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US OPEN

Us Open 2020: sarà il peggior Slam di sempre?

Non solo porte chiuse: lo Us Open ha già raccolto 21 assenze. 10 tra gli uomini (compresi tre top-10) e 11 tra le donne, tra cui la n.1 del mondo. Rischia di essere il peggior Slam che si ricordi, oltre a dare fiato a chi spinge per modificare il gioco a scapito della tradizione.

Riccardo Bisti
6 agosto 2020

I soldi hanno fatto la differenza, almeno nel 90% dei casi. La ricchezza del montepremi ha convinto buona parte dei giocatori a sobbarcarsi il viaggio a New York e partecipare allo Us Open, a dispetto dei timori legati al COVID-19. Con quattro settimane d'anticipo (a differenza delle canoniche sei) sono uscite le entry list di un torneo che, numeri e sensazioni alla mano, rischia di diventare il peggior Slam di sempre. O almeno il peggiore dell'Era Open. Pur di organizzarlo (e di tenere vivi i propri contratti), la USTA aveva ingoiato alcuni bocconi amari: su tutti, la scelta di giocare a porte chiuse. Sarà surreale vedere l'Arthur Ashe Stadium vuoto per incontri che solitamente sanno elettrizzare, anche grazie alla presenza di un pubblico numeroso e partecipe. Inoltre hanno eliminato il torneo di qualificazione (compensando i giocatori con un assegno di 15.000 dollari) e ridotto i tabelloni di doppio da 64 a 32 coppie.

Visti i tanti interrogativi dettati dal COVID-19, c'era grande curiosità di conoscere il campo di partecipazione. La risposta dei giocatori è stata generalmente buona: con 120 giocatori ammessi di diritto per ciascun tabellone (gli ultimi otto posti saranno per le wild card), le mancate iscrizioni non sono poi tante: dieci tra gli uomini, undici tra le donne. In campo maschile non ci saranno Roger Federer, Rafael Nadal, Gael Monfils, Fabio Fognini, Pierre Hugues Herbert, Nick Kyrgios, Nicolas Jarry, Lucas Pouille, Jo Wilfried Tsonga e Stan Wawrinka. Assenti tre top-10 e cinque top-20: il 25% del totale. Il numero di forfait si riduce fortemente se scendiamo in classifica, segno che diversi giocatori andranno a New York attratti dal montepremi, ossigeno dopo mesi senza guadagni. La USTA, infatti, ha garantito un impegno economico importante, simile a quello degli anni passati.

Assenti tre top-10 e cinque top-20: il 25% del totale. Il numero di forfait si riduce fortemente se scendiamo in classifica, segno che diversi giocatori andranno a New York attratti dal montepremi, ossigeno dopo mesi senza guadagni

La conferenza stampa che ha annunciato lo svolgimento dello Us Open 2020

Nonostante una perdita del 60% degli incassi, hanno scelto di mantenerlo più o meno inalterato, al 95%. Non abbiamo ancora i numeri ufficiali, ma lo scorso anno lo Us Open ha elargito ben 57.238.700 dollari. Ergo, il prize money dovrebbe oscillare tra i 54 e i 55 milioni. Va da sé che i maxi-montepremi del primo primo turno (circa 50.000 dollari) è troppo invitante per lasciar perdere, soprattutto se non si vive di rendita. Talmente invitante che tre giocatori hanno scelto di usufruire del ranking protetto pur di scendere in campo: Yen-Hsun Lu, Mackenzie McDonald e Jack Sock. Numeri simili nel torneo femminile: fa rumore l'assenza della numero 1 WTA Ashleigh Barty, ma si tratta dell'unico forfait tra le top-25. Tra le prime 50 mancheranno anche Qiang Wang, Saisai Zheng, Anastasia Pavlyuchenkova e Julia Goerges.

La lista dei forfait è poi completata da Ana Bogdan, Shuai Peng, Anastasia Potapova, Samantha Stosur, Yafan Wang e Lin Zhu. Circa il 50% delle rinunce arriva dalla Cina. Non è detto che sia un caso. I montepremi degli Slam sono ancora più importanti per le donne: non sorprende, dunque, che ci siano quattro giocatrici ammesse con il ranking protetto: a parte la 22enne Vera Lapko, ci saranno le esperte Kateryna Bondarenko, Vera Zvonareva (finalista nel 2010) e la reaparecida Tsvetana Pironkova, ferma da tre anni a causa di un infortunio a una spalla (prima) e della maternità (poi). Senza pubblico, con tanti assenti e un format un po' zoppicante, lo Us Open 2020 rischia di essere il peggior Slam degli ultimi anni. Ma sarà anche affascinante, unico, nonché un banco di prova per valutare lo stato di salute del tennis.

L'ultimo successo di Roger Federer a New York risale al 2008
Vincitore nel 2016, Stan Wawrinka sarà tra gli assenti illustri di questo Us Open
  • 21
    I tennisti già certi di non partecipare allo Us Open 2020: dieci tra gli uomini, undici tra le donne. Se ne aggiungeranno altri?

Da anni ci preoccupiamo del futuro, di cosa succederà con i ritiri di Roger Federer e Rafael Nadal. Dopo 21 anni esatti, sarà il primo Slam a non avere né l'uno, né l'altro. E il primo in assoluto in cui mancheranno entrambi, pur avendo il diritto a partecipare. Forse Novak Djokovic potrà anche superarli in termini di palmares, ma l'appeal dello svizzero e dello spagnolo è troppo superiore. Sono stati loro a rendere il tennis così popolare, a trascinarlo dall'era analogica a quella digitale, varcando sempre più spesso i confini del mainstream. Insomma, lasciano un'eredità tanto preziosa quanto pesante. Il tennis è sempre sopravvissuto a se stesso: la storia insegna che i ritiri dei campioni sono sempre stati assimilati da nuovi personaggi, nuove storie, nuove rivalità. Andrà così anche stavolta, ma New York sancirà un'anticipazione del futuro. E ci darà le prime indicazioni sulla direzione che prenderemo.

Gli ascolti TV (e digital), uniti alla copertura mediatica del torneo, ci diranno se i presenti sapranno farci dimenticare gli assenti. Non c'è dubbio che ESPN produrrà il massimo sforzo possibile, anche solo per onorare il maxi-investimento del 2014, quando ha versato 825 milioni alla USTA per garantirsi undici anni di esclusiva sia dello Us Open che della Us Open Series. Dovesse essere un flop, certe spinte all'innovazione potrebbero prendere piede: giusto per prevenire l'impatto post-Federer (e Nadal), l'ATP si è inventata i format sperimentali che abbiamo visto alle Next Gen Finals, mentre nelle esibizioni di questi mesi abbiamo visto regole diverse. Senza spingersi agli estremi dell'UTS di Mouratoglou, spesso il terzo set è stato sostituito da un super tie-break. Senza dimenticare le proposte (quasi tutte rivedibili) del New York Times, che ha scomodato la sua redazione sportiva per definire alcune possibili modifiche e rendere più appetibile il gioco. Il timore è proprio questo: un torneo a porte chiuse, magari senza personaggi carismatici nelle fasi finali, potrebbe accendere qualche paura di troppo.