Olympic Sinner: “Io portabandiera? Lo meritano atleti di altre discipline”

ATTUALITÀ

8 aprile 2024

Riccardo Bisti

A tre anni dal gran rifiuto di Tokyo, Jannik Sinner sarà tra i più attesi a Parigi 2024. La sua notorietà ha portato a ipotizzarlo come portabandiera, ma lui frena: “Se me lo chiederanno dirò sì, ma atleti di altri sport lavorano 4 anni per i Giochi”. E svela il suo principale difetto...

Il torneo di Monte-Carlo è iniziato in modo soft per Jannik Sinner, con l'impegno in doppio insieme al suo amico Lorenzo Sonego (hanno perso al fotofinish contro Gille-Vliegen). L'esordio in singolare è previsto per mercoledì, quando incrocerà il vincente di Korda-Davidovich Fokina. Dopo aver iniziato a lavorare sulla terra a metà della scorsa settimana, l'altoatesino ha alternato gli allenamenti con una serie di attività extra-campo, tra cui il palleggio con Arthur Delaye, un ragazzo affetto da paralisi cerebrale. Per quanto riguarda le attività media ha realizzato un'intervista con Stefano Semeraro e Gaia Piccardi, pubblicata sulle pagine della Stampa e del Corriere della Sera. È emerso lo stesso Sinner di sempre, attento a separare la vicenda professionale da quella personale, ma sempre lucidissimo.

Tra un'affermazione e l'altra, ha rilasciato un paio di dichiarazioni interessanti. Intanto ha ammesso che il processo di beatificazione del suo personaggio, accentuato nelle ultime settimane, è un po' esagerato. Ma la narrazione (specie quella mainstream) funziona così, e Jannik dovrà abituarsi. Quando gli hanno chiesto se ha dei difetti, ha menzionato la pigrizia a tavola: “Dopo aver mangiato lascio i piatti sul lavandino e poi magari me ne occupo due giorni dopo”. Sul campo, invece, ha ammesso di avere troppa fretta di imparare. “La fretta è il nemico più grande perché ti fa perdere lucidità. E invece di aiutarti, ti frega”. Ancora più significative le parole in vista di Parigi 2024, per il quale è l'unico tennista italiano già certo della qualificazione, mentre per gli altri posti è piena bagarre.

Jannik Sinner non ha troppe aspettative a Monte-Carlo: il fulcro della sua stagione sarà tra Roland Garros e Olimpiadi

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Più in generale, qualcuno lo vorrebbe come portabandiera. “Secondo me è giusto che lo faccia chi ha già vinto una medaglia d'oro - ha sentenziato - per me sarà la prima volta. Sento di aver contribuito insieme ad altri a far crescere il nostro tennis, ma ci sono atleti che hanno costruito la carriera sulle Olimpiadi, e lavorano quattro anni per una gara. Ho letto un'intervista a Usain Bolt in cui diceva: 'Io lavoro quattro anni per correre in meno di dieci secondi, e c'è chi vorrebbe risultati dopo due mesi'. Per loro è una appuntamento fondamentale, mentre i tennisti anno più occasioni. Detto questo, se mi chiedono di farlo, mi farà molto piacere”. Parole giuste, anche in virtù di quanto accaduto tre anni fa: Sinner rinunciò ai Giochi di Tokyo a liste già compilate.

Fu un'edizione particolare, giocata a porte chiuse e con tantissimi assenti, anche tra i big. La sua scelta irritò l'opinione pubblica, ma – a nostro avviso – era criticabile più per le tempistiche che per la decisione in sé. Sarebbe interessante conoscere il suo parere a distanza di tre anni, ma probabilmente non ne parlerebbe volentieri. Già tre anni fa cercò di liquidare in fretta l'argomento. Quanto detto oggi evidenzia il grande rispetto che nutre per gli atleti di altre discipline e – in effetti – ci sono sportivi italiani che meritano in misura maggiore l'onore di portare la bandiera, se non altro perché figli di discipline in cui le Olimpiadi rappresentano il massimo obiettivo per uno sportivo. Nel tennis non è così e questo, Jannik, lo sa.