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LA STORIA

L'eredità di Irina Spirlea si chiama Francesca

Lo Us Open è lo Slam dei sogni di Francesca Pace, numero 1 azzurra tra le Under 18. Lo giocherà per la prima volta tra un mese, sugli stessi campi laddove sua madre sfiorò la finale. Irina Spirlea è stata una delle giocatrici più forti dei mitici anni '90, ma forse la sua storia con New York non si è esaurita nel leggendario scontro con Venus Williams...

Riccardo Bisti
27 luglio 2023

A volte una foto può essere il modo migliore per addentrarsi in una storia. L'ha pubblicata la pagina Facebook della federtennis rumena, e risale ai Campionati Europei Under 16 del 2021. Ci sono le ragazze rumene sorridenti, in posa... ma accanto alle divise blu della Romania ce n'è una bianca, griffata Joma, inconfondibile. È quella dell'Italia. Chi era quella ragazza, e cosa ci faceva accanto alle rumene? Si chiama Francesca Pace ed è – numeri alla mano – una delle principali promesse del tennis femminile italiano. Classe 2005, è numero 33 al mondo nella classifica mondiale giovanile dopo l'ottimo terzo turno raggiunto a Wimbledon. Ma per capire il senso della foto bisogna scovare le radici familiari della Pace. Ricerca non troppo affannosa: se papà Massimiliano è stato un buon giocatore, ex sparring di Monica Seles e Martina Navratilova, la madre è... Irina Spirlea, splendida giocatrice degli anni '90, immediato rincalzo di una delle migliori generazioni mai vissute dal tennis femminile.

In un'epoca di fenomeni è stata numero 7 WTA e le ha battute (quasi) tutte, salvo ritirarsi ad appena 26 anni: aveva tutto per restare a lungo tra le top-20, ma il sogno era mettere su famiglia. E così si è sposata con Pace, la coppia risiede a Roma e ha messo al mondo figli: prima Tommaso (classe 2002, attualmente classificato 2.4) e poi Francesca. Negli anni da giocatrice, la Spirlea era dotata di grande personalità e non le mandava a dire. Oggi ha 49 anni ed è la mamma perfetta: soffre per i figli, ma è rimasta in disparte, lasciando al marito la responsabilità tecnica degli eredi, anche se oggi Francesca fa base al Centro di Formia, con Vittorio Magnelli e Tathiana Garbin. Un aneddoto su tutti: Tommaso ha scoperto soltanto a 9-10 anni di età che la madre era stata una campionessa. “Mi sono permessa di dargli qualche consiglio, e lui ha risposto: 'Ma cosa stai dicendo?'. Allora gli ho mostrato alche mie partite e lui ha detto 'Wow'. Mi sento molto diversa dalla loro generazione, ma siamo noi a doverci adattare”.

Francesca Pace, figlia di Irina Spirlea, insieme alle giocatrici rumene

«Richard Williams mi disse che avrebbe voluto che le figlie tirassero il dritto come me» 
Irina Spirlea
ASICS ROMA

Lo spirito di adattamento è qualcosa che Irina ha dovuto imparare molto presto, proveniendo da un Paese – la Romania – che ha cambiato completamente volto quando era nel cuore dell'adolescenza. “Per me è stato un bene che ci sia stata la rivoluzione del 1989 – ha raccontato nel 2012 – perché altrimenti sarei sempre rimasta in Romania, senza poter uscire”. In effetti le concedevano i visti col contagocce, anche quando era troppo piccola per chiedere asilo politico all'estero. Aveva meno di 16 anni quando Nicolae Ceaucescu e la moglie Elena furono processati e giustiziati il giorno di Natale del 1989, cambando per sempre la storia del suo Paese. All'epoca giocava sui campi della Dinamo Bucarest, dopo che i genitori avevano provato a farle praticare il pattinaggio su ghiaccio. Il problema fu che la piccola Irina gelava, così papà Dumitru (ex pentatleta, con due partecipazioni alle Olimpiadi e un bronzo mondiale) e mamma Geta la dirottarono verso lo sport più elegante di tutti. Aveva avuto la possibilità di suonare il violino, le sarebbe piaciuto diventare una ginnasta come Nadia Comaneci, ma era troppo alta.

E così si ritrovò sui campi della Dinamo, laddove condivideva un campo con un'altra trentina di allievi e due maestri. “Vigeva la legge della giungla, sopravvivevano solo i più forti” ebbe a dire Irina, che tirava talmente poche palline che papà Dumitru era in grado di contarle. “Ma era sempre meglio che stare al chiuso a suonare il violino”. A modo suo, il socialismo dava a tutti la possibilità di intraprendere uno sport. Con la rivoluzione non è più stato così, al punto che furono alcuni amici italiani del padre, pentatleti, a darle una mano a muovere i primi passi nel tennis, con una mini-sovvenzione di 400 dollari. Ma fece in tempo a vivere avventura oggi impensabile, come quando è diventata campionessa europea Under 16 nel 1990 a Zagabria. Per arrivare nell'allora Jugoslavia prese due treni, il primo da Bucarest ad Arad: in assenza di posti a sedere, viaggiò in piedi tra un vagone e l'altro. Dotata di un tennis elegante, aveva una vaga somiglianza con quello di Steffi Graf. “Una volta Richard Williams mi disse che avrebbe voluto che le figlie tirassero il dritto come me”. Rispetto alla tedesca tirava con maggiore efficacia il rovescio in topspin, ma non era veloce quanto lei. Ha vinto quattro titoli WTA (Palermo nel 1994 e nel 1995, Amelia Island nel 1997 e Strasburgo nel 1998), si è qualificata due volte per il Masters e ha raggiunto i quarti all'Australian Open.

Irina Spirlea con i figli Tommaso e Francesca, nati dall'unione con il marito Massimiliano Pace

Ma è allo Us Open che deve buona parte della sua notorietà, per un'impresa mancata di un soffio e la personalità di sfidare a viso aperto il pubblico dell'Arthur Ashe durante la semifinale-cult contro Venus Williams. Oggi minimizza, dice che a montare il caso furono soprattutto i giornalisti, ma all'epoca il clamore fu enorme. E tra un mese sarà grande la suggestione quando Francesca metterà piede a Flushing Meadows come giocatrice nel torneo junior, sugli stessi campi che hanno dato notorietà eterna alla madre. Era il 1997 e Irina si presentò a New York da numero 12 WTA: quell'anno aveva raggiunto i quarti in Australia, la finale a Indian Wells, ancora i quarti a Miami, gli ottavi a Wimbledon... insomma, era una top-player. E aveva il suo carattere: l'anno prima era stata la prima donna mai squalificata durante un incontro. Era accaduto a Palermo, laddove incassò il default per aver imprecato contro l'arbitro durante il match contro Stephanie De Ville: era scocciata perché la obbligarono a giocare il torneo in qualità di campionessa in carica, anche se non aveva voglia di giocarlo. In pochi si sorpresero, dunque, quando alla vigilia dello Us Open denunciò la disparità di trattamento tra alcune giocatrici e le altre.

Alludeva alla stellina Anna Kournikova, sua avversaria al secondo turno. Dopo averla battuta, sibilò: “Tante giocatrici hanno detto che finalmente qualcuno ne ha parlato, ma non vorrei essere l'unica a farlo”. Sullo slancio battè Osterloh al terzo turno, Coetzer (n.5) negli ottavi e nientemeno che Monica Seles (n.2) nei quarti. In semifinale affrontò una diciassettenne Venus Williams, lanciatissima verso una baby finale contro Martina Hingis. Ma la rumena non era d'accordo, così diede vita a una battaglia furibonda, in cui sfidò apertamente il pubblico. È passato alla storia lo scatto in cui mostra il dito medio agli americani. Vinse più punti della sua avversaria (124 a 118), arrivò a matchpoint, ma si arrese col punteggio di 7-6 4-6 7-6. Di quel match, tuttavia, si ricorda il leggendario scontro a un cambio di campo. Sul 7-6 4-3 per Venus, irritata dall'atteggiamento dell'americana, la Spirlea decise di metterla alla prova e capire se si sarebbe fermata per evitare lo scontro. “Lei non prova mai a girarsidissepensa di essere la fott... Venus Williams. Allora mi sono detta: “Voglio proprio vedere se si girerà'. Non l'ha fatto”. Inevitabile lo scontro, così come la multa di 5.000 dollari alla Spirlea per questa dichiarazione.

Sebbene in quel momento Richard Williams fosse il demiurgo della carriera delle figlie, non era presente. Però ebbe modo di farsi sentire, dando della razzista alla rumena e definendola un grande tacchino bianco. Ma papà Richard, si sa, era capace di tutto. Anche di scusarsi a tempo di record, come fece qualche settimana dopo a Filderstadt. “La adoro e non ha alcun pregiudizio – disse – l'ho incontrata e mi sono scusato per quella stupida dichiarazione. È una professionista e non avrei dovuto parlare di lei in quel modo”. Rimane il dubbio su come sarebbe stata la carriera di Irina se avesse trasformato uno dei due matchpoint. Sul primo fece tutto bene, ma Venus si inventò un gran passante in corsa. Sul secondo si spostò per giocare il dritto, ma il nastro disse di no. Va detto che con Martina Hingis sarebbe stata dura, giacché non l'ha mai battuta in sei scontri diretti, tutti chiusi in due set. Ma una finale Slam può cambiare la vita. I se non portano da nessuna parte, mentre i sogni di donna si sono avverati tutti, con una splendida famiglia e e una figlia piena di talento.

Da buona romana, Francesca sogna di fare qualcosa di grande agli Internazionali d'Italia (laddove la madre ha giocato un paio di semifinali), ma in tempi non sospetti ha detto che il suo Slam dei sogni è proprio lo Us Open. “Perché il cemento è la mia superficie”. Per noi costruttori di storie la suggestione è più ampiam e rimanda a quel pomeriggio di 26 anni fa, quando sua madre si fermò a pochi centrimetri dalla leggenda. Sarebbe fantastico se, un giorno, Francesca Pace dovesse vincere un match sull'Arthur Ashe Stadium, magari sotto gli occhi amorevoli di mamma Irina Spirlea. E pazienza se gioca il rovescio a due mani, così diverso da quello della madre. Ma non tutti i puzzle hanno incastri perfetti. La stessa Irina – incredibile ma vero – non ritiene la sconfitta contro Venus il grande rimpianto della sua carriera. La sconfitta che non ha ancora digerito risale a due mesi prima, negli ottavi di Wimbledon, contro Iva Majoli. Perse 6-7 6-1 9-7. Nell'occasione, ha rotto l'unica racchetta della sua vita. Il telaio divelto di quella Wilson è appeso nel soggiorno della casa dei genitori. A Bucarest.