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IL PERSONAGGIO

L'incredibile Hurk

I followers totali di Hubert Hurkacz (Facebook, Twitter e Instagram) sono il 15% di quelli di Nick Kyrgios sul solo Twitter. Ma i risultati non sono direttamente proporzionali alla popolarità: questo ragazzo vegano, il “figlio che tutti vorrebbero” sta scrivendo pagine storiche per il tennis maschile polacco. E non vuole fermarsi qui.

Riccardo Bisti
2 aprile 2021

È il figlio che tutti vorrebbero. È il ragazzo che ogni genitore vorrebbe per sua figlia”. Quando gli chiedono di descrivere Hubert Hurkacz, il suo allenatore Craig Boynton sceglie di raccontarlo così. Non sappiamo se il coach americano (ex di Courier, Fish, Isner e Johnson) voglia sistemare una delle due figlie, ma la definizione rende l'idea della personalità soft del polacco, semifinalista al Miami Open. Partiva nettamente sfavorito contro Stefanos Tsitsipas, poi si è inventato una bella rimonta. Sotto 6-2 2-0 e palla del doppio break, ne è venuto fuori fino a imporsi 2-6 6-3 6-4. Ma non aspettatevi titoli a nove colonne. Anche il tennis si è piegato alle logiche dello star system, laddove non c'è corrispondenza tra risultati e popolarità. Prendiamo Nick Kyrgios o lo stesso Benoit Paire: trovano il modo di far parlare di sé a prescindere dai risultati. Hubi è l'opposto: tranquillo, silenzioso, sorridente, non ha mai pronunciato la canonica parola di troppo. Gli vogliono bene tutti, persino Roger Federer ha definito dolce la sua personalità.

Boynton lo allena da un paio d'anni: hanno iniziato a Indian Wells 2019 e da allora fanno coppia fissa, con base a Saddlebrook, Florida. “Sono rimasto impressionato dalla sua etica del lavoro – dice il coach – può restare in campo 3-4 ore senza mai lamentarsi o distrarsi, magari col telefonino. Vuole imparare, migliorare, chiedesempre quale sarà il prossimo esercizio”. A differenza di tanti coetanei, Hurkacz non chiede miracoli né risultati immediati: sa che il tennis è un processo, un apprendimento continuo. Boynton c'era già passato con Isner: per un lungo periodo, lo statunitense non riusciva a superare la 19esima posizione. Sembrava uno scoglio maledetto. Poi giocò male qualche mese e ripiombò intorno al numero 50. “Eppure lavoravamo, lavoravamo, lavoravamo... A un certo punto ha vinto il torneo di Newport e ha iniziato la scalata verso i top-10”.

PLAY IT BOX
"Quando ho provato l'alimentazione vegana ho iniziato a sentirmi meglio e con più energia, allora ho scelto di continuare così
Hubert Hurkacz

Hubert Hurkacz ha un rapporto speciale con il suo coach Craig Boynton

Punta a fare altrettanto Hurkacz, già n.28 ATP e attualmente in 37esima posizione. Ha già riportato la Polonia nella geografia che conta, almeno al maschile. Tra le donne hanno avuto Agnieszka Radwanska (“L'ho incontrata un paio di volte, ma non ci siamo mai allenati insieme”) e adesso si godono Iga Swiatek, mentre tra gli uomini vengono da decenni di vacche magr(issim)e. Quando Hurkacz ha vinto il suo primo titolo ATP, a Winston Salem 2019, erano passati 37 anni dall'ultimo titolo di un polacco (Wojtek Fibak a Chicago, nel 1982). Lui è orgoglioso delle sue origini, al punto da aver mantenuto la residenza a Wroclaw nonostante trascorra più tempo negli Stati Uniti, e scoppia d'orgoglio quando vede sventolare la bandiera bianca e rossa in tribuna. “È un ragazzo fantastico – insiste Boynton – quando gli chiedono un autografo, è lui a ringraziare per l'opportunità. Dopo una partita è il tour che deve farlo uscire dal campo, perché lui si ferma a ringraziare ogni singolo spettatore”. Per trovare qualcuno che parli male di Hurkacz bisogna sforzarsi, ma alla fine qualcosa si trova: nel 2017, Blaz Kavcic si lamentò del suo comportamento durante la finale del Challenger di Suzhou.

Esultava un po' troppo vigorosamente ai miei errori, gli ho detto che non è un atteggiamento professionale – spiegò lo sloveno – se lo fai, poi non piacerai a nessuno”. A quanto pare ha seguito il consiglio, visto che ormai è etichettato come gentiluomo. Anzi, è lui a specificare che ok, va bene essere apprezzato per il suo carattere, ma vorrebbe che notassero il suo spirito agonistico. Tanti giocatori se ne sono accorti a proprie spese, Tsitsipas per ultimo. Proveniente da una famiglia di sportivi (la madre è stata una promessa giovanile, gli zii giocavano, il nonno è stato un ottimo pallavolista), ha iniziato a giocare a 5 anni su spinta della madre. Gli piaceva, ma non era esattamente un fanatico. Gli piacevano il basket e l'automobilismo, poi è arrivata la folgorazione: Roger Federer. Guardandolo in TV, ha scelto di provarci. Ancora oggi, quando gli chiedono chi inviterebbe a cena, non ha dubbi: Federer o il connazionale Robert Lewandowski. Una volta si è concesso un dialogo via Twitter con i fan, e quando gli hanno chiesto quale giocatore gli piacerebbe essere, non ha avuto incertezze: “Roger”, con tanto di emoticon.

Da giovanissimo, Hurkacz ha potuto allenarsi con Michal Przysiezny, all'epoca numero 1 polacco

Hurkacz e Boynton hanno iniziato a lavorare insieme a Indian Wells 2019: il polacco giunse subito nei quarti

Siamo onesti: il suo gioco non è indimenticabile. Solido, potente, preciso, ma gli mancano la grazia di Tsitsipas, l'estro di Shapovalov, le fiammate di Sinner e la fantasia di Musetti. La faccenda non lo tocca, e interessa ancora meno a Boynton: “Non sono un coach che guarda molto alla tecnica – dice – ciò che mi interessa è sviluppare i gesti necessari per vincere le partite”. Per adesso Hubi ne vince parecchie, essendosi aggiudicato il suo secondo titolo tre mesi fa, a Delray Beach. Gli Stati Uniti – la Florida in particolare – gli portano bene. Sarà un caso, ma il salto di qualità è arrivato da quando ha scelto di diventare vegano. Djokovic ha fatto scalpore con la sua dieta priva di glutine, mentre sono pochissimi i tennisti con un regime così rigido: prima di lui, il più noto era Daniel Galan (peraltro buon protagonista a Miami): “Un po' me l'hanno consigliato, ma ho anche guardato alcuni programmi sull'alimentazione – racconta Hurkacz, molto a suo agio tra i fornelli – quando ho provato ho iniziato a sentirmi meglio e con più energia, allora ho scelto di continuare così”. E allora si è dedicato a un'alimentazione a base di pasta condita con verdure, pomodori e un po' di salsa alle noci.

Mi piacciono anche la cucina indiana e thailandese, ma anche in Florida non ho grossi problemi a trovare quello che mi piace. L'unica cosa che fatico a digerire è l'acqua del rubinetto... ecco, quella non è un granché”. Appassionato di fragole, non sgarra praticamente mai. Quando gli hanno chiesto se si concede qualche eccesso, ha sorriso: “Non amo i dolci mentre mi piace molto il gelato... ma offre tante opzioni vegane”. Come ogni bambino che si rispetti, da piccolo non mangiava volentieri insalata e verdure: oggi sono parte centrale della sua dieta. “E le trovo saporite”. Forse il suo tennis non è altrettanto gustoso, ma in fondo sono i risultati a restare nei manuali. Contano più le vittorie che i numeri social, che nel suo caso non sono straordinari: meno di 18.000 followers su Twitter, 25.000 su Facebook e poco più di 40.000 su Instagram. Non sono i numeri di una stella, ma solo perché Hurkacz ha scelto il modo più difficile per arrivarci: vincere sul campo. “Mi ricorda un po' Andy Murray” dice il suo allenatore, alludendo soprattutto al rovescio. Sarà. Ma d'altra parte è lui a dirlo: lo stile gli interessa poco. L'unica cosa che conta sono i risultati. E stanno arrivando.