The Club: Bola Padel Roma
ATTUALITÀ

Mou sta con Djokovic: “Meglio un essere umano che finta perfezione

Patrick Mouratoglou interviene a difesa di Novak Djokovic: l'ex responsabile tennis di Nike sostiene che attorno al serbo ci sia una “nuvola nera” che lo ha reso meno attraente per le aziende. Eppure Nole ha ancora tanti partner di prestigio, e la stessa Nike aveva provato a metterlo sotto contratto...

Riccardo Bisti
18 febbraio 2023

Se Patrick Mouratoglou interviene su un tema, significa che lo ritiene importante. E pensa che possa essere oggetto di un vivace dibattito. Il coach francese, oggi al fianco di Holger Rune, ha sentito il bisogno di difendere Novak Djokovic. In questi giorni stanno facendo discutere i virgolettati riportati da CNN, estratti del libro “The Roger Federer Effect”, uscito in questi giorni, in cui si parla di come lo svizzero abbia cambiato la vita di tante persone che hanno avuto a che fare con lui. A parlare è Mike Nakajima, ex responsabile tennis di Nike, il colosso che per 24 anni ha vestito e sponsorizzato Federer. L'uomo ha lavorato 29 anni per Nike, seguendo da vicino tanti campioni. Dalle sue parole emerge un'ammirazione sconfinata per Federer e una stima importante per Rafael Nadal, anche lui testimonial Nike. “Roger e Rafa hanno personalità molto simili. Sono due dei ragazzi più deliziosi che si possano incontrare, ma in campo erano completamente diversi. Roger gioca come se stesse camminando su una nuvola, leggero di piedi. Rafa è l'opposto: la sua fisicità è solo forza bruta. Gli americani amano la rivalità e noi l'abbiamo rappresentata. La gente ama schierarsi: Vamos Rafa! Allez Roger! E ci siamo divertiti molto a commercializzare quei due”.

Nakajima ha poi spiegato perché – a suo dire – Federer ha superato i suoi più grandi rivali in termini di commerciabilità. Secondo lui Nadal è meno interessato a certi aspetti, mentre Federer ha svolto attività specifica in questo senso. E Djokovic? Ecco la frase incriminata: “Potrebbe benissimo essere il tennista più vincente di sempre, ma c'è sempre una nuvola nera intorno a lui. E come se lo portasse su di sé. Colpisce la giudice di linea allo Us Open e viene squalificato? Succede, immagino. Ma perché succede sempre a Novak? O tutta la polemica sulla vaccinazione contro il Covid-19. Da brand, mi domando: voglio sostenere qualcuno che ha sempre polemiche attorno a sé? O voglio andare con un atleta dall'immagine perfettamente pulita?”. Frasi forti, che hanno irritato Patrick Mouratoglou, il quale – va detto – ha sempre avuto un ottimo rapporto con Djokovic. Senza avere particolari ragioni, il serbo presenziò all'inaugurazione della Mouratoglou Academy in Costa Azzurra. I due vanno talmente d'accordo che lo scorso anno, quando fu ufficializzata la separazione con Marian Vajda, avevamo ipotizzato le ragioni per cui avrebbe potuto concretizzarsi una clamorosa partnership tecnica.

ASICS ROMA
«Djokovic? C'è sempre una nuvola nera intorno a lui. E come se lo portasse su di sé. Colpisce la giudice di linea allo Us Open e viene squalificato? Succede, immagino. Ma perché succede sempre a Novak?» 
Mike Nakajima

Il post con cui Patrick Mouratoglou ha preso le difese di Novak Djokovic

Non è andata così, ma la stima di Mou rimane immutata. E così ha scritto su Twitter: “Per rispondere a Nakajima su Nike e Novak: che siamo d'accordo o meno, che ci piaccia o meno, personalmente preferisco un vero essere umano con le sue qualità, le sue convinzioni e le sue correnti piuttosto che un'immagine perfetta – ma falsa – della perfezione. Santificare la perfezione è negare la nostra condizione di esseri umani”. Si può forse obiettare che a scrivere queste parole sia stato Mouratoglou, attentissimo a immagine e comunicazione, ma nello specifico è condivisibile. Leggendo le sue parole torna in mente un'antica affermazione di Marco Imarisio, firma di punta del Corriere della Sera, il quale definì una rivalità da ufficio stampa quella tra Federer e Nadal. Aveva ragione e lo ha confermato, indirettamente, lo stesso Nakajima: “Gli americani amano le rivalità e noi l'abbiamo rappresentata”. Niente di male, per carità. E sia Federer che Nadal sono personaggi fantastici, che col tempo si sono legati in modo ben più sincero rispetto a quanto avevano pianificato gli sponsor. Le lacrime nel giorno del ritiro di Federer sono già storia. Ma poi è arrivato Djokovic a scompigliare le carte, interrompendo una narrativa perfetta. Forse troppo perfetta.

Nelle sue parole, Nakajima lascia intendere che un'azienda potrebbe non essere troppo stimolata a investire su di lui. Evidentemente non la pensano così brand di prestigio come Head (racchette), Asics (scarpe), Hublot (orologi), Raffeisen Bank (banca) e Waterdrop (azienda di bevande a base di ingredienti naturali), ben felici di sponsorizzare Djokovic nonostante le polemiche che inevitabilmente hanno attraversato la sua carriera. Abbiamo lasciato per ultima Lacoste, competitor di Nike nel settore dell'abbigliamento. Dopo cinque anni con Uniqlo, il serbo è passatto al coccodrillo francese nel 2017 con un accordo di quattro anni, poi prolungato fino al 2025. Il primo quadrienno gli ha garantito un compenso annuo di 9,4 milioni (notevole crescita rispetto ai 6 che prendeva da Uniqlo), mentre non sono state svelate le cifre del rinnovo. Nel giorno dell'annuncio, Lacoste – che è emblema di eleganza – scrisse testualmente: “Partner dal 2017, Lacoste e Novak Djokovic sono orgogliosi di annunciare che la loro collaborazione è stata prolungata fino al 2025. Lo straordinario atleta e numero 1 del mondo condivide gli stess valori con il Coccodrillo Francese: coraggio, impegno ed eleganza”.

Tra gli sponsor di Novak Djokovic c'è il brand di orologi Hublot

Uno spot Peugeot con protagonista Novak Djokovic: la collaborazione è terminata, ma siamo convinti che il serbo senta ancora "sue" le parole dette nel filmato

Lacoste è rimasta al fianco del giocatore anche dopo i fatti australiani del 2022, e per l'ultimo Australian Open ha messo in vendita una giacca celebrativa in edizione limitata. Insomma, forse non è così vero che attorno a Djokovic ci sia una nuvola nera. E che le aziende preferiscano necessariamente una falsa immagine della perfezione, come la chiama Mouratoglou. Per completezza di informazione, va detto che c'è stato un brand (il marchio automobilistico Peugeot) che ha cessato la collaborazione con Djokovic dopo l'espulsione australiana del 2022. Ma è anche stato l'unico. Senza contare che l'attività benefica – e non sempre pubblicizzata – di Djokovic è almeno paragonabile a quella, altrettanto spettacolare, realizzata da Federer e Nadal. E allora si può forse ipotizzare che Nakajima non ami troppo Djokovic. Qualcuno ha evidenziato alcuni suoi post su Twitter in cui non si evidenziava troppa stima. Lo scorso anno applaudì la decisione degli australiani di allontanarlo dal Paese, mentre nel 2021 retwittò un post di Kyrgios, quando l'australiano aveva ancora una forte antipatia per il serbo. Nakajma ha lavorato a lungo per Nike, e negli anni le cronache hanno periodicamente riportato interessamenti Nike per il serbo. Sarebbe successo tre volte, e per tre volte Djokovic avrebbe rifiutato. La prima risale al 2009, quando lasciò Adidas e poi passò a Sergio Tacchini.

Qualche anno dopo, quando lo storico marchio italiano non riusciva più a onorare gli enormi bonus che Djokovic si era meritato a suon di vittorie, Nike avrebbe provato a inserirsi salvo poi essere beffata dall'arrivo di Uniqlo. L'ultimo episodio – ampiamente documentato dalla stampa dell'epoca – risale a fine 2016, quando stava per scadere l'accordo con i giapponesi. Varie fonte giornalistiche sostennero che Nike aveva intavolato una trattativa con Djokovic, peraltro con un'offerta molto importante. La storia racconta che ha preferito firmare con Lacoste. È inutile fare congetture sulle ragioni che hanno spinto il serbo a effettuare certe scelte, così come le motivazioni di Nakajima. È però un dato di fatto che quest'ultimo ha lavorato con il baffo fino al 2017, quindi era ancora in carica quando ci furono gli avvicinamenti a Djokovic. Oggi non ci lavora più, però – informa CNN – è ancora legato al brand perché ci lavorano la moglie, il fratello e uno dei tre figli. E allora, forse, le sue affermazioni – per quanto frutto di una legittima opinione, non erano poi così interessate. D'altra parte, in un altro passaggio tratto dal libro, ammette di essere di parte al momento di parlare di Nike e della suq capacità di fare marketing. “Quando hai alle spalle la sua macchina di marketing, un atleta può saltare attraverso la stratosfera”. A quanto pare, avrebbero voluto portare anche Djokovic in quella stratosfera.