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L'EMERGENTE

New Entry Cocciaretto, la Cibulkova italiana

Le belle prestazioni a Palermo stanno lanciando Elisabetta Cocciaretto: piccola come tre delle nostre quattro Fab Four, impressiona per grinta e atteggiamento. Tempo fa disse di ispirarsi a Dominika Cibulkova: in effetti la ricorda un po'. La strada è lunga, ma la direzione sembra giusta. Oggi sfida Anett Kontaveit.

Riccardo Bisti
7 agosto 2020

Le nostre quattro Fab Four avevano una caratteristica in comune: un'altezza, diciamo, non trascendentale. Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci hanno ottenuto risultati straordinari pur essendo piccoline in un mondo di gigantesse. Soltanto la Pennetta arriva al metro e settanta, le altre non lo sfiorano neanche. Ma se da un lato la genetica ha tolto qualcosa, dall'altro le ha omaggiate con diversi tipi di talento. Può aggrapparsi a questo la nuova stellina del tennis italiano. Al Palermo Ladies Open, Elisabetta Cocciaretto ha raccolto le prime due vittorie contro una top-100. Prima Polona Hercog, poi Donna Vekic (che prima di affrontarla aveva ammesso di non conoscerla). Carattere frizzante, accento marchigiano abbastanza marcato (anche se a casa trascorre pochissimo tempo), la Coccia si è fatta conoscere un paio d'anni fa, quando giunse in semifinale all'Australian Open jr. Per poco non andava in finale (ebbe due matchpoint contro En Liang), ma nel suo percorso batté una certa Coco Gauff. Quel risultato le fruttò una prematura convocazione in Fed Cup, ma in due anni sono cambiate tante cose.

È numero 157 WTA, ma il tennis espresso a Palermo vale già di più. 165 centimetri per 61 kg, si porta appresso un fisico un po' tozzo ma che non le crea problemi. Si muove benissimo e sa essere incisiva sia in attacco che in difesa, oltre ad avere la giusta personalità. La ragazza ha appena 19 anni (li ha compiuti il 25 gennaio, festeggiandoli con una bella qualificazione all'Australian Open), ma già ci si domanda fino a dove si potrà spingere. L'altezza non può essere un problema insormontabile, come testimoniano le nostre Golden Girls. E poi c'è Simona Halep, anche se nella sua casa di Porto San Giorgio troneggiava il poster di Caroline Wozniacki. Vedendola giocare, tuttavia, la mente corre a Dominika Cibulkova. Tennis simile, fisico simile, atteggiamento simile: Elisabetta sogna di vincere al Foro Italico ed entrare tra le top-10, quindi metterebbe mille firme per ripetere la carriera della slovacca, vincitrice di otto titoli (tra cui un Masters), finalista all'Australian Open e numero 4 WTA. Potrebbe prenderla ad esempio anche per il futuro, visto che il suo sogno è sposarsi e mettere su famiglia, proprio come sta accadendo alla Cibulkova. Diamo tempo al tempo.

"Posso tranquillamente andare a cena con la mia avversaria. La rivalità sul campo è una cosa, la vita è un'altra"
Elisabetta Cocciaretto

Qualificandosi per l'Australian Open, la Cocciaretto ha avuto l'onore di giocare sulla Rod Laver Arena contro Angelique Kerber

Adesso si trova nel bel mezzo di un'avventura chiamata tennis, iniziata anni fa al CT Porto San Giorgio. Papà Piero e mamma Jessica erano buoni giocatori di club e la portavano ad assistere al bel torneo Under 12 della cittadina marchigiana, uno degli eventi leader in campo internazionale. Si accorsero che le piaceva e la affidarono al maestro Antonio Di Paolo. Il talento è emerso subito, portandola a vincere i Campionati Nazionali per quattro anni di fila, tra gli 11 e i 14 anni. “Ma solo intorno ai quattordici ho capito di poter tentare l'avventura”. Non sono mancati gli infortuni: su tutti un'ernia discale che l'ha bloccata per quasi tutto il 2016. Curiosamente, il torneo che le fece capire di essere davvero guarita fu un Grade 3 proprio a Palermo, città-snodo della sua carriera. L'anno scorso vi ha fatto l'esordio nel circuito maggiore, stavolta ci ha vinto le prime partite. E lo ha fatto mostrando carattere e qualità. Il rovescio viaggia a meraviglia, ma è con il dritto che ha effettuato i maggiori progressi. È il colpo con cui cerca il punto. Non ha un tennis che conquista, che lascia a bocca aperta.

Ma non importa, anche perchè la sua convinzione è che il tennis sia composto al 70% di testa e soltanto 20% di fisico e 10% di tecnica. Forse esagera, ma non c'è dubbio che abbia l'atteggiamento giusto. Che ci creda davvero. Lo ha dimostrato con la Vekic, evitando di tremare quando il match avrebbe potuto complicarsi. Su di lei aveva puntato Corrado Barazzutti. In tempi di vacche grasse, quando gli si chiedeva un nome per il futuro del nostro tennis rosa, rispondeva senza esitare: "Elisabetta Cocciaretto". Aveva ragione, perchè la marchigiana sembra più futuribile delle sue coetanee: Melania Delai, Federica Sacco, Lisa Pigato e Matilde Paoletti. Sicuramente è più avanti. Può essere anche un personaggio: a differenza di Camila Giorgi e Jasmine Paolini, per esempio, ama molto chiacchierare. Una volta disse di credere nell'amicizia tra colleghe, sventolando un parere diverso rispetto a quello di molte. “Posso tranquillamente andare a cena con la mia avversaria. La rivalità sul campo è una cosa, la vita è un'altra”.

La bella impresa di Elisabetta Cocciaretto contro Donna Vekic
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    L'altezza di Elisabetta Cocciaretto. Perfettamente in linea con quelle di Francesca Schiavone, Sara Errani e Roberta Vinci.

Dopo essere stata allenata da Sebastian Vazquez ed essere transitata nell'orbita di Barazzutti, oggi lavora Fausto Scolari. Grazie a lui, ha potuto giocare a tennis nel periodo di lockdown (aveva a disposizione un campo a Matelica, dalle parti di Macerata). Sembra l'uomo giusto per darle qualità e ordine. Per esempio, l'ha spinta a sistemare l'alimentazione (da buona italiana è grande appassionata di gelato) e condurre una vita da atleta, che oggi la porta a fare una corsetta appena dopo il risveglio, prima ancora di fare colazione. A inizio 2019 le disse che avrebbe dovuto puntare a giocare le qualificazioni dell'Australian Open 2020. “Quando me l'ha detto, pensavo che fosse uno scherzo” ha raccontato lo scorso inverno. Invece aveva ragione, anche se l'accelerata è arrivata nel finale, con due titoli ITF in tornei da 60.000 dollari. Prima ad Asuncion, in finale contro Sara Errani , poi in Cile (a Colina). Non solo: in Australia ha fatto parlare di sé, superando le qualificazioni e arrivando a sfidare Angelique Kerber. Un altro passaggio verso il tennis che conta. Prima che il COVID-19 la bloccasse, ha esordito in Fed Cup con tre buone vittorie nel raggruppamento di Tallinn, in cui abbiamo colto la possibilità di giocare lo spareggio per tornare nel World Group II.

Difficile dire se la si possa definire un prodotto federale, ma è certo che la FIT ne ha seguito la crescita, portandola al Centro di Tirrenia (e lei ne approfittò per scattarsi qualche foto sotto la Torre e nei Lungarni, a favore di Instagram) prima che fosse inaugurato quello femminile di Formia. La profonda crisi è piombato il nostro tennis rosa può essere guarita con il tempo, e difficilmente ritroveremo una generazione come quella menzionata a inizio articolo. Però Elisabetta Cocciaretto, più di altre, può rappresentare un futuro interessante. Fino a dove potrà spingersi... beh, impossibile dirlo. Alzi la mano chi avrebbe pensato di festeggiare Sara Errani al n.5 WTA, o di una finale tutta italiana a New York. Ma il punto di riferimento, forse, può essere proprio Dominika Cibulkova. Se cipolletta ha fatto una carriera da urlo, perché Elisabetta non può sperare di fare altrettanto? Il paragone è tosto, e ricordare che la slovacca ha colto una semifinale a Parigi quando aveva 20 anni è solo esercizio di pressione. Ma Elisabetta Cocciaretto sembra avere le spalle sufficientemente larghe. In senso metaforico, s'intende.