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ROLEX MONTE-CARLO MASTERS

La grande bellezza di un torneo a 56 giocatori

Il torneo del Principato potrebbe restare l'unico con il tabellone a 56. Nonostante sia in via d'estinzione, il format garantisce competitività e livello altissimo sin dai primi turni. Gli organizzatori lo sanno e se lo tengono stretto. In arrivo una ristrutturazione del tetto sul Campo 2. 

Riccardo Bisti
15 aprile 2024

C'è il rischio che il torneo di Monte-Carlo, pardon, Rolex Monte-Carlo Masters, rimanga l'unico grande torneo con il tabellone a 56 giocatori e della durata di una settimana. “Per l'anno prossimo abbiamo già le date: 5-13 aprile. Potremmo immaginare qualche giorno in più, ma c'è un calendario fisso – ha detto il direttore del torneo David Massey – la verità è che siamo molto soddisfatti di questo format. Abbiamo tutti i migliori sin dal primo turno, anche le qualificazioni sono molto forti. Il torneo è breve ma molto competitivo”. Ottima sintesi dei punti di forza di un format molto sottovalutato e prossimo all'estinzione per le aspirazioni di grandezza dell'ATP, desiderosa di avvicinarsi agli Slam con i tornei a 96 giocatori e dodici giorni di main draw, che però non soddisfano appieno il pubblico. Il punto è che un torneo del circuito non potrà mai avvicinare gli Slam per prestigio e interesse, e il format a 96 è buono soprattutto per gli organizzatori stessi (che hanno più giornate e quindi incassi), oltre che per i giocatori più forti (che hanno la possibilità di giocare a giorni alterni). Ma non è così per il pubblico.

“Per carità, altri tornei hanno un format che tutela i giocatori e credo che le due formule possano coesistere – ha detto Massey – ma noi siamo soddisfatti e crediamo di avere un ottimo prodotto”. Ha ragione, eppure questo format è prossimo all'estinzione. Attualmente, cinque dei nove Masters 1000 hanno adottato il format a 96 giocatori (Indian Wells, Miami, Madrid, Roma e Shanghai) e dall'anno prossimo diventeranno sette, con l'allungamento del Canadian Open e di Cincinnati. Rimangono Monte-Carlo e Parigi-Bercy (a 48 perché si gioca indoor), ma su quest'ultimo c'è un grosso punto interrogativo: si sussurra che la federtennis francese sia disposta a rinunciarvi per lasciare spazio all'Arabia Saudita (i più attenti hanno notato che Gilles Moretton, presidente FFT, ha seguito la finale di Monte-Carlo in compagnia di Andrea Gaudenzi). Ed è chiaro che gli arabi non si accontenterebbero di un torneo troppo compresso nello spazio e nel tempo. Insomma, non è folle pensare che dal 2026 lo storico format a 56 possa resistere soltanto a Monte-Carlo. “I nostri punti di forza? Abbiamo un cut-off molto buono, e negli ultimi quattro giorni di gara giocano tutti i migliori”. Un tempo queste cose erano scontate, mentre i nuovi tornei a 96 giocatori hanno un po' desertificato le fasi finali.

Esibizioni e beneficenza

Hanno chiesto a David Massey se Monte-Carlo possa organizzare un'esibizione benefica prima dell'inizio del torneo, un po' come accade in Australia. Pur ammettendo la bontà dell'idea, ha detto che un progetto del genere sarebbe fortemente soggetto al meteo. Quando piove gli incontri possono essere riprogrammati, mentre per un esibizione non è lo stesso. “Ma siamo comunque attenti alla beneficenza: con BNP Paribas abbiamo un'iniziativa chiamata Points for Change, che offre una donazione di 50 euro per ogni punto giocato in entrambe le finali. Il nostro obiettivo è arrivare a 37.000 come l'anno scorso. Ad ogni modo ci sarà un evento benefico a giugno, ma lascerò che sia la federazione ad annunciarlo”. 

Paradossalmente, le manie di grandezza del circuito ATP hanno esaltato un torneo che era considerato la gamba zoppa dei Masters 1000. C'erano ottimi motivi per pensarlo, a partire da una struttura tanto meravigliosa quanto piccolina, non esattamente adeguata per un grande torneo (è la ragione per cui il torneo femminile è stato dismesso oltre quarant'anni fa: l'ultima edizione risale al 1982). Tale status è certificato da una postilla regolamentare: Monte-Carlo è l'unico Masters 1000 non obbligatorio. Eppure ci vanno tutti, e non crediamo dipenda solo dal fatto che diversi top-player hanno la residenza nel Principato. Quest'anno c'erano tutti i top-10, poi hanno giocato in nove per il forfait di Carlos Alcaraz (che comunque è rimasto per cinque giorni). Insomma, Monte-Carlo rischia di diventare un gioiellino del calendario, l'unico Masters 1000 a garantire quattro giorni di fila con i top-players in campo, con orders of play da sogno.

Prendete gli ottavi di giovedì scorso: il livello era talmente alto che sono stati costretti a collocare sul Campo dei Principi match di livello assoluto come Tsitsipas-Zverev e Rune-Dimitrov. Il tutto a prezzi decisamente accessibili per gli appassionati. Per intenderci, un buon posto sul Campo Ranieri (tribune J-K) per gli ottavi costava 140 euro (130 in prevendita) e dava diritto ad assistere a quattro incontri. A Roma, un biglietto equivalente per gli ottavi (tribuna) costa 237 euro e offre tre match (di cui un quarto femminile). Sarà anche per questo – oltre che per ovvie ragioni storiche – che il torneo di Monte-Carlo ha una fortissima presenza italiana. “Siamo ad appena 11 km dal confine, e ci sono sempre stati moltissimi spettatori dall'Italia – dice Massey – solitamente rappresentano il 33% del pubblico, ma probabilmente quest'anno saranno ancora di più. Negli ultimi sei mesi, la maggior parte delle chiamate che abbiamo ricevuto provengono dall'Italia”.

David Massey è diventato direttore del torneo di Monte-Carlo nel giugno 2022

Per le cifre esatte, percentuali comprese, bisogna attendere i dati definitivi di pubblico, ma David Massey (che due anni fa ha preso il posto di Zeljko Franulovic) ha già fatto sapere che c'è stato il record, nonostante due giorni di pioggia. Il vecchio primato si attestava sui 140.000 spettatori. Nonostante la zona non sia delle più economiche e il circolo un tantino angusto, almeno per un torneo così grande, l'atteggiamento degli organizzatori è molto friendly e il pubblico ci si reca volentieri. Tra gli obiettivi di Massey c'è quello di aumentare il numero di spettatori che arriva in treno, in modo da non sovraccaricare le stradine di Roquebrune-Cap-Martin, ma soprattutto c'è l'idea di migliorare il tetto retrattile sul Campo numero 2. L'ha detto in avvio di conferenza stampa, attirando la curiosità dei giornalisti. Ma non si tratta di un progetto rivoluzionario, perché riguarderà il terzo campo per importanza. “Ci vorranno due anni, o forse di più – ha detto – non è possibile fare qualcosa del genere sul Campo Ranieri III perché le tribune non sono permanenti (stessa storia sul Court des Princes, aggiungiamo noi, ndr). Sarà sul Campo 2, dove c'è già un tetto. Però vogliamo più tribune e una struttura più grande e resistente al vento”

“Nella struttura attuale, se il vento soffia forte non possiamo aprirlo. Serve una copertura più grande che protegga gli spettatori, e aumentare la superficie. Tuttavia cercheremo di usarlo il meno possibile, e solo se avremo un disperato bisogno di andare avanti col programma. Sarà un piano di riserva, buono anche per garantire la continuità della copertura TV”. Le migliorie previste per il 2025 prevedono nuovi spazi per i giocatori (“qualsiasi cosa andrà fatta prima di luglio”), mentre è stata confermata la decisione di abbandonare i giudici di linea. Dal 2025 sarà tutto elettronico: decisione presa diverso tempo fa dall'ATP, del tutto indipendente dall'incidente di sabato, col punto rubacchiato a Jannik Sinner durante la semifinale contro Stefanos Tsitsipas. Insomma: il più antico torneo al mondo sulla terra battuta (la prima edizione risale al 1896) ha ottime possibilità di conservare la sua tradizione. Ma c'è di più: il circuito sta andando in una direzione che, paradossalmente, potrebbe aumentarne il prestigio e l'appeal. Altro che gamba zoppa.