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POLITICA & FUTURO

Binaghi tra ATP Finals, Arabia, Davis... e mandati

Il presidente FITP sta cercando di mantenere le ATP Finals in Italia nel quinquennio 2026-2030: esalta il successo di Torino per esorcizzare l'onda araba. Sulla Davis accarezza Fognini ma garantisce la libertà decisionale di Volandri (ci mancherebbe). Sui mandati dice che...

Riccardo Bisti (la foto in alto è di Giampiero Sposito / FITP)
21 ottobre 2023

Ha parlato Angelo Binaghi, e lo ha fatto con il principale quotidiano nazionale, il Corriere della Sera. Partendo dalla differenza in termini di successo tra le Olimpiadi di Milano-Cortina (con l'umiliante trasloco di alcune competizioni all'estero) e le ATP Finals si sono poi toccati temi interessanti, con alcune rivelazioni meritevoli di approfondimento. E chissà se Andrea Gaudenzi sarà contento che il Presidente FITP abbia rivelato pubblicamente le intenzioni ATP per il calendario 2025, ovvero portare un grosso torneo in Arabia Saudita a inizio stagione. Non è un caso che questa parte dell'intervista abbia varcato i confini nazionali e si sia diffusa in tutto il mondo. 

LE ATP FINALS
Un successo, senza ombra di dubbio. Portarle a Torino è stato un trionfo politico. A Binaghi non manca la riconoscenza: consapevole che senza la garanzia economica del governo (all'epoca dell'assegnazione era in sella Giuseppe Conte) non sarebbe stato possibile aggiudicarsele, ha detto che gli piacerebbe rendere alla politica una parte dell'investimento di 80 milioni che aveva permesso di giocarsela fino alla fine (e vincere) contro Londra, Manchester, Singapore e soprattutto Tokyo. Senza l'aiuto del governo, il Masters sarebbe finito in Giappone. L'accordo è per cinque anni, ma Torino (anzi, l'Italia) non vuole mollare il giocattolo. Per questo, Binaghi enfatizza le cifre di prevendita: oltre 21 milioni di incasso, il 54% in più dell'anno scorso, peraltro con una notevole crescita percentuale di tagliandi acquistati all'estero. Per la verità, l'incasso è aiutato dai soliti aumenti dei prezzi: per le semifinali, i tagliandi più economici sono aumentati del 32% (143 euro contro 108, ovviamente per ciascuna sessione), mentre per la finale del 42,85% (da 140 a 200). Più contenuti, per la verità, gli aumenti per gli altri giorni. La presenza di Jannik Sinner, potenziale qualificato per diversi anni, è certamente un buon incentivo.

RESTARE IN ITALIA
Il timore dell'onda araba traspare dalle parole di Binaghi. “Sto cercando di convincere Gaudenzi che il tennis non è come gli altri sport. L'Arabia sarà anche un mercato appetibile ma vanno protette le situazioni che funzionano, come la nostra. Non si può avere paura che l'Arabia crei un circuito parallelo, come nel golf. E io spero che ad appagare la loro voglia di tennis basterà il Masters 1000 che l'ATP darà all'Arabia da gennaio dal 2025, magari combinato con la WTA. La stagione comincerà da là. Una rivoluzione, certo. Ma le Finals devono rimanere qui”.
“Devono” per noi, non certamente per i conti economici dell'ATP.
Se davvero gli arabi si prenderanno un Masters 1000 a gennaio, c'è da chiedersi che fine faranno i tornei australiani di avvicinamento all'Australian Open, a partire dalla United Cup (che peraltro gli arabi sarebbero stati intenzionati ad acquistare). Ma questo interessa poco in chiave Masters: con quel “sto provando a convincere Gaudenzi” fa intendere che le intenzioni arabe sono serie, e che i soldi in palio sono tanti. L'ATP è certamente soddisfatta del lavoro italiano, ma se Riyadh offre il doppio del montepremi? E paga una tassa maggiore? La partita è apertissima: se davvero le WTA Finals andranno in Arabia, così come un Masters 1000 a inizio anno, forse gli sceicchi non avranno tutta questa frenesia di scippare il Masters agli italiani.

I lavori alla Kingdom Arena di Riyadh, che a dicembre ospiterà l'esibizione Djokovic-Alcaraz

ASICS ROMA
«Spero che ad appagare le voglie degli arabi basterà il Masters 1000 che l'ATP darà all'Arabia da gennaio dal 2025, magari combinato con la WTA. La stagione comincerà da là. Una rivoluzione, certo. Ma le Finals devono rimanere qui» 
Angelo Binaghi

GLI IMPIANTI
“Andremo dove dice il governo”. Con buona pace di Chiara Appendino e di chi ha spinto per andare a Torino. Fino al 2025 si giocherà al Pala Alpitour, ma il futuro è un'incognita. Se l'Italia dovesse mantenere il Masters, si potrebbe anche andare altrove. Binaghi cita il PalaItalia, impianto in costruzione nel quartiere Santa Giulia di Milano in vista delle Olimpiadi (ospiterà l'hockey su ghiaccio, e costerà molto più del previsto). Dopo i Giochi diventerà un'arena polifunzionale, pensata soprattutto per lo sport. L'ideale per le ATP Finals, anche se Binaghi non è soddisfatto della capienza di 15.000 spettatori. “Per il tennis nasce già piccolo”. Detto che sarà il più capiente palasport italiano, non siamo d'accordo. Oggi c'è grande richiesta di tennis grazie a Sinner, ma un domani? E, comunque, già oggi non è che ci sia una febbre da derby Boca-River. Nel momento in cui scriviamo, c'è disponibilità di biglietti per tutte le quindici sessioni delle ATP Finals 2023. Per la finale sono pochissimi, ma comunque si trova ancora qualcosa. E Torino – per ragioni legate alla capienza – non può garantire gli stessi numeri di Londra (circa 250.000 spettatori a edizione). Di certo la Kingdom Arena di Riyadh, che vedremo per l'esibizione dicembrina Djokovic-Alcaraz, garantirebbe numeri fuori portata per qualsiasi impianto italiano. Anche se è lecito domandarsi quanto pubblico ci sarebbe. Le Next Gen Finals e la stessa Riyadh Season Tennis Cup daranno le prime risposte.

LA POPOLARITÀ DEL TENNIS
A differenza di quanto riportato da alcuni media, Binaghi non ha detto che il tennis mira a superare il calcio in popolarità. Ovvio, perché è impossibile. Ha ragione quando dice che investire sul tennis è giusto (anche se la sua federazione sta guardando molto anche al padel e al pickleball), ed è meritorio che siano stati fatti investimenti importanti sulle scuole. C'è l'orgoglio di aver msso in mano una racchetta a 350.000 bambini (“Ma voglio arrivare al milione”). L'obiettivo, verbalizzato per la prima volta qualche anno fa, è portare al tennis le eccellenze atletiche del Paese, abituare a prendere altre strade (calcio, basket, pallavolo). Sarebbe un bel colpo.

ITALIA PAESE "MACHISTA"
Binaghi non lo dice chiaramente, ma ammettendo che i trionfi di Schiavone e Pennetta non hanno avuto influenza sui tesserati agonistici riconosce che solo gli uomini sanno smuovere le folle. Non siamo l'unico Paese in questa condizione. Per questo, una vittoria in Coppa Davis sarebbe cruciale per aumentare un interesse già altissimo.

A giudicare dalle parole di Binaghi e qualche altro indizio, saremmo molto sorpresi di una convocazione di Fabio Fognini per Malaga

La stampa estera ha ripreso con un certo clamore le frasi di Angelo Binaghi sul varo di un Masters 1000 in Arabia Saudita

“PIENA LIBERTÀ PER VOLANDRI”
Nel rispetto delle regole ITF, lunedì arriveranno le convocazioni per Malaga. Binaghi si è soffermato su Fognini, come peraltro aveva già fatto nel suo ultimo intervento pubblico, durante il Festival dello Sport a Trento. “È rimasto dispiaciuto dal comportamento del C.T., non ha nulla contro la federazione. È un momento in cui abbiamo bisogno di tutti, ma Volandri avrà piena libertà di selezionare la squadra migliore”. E poi, parlando d'altro, aggiunge che “In Davis giocheranno i più forti”. Questa frase, unita a quanto detto da Volandri a Trento (“Con Fognini non c'è ancora stato un chiarimento”), ci fa pensare che la convocazione del ligure sia improbabile. E comunque le convocazioni di un mese prima – per quanto siano ufficiali – lasciano il tempo che trovano: i capitani potranno cambiare fino a tre elementi su cinque fino alle 11 di lunedì 20 novembre.

I MANDATI DEI PRESIDENTI FEDERALI
Qui è necessario fare le pulci al virgolettato di Binaghi. “Una delle mie più grandi soddisfazioni è la sentenza della Corte Costituzionale che ha tolto il limite ai tre mandati. La norma, così com'era scritta, impediva a 6.000 dirigenti volontari italiani di continuare a fare il loro lavoro”.
Intanto non è vero che la Corte “ha tolto il limite ai tre mandati”. Il limite è stato tolto da un blitz notturno, in piena estate, in cui è stato accolto un emendamento di un parlamentare vicino a un altro presidente interessato (Paolo Barelli, nuoto), in cui sono state sbianchettate un paio di parole che permetteranno ai presidenti federali, Binaghi compreso, di candidarsi in eterno. La Corte Costituzionale si è espressa a cose fatte, con un intervento che non aveva più valenza pratica. E comunque si era detta favorevole ai limiti, ritenendo però “eccessive” le restrizioni della legge ormai abolita. Leggendo la sentenza, è chiaro che il liegislatore avrebbe dovuto inserire il limite dei tre mandati “consecutivi”. Se così fosse stato, Binaghi non si sarebbe potuto candidare nel 2024 (salvo riprovarci nel 2028). La candidabilità, dunque, non è stata salvata dalla Corte, bensì dalla politica. Binaghi parla di 6.000 dirigenti locali, ma non dedica una parola all'interesse personale dei presidenti federali in sella da decenni, primi beneficiari del blitz estivo. E ci domandiamo se sia un bene continuare con 6.000 dirigenti sempre più anziani, senza dare ai giovani la possibilità di garantire un ricambio in termini generazionali e di idee. La replica è fin troppo scontata: “I giovani non ci sono perche hanno in mente altro”. Girando per i club italiani, non sembra esattamente così. Ma ormai è inutile discuterne.