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MASTERS 1000 MONTE CARLO

La sfida più complicata per Novak Djokovic

La sconfitta a Monte Carlo ha messo a nudo le difficoltà che il serbo potrà incontrare nel 2022. Non è la prima volta che inciampa nei primi tornei sulla terra, ma quest'anno può essere diverso, tra forti pressioni esterne e una condizione da ritrovare. Preoccupa una frase: “Nel terzo sono crollato, ero senza benzina”

Da Monte-Carlo, Federico Ferrero
13 aprile 2022

Novak Djokovic si è sempre nutrito di vittorie. Ne ha sempre avuto un bisogno estremo, quasi fisico. Per sua fortuna, gli è successo 991 volte nel circuito maggiore (1054 considerando tutta la carriera). Tuttavia, il suo bisogno di successi è ancora più grande dopo la sconfitta all'esordio a Monte Carlo. Il 6-3 6-7 6-1 con cui si è arreso ad Alejandro Davidovich Fokina ha ovvie ragioni tecniche e fisiche, ma non è una sconfitta come le altre. Se il torneo di Dubai (KO nei quarti contro Jiri Vesely) era passato sottotraccia, quasi indolore, il flop monegasco lo ha esposto alle critiche di chi si è schierato contro di lui in occasione dell'affaire australiano. Su tutti, il noto medico Roberto Burioni. Il professore di microbiologia e virologia lo aveva già criticato nei mesi scorsi: nonostante le ragioni della polemica stiano lentamente sfumando, Burioni ha scelto l'ironia. “Djokovic (numero 1) perde contro contro Davidovich Fokina (numero 46) al primo turno del torneo ATP di Monte Carlo. È certamente colpa del vaccinoha scritto su Twitter, raccogliendo quasi 500 like di approvazione. Nel variegato mondo dei social media, in tanti hanno ironizzato sulla sconfitta del serbo. Per questo Djokovic ha un gran bisogno di tornare a vincere partite. Non solo per ritrovare forma e fiducia, ma per spegnere le pressioni negative che lo circondano e lo condizionano.

Non ne ha voluto parlare direttamente, è chiaro che stia provando a guardare avanti, ma solo i risultati gli consentiranno di farlo con serenità. Quando gli hanno chiesto se cambierebbe qualcosa del suo 2022, ha detto che non vuole pensarci. “È deludente sentirsi così, ma non mi arrendo. Vado avanti e cercherò di recuperare per Parigi, grande obiettivo per la stagione sul rosso”. Osservando il bicchiere mezzo pieno, non è la prima volta che Nole va fuori prematuramente a Monte Carlo. Non supera i quarti dal 2015: statistiche a parte, le sue sensazioni sono chiare: “Sapevo che ci sarebbe voluto un po' di tempo per sentirmi al meglio – ha detto – sulla terra, storicamente, è sempre stato così. Non ho mai giocato troppo bene all'inizio, ma devo accettare la sconfitta e continuare a lavorare”. In effetti, lo scorso anno non aveva iniziato troppo bene: KO negli ottavi contro Daniel Evans dopo un successo su Sinner. Un paio di mesi dopo avrebbe sollevato la Coppa dei Moschettieri: per questo, vale la pena ripercorrere la sua stagione rossa nel 2021. Dopo Monte Carlo avrebbe giocato a Belgrado, perdendo in semifinale contro Aslan Karatsev, autore di una prestazione fantastica. Forfait a Madrid, finale a Roma (persa in tre set contro Rafael Nadal) e vittoria a Belgrado-2, ma quasi senza affrontare top-100 ATP. Il giocatore di più alta classifica battuto fu Federico Coria, numero 96.

«Nel terzo set non avevo più benzina. Non riuscivo a stare nel palleggio: se non ci riesci, se non senti le gambe, è una missione impossibile»
Novak Djokovic
ASICS ROMA

È la 14esima volta che Djokovic perde all'esordio in un Masters 1000

Non esattamente un percorso che facesse pensare a un trionfo parigino, anche considerando che al Foro aveva rischiato grosso nei quarti contro Tsitsipas. Per questo, la sconfitta contro lo spagnolo è più densa di clamore che di significato. Adesso Djokovic giocherà il torneo amico di Belgrado, diretto dal fratellino Djordjie, e sarà più importante che mai mettere un po' di partite (e magari vittorie) nelle gambe. Perché – e qui si parla del bicchiere mezzo vuoto – il match di Monte Carlo ha destato perplessità importanti. Era soltanto la quarta partita stagionale (lo scorso anno ne aveva giocate nove prima del Principato, tutte vinte) e ha trasmesso una preoccupante sensazione di disagio fisico. “Congratulazioni ad Alejandro, ha giocato meglio di me – ha detto Djokovic – nei primi due set ha trovato un ritmo migliore del mio. Sono stato appeso a una corda per tutta la partita, sempre all'inseguimento. Ho sempre creduto di potercela fare, ho lottato anche se molte cose andavano contro di me in termini di sensazioni sul campo.

Fisicamente ero lontano dal mio meglio: in queste circostanze devi faticare il doppio, poi lui è uno specialista del rosso e aveva già giocato una partita su questo campo”. Diplomazia che nasconde una preoccupazione di fondo, espressa con più chiarezza un paio di minuti dopo: “Nel terzo set non avevo più benzina. Non riuscivo a stare nel palleggio: se non ci riesci, se non senti le gambe, è una missione impossibile”. Senza fare cose straordinarie, lo scorso anno ha impiegato un mese per trovare la forma migliore e giocare un grande Roland Garros. Ma oggi ha un anno in più (ne compirà 35 il 22 maggio, giorno in cui scatterà il main draw parigino) e una volta scavallati gli enta, i tempi di recupero sono sempre più complessi. E non c'è dubbio che il suo 2022 sia stato molto particolare. Anche mettendo da parte i fatti di gennaio, le pesanti conseguenze psicologiche e lo stress delle scorse settimane, ha perso la routine a cui era abituato da almeno quindici anni. Per un atleta maniacale come lui, attento al dettaglio, può essere un problema.

L'adrenalina dopo aver vinto il secondo set non gli ha dato energia sufficiente per giocare bene nel terzo

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L'entusiasmo di Alejandro Davidovich Fokina dopo la vittoria su Djokovic

Il giornale serbo Blic ha provato a individuare tre ragioni per spiegare la sconfitta conro Davidovich Fokina. 1) Troppo tempo trascorso fuori dai campi. “Anche se passi ore ad allenarsi per trovare la forma, è completamente diverso quando trovi un avversario pronto ad affrontarti. Dopo tanta assenza senti l'influenza del pubblico, la pressione e persino la paura di fallire. Non che Novak abbia sentito queste cose, ma raramente si pensa a questi aspetti quando analizziamo un successo o un fallimento. La sua frustrazione e il suo desiderio di fare meglio erano visibili”. 2) Pressione psicologica. Sostengono che ritrovare il pubblico possa essere stato un trauma. “Possiamo solo immaginare cosa gli sia passato per la testa mentre scendeva in campo”. In realtà, il diretto interessato ha detto di aver avvertito un buon feeling. Quando hanno provato a dirgli che il pubblico gli era ostile, ha negato: “Non ho avuto questa sensazione, anzi, ho avuto una buona accoglienza. Hanno sostenuto entrambi, specie dopo i punti migliori. Ho vissuto situazioni ben più ostili nella mia carriera, oggi è stato perfetto e li ringrazio per essere rimasti per tre ore”.

3) La prestazione dell'avversario. Secondo i cronisti serbi, lo spagnolo ha tratto forza della debolezze di Djokovic e sentiva di avere una chance irripetibile. “C'è riuscito, esprimendo un livello da top-10 ed è stato migliore in quasi ogni voce statistica. In particolare, ha messo in campo il 71% di prime palle”. A questa considerazione (eccessiva), aggiungiamo il pessimo rendimento al servizio di Djokovic. È stato brekkato in nove occasioni, come non gli era mai capitato in un match al meglio dei tre set. Era successo quattro volte (l'ultima a Parigi 2019 contro Thiem), ma sempre nei tornei del Grande Slam. Un dato statistico che può preoccupare, soprattutto se dovesse ripetersi nei prossimi tornei. L'allarme non è ancora rosso: soltanto una visione superficiale o disonesta può indurre a parlare di declino o difficoltà insormontabili. Tuttavia, esiste qualche elemento di preoccupazione. Al netto di aggravanti (per i suoi detrattori) e alibi (per i suoi sostenitori, altrettanto accaniti), su un punto siamo tutti d'accordo: rinascere da queste macerie sarà la sfida più complicata nella carriera di Novak Djokovic.