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LA STORIA

30 anni e una spalla a pezzi. "Ma voglio giocare fino a 40"

La pandemia ha condotto Juan Ignacio Londero in un tunnel infinito. Prima la depressione, poi un problema alla spalla che si è trascinato per due anni. Tornato nell'anonimato, ha scelto di farsi operare da un luminare italiano. Per ritrovare l'unica sensazione che lo fa stare bene: vincere. 
Riccardo Bisti
4 dicembre 2023

Vorrei giocare fino a 40 anni. Se non ci arriverò, vorrei che almeno fosse il più a lungo possibile”. Lo diceva qualche mese fa, nel raccontare il calvario che ha accompagnato i suoi ultimi anni. Juan Ignacio Londero la pensa ancora così, visto che si è sobbarcato un viaggio fino a Roma per risolvere definitivamente il problema alla spalla destra che lo attanaglia da quasi due anni. Le ha provate tutte per evitare l'operazione, anche mettendo a repentaglio la salute (più volte gli è capitato di giocare senza esserne in grado), ma si è dovuto arrendere. Ci sono tennisti a cui è difficile estrarre le parole, altri che utilizzano le interviste come un flusso di coscienza. Londero fa parte della seconda categoria: è capace di dare risposte di 7-8 minuti se la domanda tocca argomenti a lui cari. Il problema è che negli ultimi anni, almeno nel tennis, gli è andata male. Prima la depressione a causa del Covid, poi l'infortunio alla spalla. In effetti, lo scoppio della pandemia ha bloccato una carriera che all'improvviso era decollata.

Fino al 2018 non era nessuno, poi è cambiato tutto. “Il 2019 è stato un regalo che il tennis mi ha voluto dare”. Nativo di Villa Maria, nella provincia di Cordoba, ha vinto il suo primo titolo ATP proprio a Cordoba, davanti a parenti e amici. Particolarità: prima di quella settimana, non aveva vinto neanche una partita nel circuito maggiore (l'ultimo a fare qualcosa del genere era stato Steve Darcis ad Amersfoort, nel 2007). È stato l'inizio di una fiaba sublimata al Roland Garros, laddove è arrivato negli ottavi e si è tolto lo sfizio di sfidare Rafael Nadal sul Philippe Chatrier. Come se non bastasse, ha avuto la possibilità di affrontare tutti i Big Four: Federer e Cincinnati, Djokovic allo Us Open, Murray a Shanghai. “A casa mia c'è un quadro con le foto di tutte queste quattro partite”. Si era fatto voler bene anche a Bastad, laddove aveva raggiunto la sua seconda finale ATP: dopo la sconfitta contro Nicolas Jarry, provò a parlare in inglese nel discorso durante la premiazione. Un po' scolastico, ma riuscì a farsi capire. Poi è arrivata la pandemia.

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Lo sapevi che...

Juan Ignacio Londero ha vinto il torneo ATP di Cordoba nel 2019. Entrato in tabellone con una wild card, prima di allora non aveva vinto neanche un match nel circuito maggiore. Nato a Villa Maria il 15 agosto 1993, aveva sempre frequentato i tornei minori. Dopo quel successo ha vissuto il periodo migliore, con gli ottavi al Roland Garros e la finale al torneo ATP di Bastad. Con questi risultati, è salito al numero 50 ATP. Nel 2020 ha esordito in Coppa Davis, ma al rientro dopo la pandemia non è più stato competitivo. Prima la depressione, poi un errore nella dieta e infine il grave problema alla spalla lo hanno condotto nel dimenticatoio. Ma lui vuole darsi un'altra possibilità. 

“Un colpo che mi ha disorientato mentalmente. Da quando me ne andai di casa a 12 anni di età non mi era mai successo niente del genere. Smettere di competere non è facile”: Al rientro, a parte le ansie per il virus (ha giocato qualche torneo da positivo, senza saperlo), ha commesso l'errore di cambiare alimentazione. Ha scelto una dieta chiamata PNI. “Ottima per la salute, ma che non va bene per lo sport ad alto livello. Ho perso molto peso, non avevo energie per allenarmi”. I risultati non mentono: da quando il circuito è ripartito dopo lo stop Covid, ha perso 21 partite su 25. A parte la semifinale al Challenger di Salisburgo, nessun risultato di rilievo. Aveva perso la confidenza con la cosa che più di tutte lo accende: vincere. “Nel mio caso, la felicità sta nel vincere. Se perdo, non sono felice”. Puntava a rilanciarsi nel 2022, aveva trovato discrete sensazioni raggiungendo la semifinale al torneo amico di Cordoba, poi è iniziato il dramma alla spalla. Ricorda perfettamente il giorno: 11 marzo 2022, Challenger di Santiago, dolore al braccio durante il match contro Pucinelli de Almeida.

Non gli aveva dato troppo peso, poi il giorno dopo è andato a colazione e non riusciva nemmeno a prendere l'olio d'oliva. “Allora ho fatto una serie di esami e hanno trovato di tutto: infiammazione, borsite, strappo al sovraspinato”. Ma c'era un problema: il Topo (come viene affettuosamente soprannominato) non sa stare senza competere. Ha giocato a mezzo servizio fino al Roland Garros, laddove è pure entrato come lucky loser e ha sfidato Carlos Alcaraz: prendeva antidolorifici senza sapere esattamente cosa avesse. “L'effetto è sparito dopo un'ora e mezza, infatti nel terzo set non ne potevo più”. Il giorno dopo ha effettuato una risonanza magnetica, e ha scoperto di avere uno strappo di un centrimetro e mezzo. Nonostante tutto (e contro il parere del suo team), il meso successivo ha provato a giocare a Gstaad. “Lo desideravo disperatamente, ma il giorno prima non riuscivo ad alzare la spalla. Durante il match ho sentito tirare”.

Classe 1993, Juan Ignacio Londero è stato numero 50 ATP l'11 novembre 2019

Nel suo magico 2019, Juan Ignacio Londero è arrivato a sfidare Novak Djokovic allo Us Open

Si è fermato per cinque mesi, facendo qualsiasi tipo di terapia per evitare l'operazione. Agopuntura, terapie manuali, rafforzamento... La soluzione sembrava essere arrivata a febbraio, durante un barbecue a casa di coach Carlos Berlocq. C'era anche Albert Ramos Vinolas, il quale gli suggerì di intervenire sulla racchetta: cambiare telaio, bilanciamento, peso, corde... fino ad allora giocava con un attrezzo di 355 grammi, con uno schema di incordatura 18 x 20. Eliminando una ventina di grammi e passando allo schema 16 x 19 sembrava tutto risolto. Sembrava. Dando un'occhiata alla sua attività, si capisce che il problema non è mai passato. Nel 2023 ha giocato soltanto cinque tornei, peraltro vincendo un ITF a Rosario-Santa Fe. Dopo quel successo si è fermato altri due mesi, infine si è bloccato prima di giocare il secondo turno a Santa Cruz de la Sierra. Curiosamente, l'ultimo forfait è arrivato per un semplice problema intestinale. Ma è la spalla che continua a tormentarlo, anche nella vita di tutti i giorni. Il Topo non è un tipo a cui le cose scivolano addosso. Rimugina, pensa, riflette.

E così ha scelto di operarsi per risolvere il problema, una volta per tutte. Ha scelto l'Italia, il Concordia Hospital di Roma, il professor Giovanni Di Giacomo, istituzione nei trattamenti a spalla e ginocchio. Non a caso è responsabile medico degli Internazionali BNL d'Italia e delle ATP Finals di Torino. Al rientro dal Pala Alpitour, ha trovato Londero e ha messo mano alla sua spalla martoriata. “Intervento eseguito con successo. Buon punto di partenza per tornare in classifica ATP, dove meritaha scritto su Instagram Di Giacomo. Attualmente l'argentino è al numero 600, ma il ranking lascia il tempo che trova. Intanto ritroverà la piena funzionalità nella vita di tutti i giorni, mentre per il tennis ci vorranno 6-7 mesi. Ma quella frase sul desiderio di competere fino a 40 anni è la spinta giusta per ripartire. In che modo, si vedrà. Per chi ha vissuto un lungo periodo di depressione (“Pensavo di avere una malattia, prendevo medicine, non uscivo di casa, avevo paura degli aerei”) sarà comunque un successo.