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MUTUA MADRID OPEN

Per qualcuno è già il Migliore

Le battaglie con Nadal e Djokovic hanno fatto il solletico a Carlos Alcaraz: lascia quattro giochi a Zverev e vince il secondo Masters 1000 in un mese. Per qualcuno è già il più forte di tutti. “Non penso che sia così solo perché ho vinto Barcellona e Madrid. E sento di dover migliorare ancora molto”

Riccardo Bisti
9 maggio 2022

È fin troppo facile cadere nella retorica del non c'è due senza tre, ma la spettacolare settimana di Carlos Alcaraz è ancora più gustosa grazie al lieto fine dopo le imprese contro Rafael Nadal e Novak Djokovic. Il murciano non ha tradito, dominando la finale del Mutua Madrid Open contro un Alexander Zverev un po' spento (e scocciato per la programmazione imposta dagli organizzatori, che gli hanno fatto giocare la semifinale a mezzanotte e dintorni). Ma se anche fosse stato al top, difficilmente avrebbe contenuto Ciclone Alcaraz. È finita 6-3 6-1 e per lui è il quinto titolo ATP su cinque finali, il secondo Masters 1000, un trionfo che lo inserisce definitivamente tra i big.

“È fantastico essere in grado di battere questi giocatori, prima due dei migliori della storia e poi il numero 3 Zverev. Direi che è stata la migliore settimana della mia vita – ha detto Alcaraz – ho appena 19 anni, penso sia stata la chiave per giocare match duri e complicati, uno dopo l'altro”. A Barcellona aveva avuto bisogno di appena tre ore per recuperare dopo la semifinale-maratona contro Alex De Minaur. Alla Caja Magica ne ha avute circa 23, più che sufficienti per presentarsi tirato a lucido. Non c'è stata partita, 62 minuti di monologo fin quasi deludenti per lo spettatore neutrale, non certo per gli appassionati spagnoli, entusiasti per aver trovato un nuovo idolo.

«Guardate Rafa, Novak e Roger: migliorano sempre e continuano a lavorare. Per questo sono così bravi. Io voglio fare altrettanto: ho buoni colpi, non dico di no, ma so che possono essere ancora migliori»
Carlos Alcaraz
ASICS ROMA

Numeri alla mano, la finale contro Zverev è stato il match più facile della settimana di Carlos Alcaraz

“Vedere Nadal sollevare questo trofeo mi ha dato forza per lavorare duro e cercare di imitarlo. Madrid è stato il primo torneo che ho visto, quindi tenere il trofeo tra le mani è davvero emozionante”. Classe 2003, probabilmente Carlitos non ha visto le edizioni giocate sul cemento indoor, e di questo torneo conosce solo la versione della Caja Magica. Un dettaglio come un altro a rimarcare la sua giovane età. Soltanto Nadal – guarda un po' – aveva impiegato meno di lui a vincere due titoli Masters 1000. Gli mancava qualche settimana al compimento dei 19 anni quando vinse Monte Carlo e Roma nel 2005. Ma Alcaraz sembra sulla buona strada per tenergli testa, a partire da un'esuberanza atletica che ricorda da vicino quella del primo Rafa. Un fisico talmente robusto superare la storta alla caviglia patita nei quarti, proprio contro Nadal. Un infortunio del genere lascia qualche strascico, lui invece è ripartito come se niente fosse.

Soltanto dodici mesi fa era numero 120 ATP, oggi festeggia la sesta posizione e può già permettersi di fare strategia: ha dato forfait agli Internazionali BNL d'Italia. Ufficialmente per la caviglia malandata, in realtà per ricaricare le batterie e presentarsi tirato a lucido a Parigi. Significa che sente di avere la chance di vincere il torneo. La finale di Madrid non ha raccontato molto: forse memore dei due precedenti (entrambi persi), è stato molto bravo sul piano tattico. Ha insistito sul dritto di Zverev, colpo meno sicuro. Un break al sesto game è stato sufficiente per intascare il parziale e togliere fiducia al tedesco, che nel secondo set non è praticamente esistito. Gli ha scippato il servizio per altre tre volte prima di esultare e stappare il bottiglione di champagne durante la premiazione, per la gioia di coach Juan Carlos Ferrero. Gioia doppia, perché Ferrero aveva collaborato con Zverev qualche anno fa e i due si erano lasciati piuttosto male.

La vittoria contro Nadal nei quarti ha avuto un grosso valore simbolico

Matchpoint, premiazione e discorso: i momenti più dolci nella domenica di Carlos Alcaraz

Secondo Alcaraz, il segreto dei recenti successi sta nella sconfitta a Monte Carlo contro Sebastian Korda. “Si impara molto dalle sconfitte, e credo che questo sia un chiaro esempio – ha detto – con le informazioni apprese in quell'occasione, ho iniziato ad allenarmi per Barcellona e Madrid. I numeri parlano da soli, penso di stare facendo ottime cose sulla terra battuta”. Ma Carlos sa che fermarsi può essere delittuoso. “Credo di dover migliorare ancora su tutto. Si può sempre farlo, non raggiungi mai un limite. Guardate Rafa, Novak e Roger: migliorano sempre e continuano a lavorare. Per questo sono così bravi.

Io voglio fare altrettanto: ho buoni colpi, non dico di no, ma so che possono essere ancora migliori”. Si spiega così anche l'esercizio di umiltà nella conferenza stampa post-trionfo: quando gli hanno riferito che Zverev lo considera già il più bravo di tutti, ha smorzato i toni. “Non è che mi sento il migliore al mondo perché ho vinto a Barcellona e Madrid. Il numero 1 del ranking è Novak Djokovic”. Vero, ma nulla è eterno. Il buon Carlos è già il più vincente del 2022, con 28 partite vinte, ed è volato in seconda posizione nella Race to Turin. Qualcuno ha già iniziato a sussurrare che potrebbe guardare tutti dall'alto già nel 2022. A giudicare da quello che sta mostrando... Come possiamo escluderlo?

MUTUA MADRID OPEN
Finale Uomini
Carlos Alcaraz (SPA) b. Alexander Zverev (GER) 6-3 6-1