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NITTO ATP FINALS

Olè, olè, olè, olè... Sinner! Sinner!

Le frasi a effetto le lascia ad altri: Jannik Sinner continua a stupire con la racchetta in mano. Schiantando la resistenza di Medvedev centra la finale al Masters, in cui affronterà Djokovic. Nell'ultima mezz'ora ha espresso un tennis quasi surreale: servizio, difesa e rovescio lungolinea lo hanno portato ai limiti dell'ingiocabilità.

Riccardo Bisti
17 novembre 2023

“Non c'è tempo per godersi questo successo, perchè domani sarà un'altra partita”. Se va avanti così, Jannik Sinner rischia di diventare una fonte di disperazione per i giornalisti italiani. A furia di vittorie, li obbligherà a glorificarlo dopo ogni successo, specie se importante come quelli messi in piedi al Pala Alpitour di Torino. Ma lui non li aiuta, perché con il microfono sotto il naso è proprio come sul campo da tennis: duro, preciso, non concede niente a nessuno. Per le frasi fuori posto ci siamo messi l'anima in pace da tempo, ma difficilmente lo sentirete polemizzare su qualsiasi argomento, anche il più delicato. E difficilmente prenderà posizioni forti. È fatto (o lo hanno educato) così: non ama la polemica, specie quella gratuita, e le sue parole sono spesso usa e getta: le ascolti e le dimentichi.

Sa che certi obblighi non si possono evitare, ma la sensazione è che li veda come qualcosa di distraente dal suo obiettivo: migliorare, completarsi come tennista, come uomo, e raggiungere il top del suo potenziale. Lo fa alla perfezione, e lo sta dimostrando in questo Masters: battendo Daniil Medvedev, schiantato alla distanza col punteggio di 6-3 6-7 6-1, è diventato il primo italiano di sempre a raggiungere la finale in questo torneo. Ma il prefisso primo italiano a fare questo e quest'altro è ormai inutile, perché Jannik sta passando come un bulldozer sopra ogni argine. Farà tabula rasa, costruendo una nuova geografia dei confini del tennis italiano. Perché sul campo sembra un robot, un cyborg, nel senso più positivo del termine. Dentro sarà pure un turbine di emozioni, ma fuori esprime una freddezza, una tenacia... indescrivibili. E, soprattutto, dà concretezza al linguaggio del corpo. Puoi anche restare impassibile dopo un brutto errore, ma se poi ne commetti altri tre di fila... è soltanto scena. Invece Jannik riparte ancora più attento, preciso, concentrato.

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Fino a qualche mese fa, un Holger Rune qualsiasi trovava il rovescio lungolinea con più facilità di lui. Adesso Jannik ha trovato agio anche in questa variazione: nel terzo set è stato pressochè... illegale.

Una qualità sublimata dal terzo set del match contro Daniil Medvedev, che da bestia nera si è trasformato in vittima prediletta in poco più di un mese. L'ha battuto a Pechino, a Vienna e si è ripetuto a Torino, scaraventandolo al tappeto dopo aver perso il secondo set. Sempre più aggressivo, sempre più preciso, ha mandato in cortocircuito il servizio del russo, fondamentale che lo aveva tenuto a galla nei primi due set. Il forcing di Sinner lo ha mandato nel panico: la percentuale di prime palle di Daniil si è dimezzata, passando dall'81% del secondo set al 41% del terzo. Un'angoscia evidenziata dal doppio fallo sulla palla break del 2-0. Ha tentato una folle seconda a 208 km/h, l'ha sbagliata e poi si è infuriato con uno spettatore, reo di averlo disturbato. “Ho perso per un attimo la testa” ha detto il russo, che però ha ammesso che il pubblico si è comportato bene, o comunque entro i limiti. Oltre ad aver frantumato le certezze di Medvedev, Sinner ci ha messo del suo con un rovescio lungolinea da urlo.

L'intelligenza artificiale e le nuove diavolerie tecnologiche dicono che è migliorato al servizio, perché adesso le sue botte finiscono ancora più vicino alle righe (6% rispetto alla prima metà dell'anno, 10% nella notte magica contro Djokovic). Tutto vero, ma è altrettanto importante la ritrovata capacità di cambiare lo scambio con il lungolinea. Fino a qualche mese fa, per intenderci, un Holger Rune qualsiasi trovava questa soluzione con più facilità di lui. Adesso Jannik ha trovato agio anche in questa variazione. Nel terzo set è stato pressochè... illegale. Rifilare 6-1 a Medvedev, in un contesto così importante, fa paura. Può far paura nella finale di oggi contro Novak Djokovic (Ore 18, diretta Rai Due e Sky Sport), ma soprattutto spaventerà per l'anno nuovo. Carlos Alcaraz ha scoperto il vassoio dell'acqua calda, dicendo che nel 2024 Sinner raggiungerà il numero 1 del mondo. In un impeto di orgoglio, si è corretto: “Si darà la possibilità di ottenere il numero 1”. In fondo, hanno lo stesso obiettivo. Tutto fa pensare che ce la farà, proprio perché ha avuto la bravura di non farsi prendere dalla fretta.

Jannik Sinner ha vinto 29 delle ultime 33 partite giocate

Per evitare gli eccessi di popolarità, Jannik Sinner indossa un cappuccio e risolve il problema

Non ha mai voluto il tutto e subito, ma si è fidato di un processo di miglioramento. Sin da gennaio, ha detto che il suo obiettivo stagionale era arrivare a Torino. “Perché tutti possono giocare bene per due settimane, mentre arrivare tra i primi otto significa essere competitivi per tutto l'anno”: Nel 2022 aveva giocato tanti quarti di finale, adesso ha fatto uno step in più, spesso due. E ha rovesciato completamente la dinamica contro i più forti. Intanto vanta un bilancio di 29 vittorie e 4 sconfitte da luglio a oggi, ma ciò che impressiona è la qualità delle stesse. Negli ultimi mesi ha fatto fuoti otto top-10, senza farsi mancare nulla: Djokovic, Alcaraz, Medvedev (3 volte), Rublev, Tsitsipas e Rune. La qualità degli avversari battuti, a volte, conta più dei risultati stessi. E Sinner continua a disegnare nuovi confini. “Mi sento un privilegiato a essere giunto in finale, c'è un'atmosfera fantastica, è bello condividere questo momento con i tifosi italiani” ha detto, ricordando che i precedenti contro Nole non contano. “Sarà comunque una partita dura”.

Quando gli hanno chiesto della popolarità, ha dato una risposta in Sinner Style. “Quando cammino per la strada è facile riconoscermi perché ho i capelli rossi, ma se indosso il cappuccio le cose cambiano. Fuori dal campo non cerco attenzioni perché faccio cose normali. Se mi riconoscono è una bella sensazione, anche se mangiare al ristorante può essere un problema”. C'è chi lo protegge, ci mancherebbe, ma lui è capacissimo di difendersi da solo. Tutto quello che lo distrae dall'obiettivo non va bene: Jannik lo sa, non c'è bisogno che glielo dicano. Adesso gli manca solo una partita per vincere il Masters. Dovesse farcela, sarà un Maestro senza cattedra (ovvero senza Slam), ma non è destinato a restare come quei campioni un po' così (Corretja, Davydenko, Nalbandian, Dimitrov), eroi per una settimana ma incapaci di lasciare un segno laddove le pagine di storia sono ancora più pesanti. Per Sinner è soltanto questione di tempo, a prescindere da come andrà oggi.

ATP FINALS 2023 – SEMIFINALI
Jannik Sinner (ITA) b. Daniil Medvedev (RUS) 6-3 6-7 6-1
Novak Djokovic (SRB) b. Carlos Alcaraz (SPA) 6-3 6-2