Fino a diventare la stellina che Renzo Furlan ha portato a livelli che nemmeno lui aveva raggiunto, da giocatore. “Quando ci prefissiamo degli obiettivi non pensiamo mai al numero in classifica, ma a come percorrere la strada che ci porta al traguardo – raccontava Furlan – secondo me lei è una giocatrice molto forte e soprattutto sa gestire il match, è una lottatrice”. Frasi che non ebbero troppa risonanza, ma quando Renzo parla non lo fa mai a vanvera. I fatti gli hanno dato ragione. E allora sì, possiamo sognare di avere – allo stesso tempo – un top-10 in azzurro e una in rosa. Per qualcuno sarà occasione di propaganda, per gli appassionati sarà soltanto gioia immensa.