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IL CASO

Il Campionato francese è più bello del nostro

La Serie A1 italiana si è auto-inflitta un pesante anonimato (a Cesena, forse, ci sarà un solo top-100), mentre la Pro A francese continua ad avere successo e una splendida atmosfera. Segreti? Formula perfetta, attaccamento ai club e importanti disponibilità economiche. Oggi andiamo meglio di loro: perché non imitarli dove sono più bravi?

Riccardo Bisti (Foto by Cedric Lecocq / FFT)
9 dicembre 2021

Ogni anno le cose peggiorano. Travolto dal super novembre tennistico in Italia, il Campionato di Serie A1 è finito in un baratro ancora più profondo. Al di fuori dei media istituzionali e qualche realtà locale più entusiasta di altre, non ne parla nessuno. Normale: la sede delle finali (Cesena) è stata ufficialmente comunicata con appena nove giorni d'anticipo, e i regolamenti favoriscono un impressionante abbassamento del livello. Non sappiamo se Pedro Martinez (n.60 ATP) andrà a Cesena per difendere i colori del TC Vela Messina, opposto al New Tennis Torre del Greco. Dovesse esserci, sarebbe l'unico top-100 di una kermesse a cui sono rimaste giusto un paio di virtù: offre denaro fresco ai giocatori che frequentano il mondo Challenger-Futures, fondamentale per sostenersi l'attività, e garantisce un paio di giornate di tennis in TV in piena offseason. Fine. Quanto ai vizi, l'elenco è lungo e sarebbe inutile ripeterli dopo dieci anni in cui la competizione è stata lentamente provincializzata.

C'è l'incredibile obbligo di schierare ben due elementi del vivaio, i quali – per rientrare ne requisiti – devono rispettare criteri da Ispettore Gadget: essere stati tesserati per il club di appartenenza (che non significa necessariamente averlo frequentato) per almeno due anni nelle categorie junior, ma solo fino all'Under 16. L'Under 18, chissà come mai, non vale. O meglio, qualche spiegazione era stata ipotizzata una decina d'anni fa, ma ormai certi fatti sono caduti in prescrizione. Intendiamoci: la bontà di un movimento non è dettata dalla Serie A1, e oggi l'Italtennis vive un periodo di salute straordinaria, molto migliore rispetto ai cugini francesi. Per intenderci, la Francia non è riuscita a qualificarsi nemmeno per l'ATP Cup. Da loro, tuttavia, abbiamo ancora da imparare in questo specifico settore. In queste ore è terminata la Pro A, l'equivalente del nostro campionato, con i successi dello Stade Toulosain (uomini) e del Club de Tennis Clermontois (donne). Il livello della competizione è stato decisamente più alto, sublimato dalla gioia infinita di Hugo Gaston dopo l'ultimo punto, quando è saltato tra le braccia del compagno Fabien Reboul dopo l'ultima volèe vincente in doppio. Sembrava avessero vinto la Davis.

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La presenza di giocatori importanti aiuta i club a brillare nel bacino locale, attirare nuovi giocatori, aumentare il numero dei tesserati, alzare il livello, mantenere i più forti e magari ingaggiarne di nuovi. Interessi sportivi, economici e gestionali si fondono in un mix sano e intelligente.

La finale del Campionato Pro A francese, giocata in un clima raccolto, caldo ed entusiasmante

Il campionato Interclub francese gode di enorme popolarità tra gli appassionati e i circoli, poiché sono riusciti a creare un senso di appartenenza che in Italia esiste solo a macchia d'olio. Permane il problema della visibilità mainstream, anche se la FFT ha trasmesso le finali sul proprio canale Youtube. Ma il livello è sempre più alto, al punto che un media importante come RMC ne ha compreso la qualità, garantendo una copertura più che degna. “Abbiamo visto grandi partite, spettacolo e suspense in atmosfere che ricordano la vecchia Coppa Davis” ha scritto Thibaul Karmaly, cronista che ha seguito l'evento. A differenza dei top-100 italiani, le cui presenze sono spesso legate alle cifre scritte nei contratti, i migliori francesi partecipano volentieri alla competizione perché sono molto legati ai club di appartenenza. È il caso di Lucas Pouille, particolarmente coinvolto con il TC Loon-Plage. Quest'anno, l'ex n.10 ATP ha pagato di tasca sua l'iscrizione e buona parte della quota associativa ai ragazzi del club. Non voleva che si sapesse, ma qualcuno ha spifferato la notizia ai giornalisti. E così è diventata di pubblico dominio.

Senza dimenticare Hugo Gaston: nonostante arrivi da un intenso finale di stagione, da Parigi Bercy alle Davis Cup Finals, non ha voluto mancare all'appuntamento-scudetto dello Stade Toulosain. Altri grandi nomi del tennis francese giocano con passione: Corentin Moutet, Michael Llodra, Edouard Roger Vasselin, Nicolas Mahut, Julien Benneteau e Gilles Simon, giusto per citarne alcuni. In Francia, il cambio di format della Coppa Davis non è andato giù. E allora molti si sfogano in un campionato che mantiene il format casa-trasferta, senza inutili limitazioni alle rose, in atmosfere definite calde e popolari da RMC, che ha addirittura azzardato un paragone con la Coppa di Francia di calcio, il cui format è ben noto ed è aperta anche ai dilettanti. Le finali si sono giocate a Creteil, cittadina di 90.000 abitanti a sud-est di Parigi. Unico difetto, non da poco: le finali maschile e femminile si giocano in contemporanea, su due campi adiacenti, dunque si danno fastidio reciproco oltre a rubarsi la scena. Dovrebbero intervenire. Un altro punto a favore dell'evento è la sua durata: anziché un estenuante campionato di due mesi, si racchiude tutto in 17 giorni (cinque giornate più la finale) ed è un complemento ideale alla preparazione invernale.

Sadio Doumbia "catechizza" i compagni dello Stade Toulosais prima della finale

La finale femminile: il TC Clermontois aveva ben tre top-100 in squadra: Clara Tauson, Alison Van Uytvanck e Bernarda Pera. Con loro c'era Aliona Bolsova

Pensate a Pouille, reduce da mille guai fisici che lo hanno fatto crollare al numero 455 ATP. Ha giocato diversi incontri di livello in poche settimane, compreso un gran match contro Benjamin Bonzi, in formissima. Oppure a Benoit Paire: non brillando per professionalità, trova nel capionato a squadre un po' di stimolo per restare in forma. Quest'anno ha ripreso a giocare per il Villa Primrose (laddove aveva militato da ragazzo, fino al 2011). Senza dimenticare i giovani, che però non sono seconda e terza categoria mandati allo sbaraglio, bensì piccole-grandi promesse. Il Campionato Pro A ha potuto vedere Arhur Fils (finalista al Roland Garros junior), nonché Giovanni Mpetshi Perricard, suo avversario nella semifinale parigina. I due sono rispettivamente n.6 e n.13 del ranking ITF, in cui ci sono sei francesi tra i primi 30 (il miglior italiano è Daniele Minighini, numero 96). C'è poi una questione economica da non sottovalutare,vista la florida situazione dei club francesi. Non sono ricchi come quelli tedeschi (la Bundesliga ha un parco giocatori da ATP 500, a volte anche meglio), ma pagano meglio di quelli italiani. Si spiega anche così un campo di partecipazione davvero interessante. Per intenderci, quest'anno hanno giocato in Francia giocatori come Alexander Bublik (n.36 ATP), Marton Fucsovics (40), Botic van de Zandschulp (57: era tesserato anche a Messina, ma in Italia non si è visto) e addirittura il baby fenomeno Holger Rune. La presenza di quest'ultimo, data la sua popolarità, lascia intendere la ricchezza del campionato.

Prendiamo un caso riguardante il Campionato femminile: Aliona Bolsova era tesserata per il Circolo Canottieri Casale, battuto in semifinale dal TC Parioli. Assenza fatale per le piemontesi, e si è diffusa la notizia che la spagnola non abbia giocato per infortunio. Errore: il 28 novembre (giorno della semifinale d'andata in Italia), la Bolsova era a Clermont per il match contro il Saint Die Tennis (vincendo sia singolare che doppio). Inoltre ha giocato l'ultimo match della stagione regolare, l'1 dicembre, ed era alle finali vittoriose. Secondo voi, perché ha giocato in Francia e non in Italia? Al di là dell'aneddoto, la presenza di giocatori importanti aiuta i club a brillare nel bacino locale, attirare nuovi giocatori, aumentare il numero dei tesserati, alzare il livello, mantenere i più forti e magari ingaggiarne di nuovi... Insomma, si crea un classico circolo virtuoso. Interessi sportivi, economici e gestionali si fondono in un mix sano e intelligente che permette al pubblico di vedere grande tennis vicino a casa, senza spendere neanche un centesimo. Anche grazie a eventi come questo, nonostante la crisi ad alti livelli, la FFT rimane la seconda federazione sportiva francese dopo quella calcistica. Lo sanno, e hanno realizzato una bella brochure dell'evento. Non c'è dubbio che oggi l'Italia vada meglio della Francia, ma è importante guardare in casa d'altri con occhi umili e attenti. Vent'anni fa abbiamo copiato dai francesi il sistema di classifica, oggi si potrebbe dare un'occhiata al loro Interclub e magari rilanciare un Campionato dall'ottimo potenziale che però non interessa a nessuno, nonostante l'ammirevole sforzo di MEF Tennis Events, che si è accollata l'impegno e garantirà standard organizzativi di ottimo livello. Se tutto andrà di lusso, tuttavia, avranno al massimo il numero 60 ATP. In caso contrario, il giocatore di più alta classifica a Cesena sarà Salvatore Caruso, numero 157 (o forse Bernabé Zapata Miralles, n.124). Le soluzioni ci sarebbero. Però bisogna pensarle e desiderarle.