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US OPEN

Negli Slam lo battono solo Medvedev e Nadal

Dodici mesi fa fu l'unico a togliere un set a Medvedev. Quest'anno, Botic Van de Zandschulp si presenta da numero 22 ATP e può essere uno degli outsider più credibili. Ha capito cosa è il professionismo, si è potuto permettere un coach e sembra particolarmente a suo agio negli Slam. Negli ultimi quattro Major ha perso solo contro Medvedev e Nadal. Vuoi vedere che...

Riccardo Bisti
29 agosto 2022

Quando ha visto il tabellone, Botic Van de Zandschulp avrà tirato un sospiro di sollievo. Per la prima volta nel 2022, si trova a distanza di sicurezza dai suoi incubi stagionali: Daniil Medvedev e Rafael Nadal. Aggiungendo lo Us Open 2021, torneo in cui si è rivelato al mondo, negli ultimi quattro Major ha perso soltanto contro il numero 1 e il numero 2 del mondo. Il dato è passato inosservato, ma deve far riflettere. E fa pensare che avesse ragione Paul Haarhuis, ex ottimo giocatore e attuale capitano della Davis olandese. “Vedrete che quello di Botic non sarà un risultato isolato” diceva l'anno scorso, durante la sorprendente cavalcata di un giocatore sconosciuto ai più, numero 117 ATP e proveniente dalle qualificazioni. Dovette recuperare un set di svantaggio in tutti i match preliminari, poi batté Ruud e Schwartzman prima di mettere piede sull'Arthur Ashe. E i numeri dicono che è stato l'unico a strappare un set a Daniil Medvedev. Ha fatto meglio anche di Djokovic. Nello Slam più incerto degli ultimi anni, dunque, vale la pena accendere un riflettore sul primo olandese a raggiungere i quarti di un Major dai tempi di Sjeng Schalken (Us Open 2004). L'anno scorso non l'avevano preso troppo sul serio: più che sul suo tennis tecnico e pulito, si soffermarono sulla difficoltà nel pronunciare il suo cognome. “Difficile, eh?” disse con un sorriso dopo averlo pronunciato in conferenza stampa.

Per lui era la prima volta in assoluto a New York. Non allo Us Open, proprio a New York. “Fu una grande emozione, avevo visto questa città nei film e nelle serie TV ed è stato bello vederla dal vivo – racconta – quest'anno sarà ancora più interessante, perché ci sono meno limitazioni da Covid-19”. Da allora, è cambiato tutto. Oggi si presenta da numero 22. Mica male per uno che aveva traccheggiato per anni nelle retrovie. Fino a metà 2019 era ancora incagliato nei tornei ITF, poi quell'anno ha vinto 57 partite e ha cambiato dimensione. Il salto di qualità successivo è arrivato nel palcoscenico più importante, con i quarti dell'anno scorso. Nessuno lo considera un candidato per la vittoria finale: ci mancherebbe, ma in effetti soltanto Medvedev e Nadal lo hanno bloccato negli ultimi Slam. E stavolta è certo di non incontrarli almeno fino alle semifinali. Non significa che ci arriverà, ma intanto è finito nello spicchio sulla carta più abbordabile, presidiato da Tsitsipas, Ruud e Berrettini. Lui esordisce contro il qualificato Thomas Machac, poi potrebbe pescare Stan Wawrinka (vincitore nel 2016) prima di un terzo turno contro Taylor Fritz, punta di diamante degli americani. Radio spogliatoio, tuttavia, non lo dà in perfette condizioni fisiche.

«Elaborare un piano tattico per vincere è il mio piano B. Il piano A? Fare il mio gioco, specie contro avversari meno forti. Tirare ogni palla sulla linea: non accade spesso, ma quando ci riesco non penso più a niente e gioco solo d'istinto»
Botic Van de Zandschulp
ASICS ROMA

"Il mio piano A è tirare ogni palla sulla riga. Non accade spesso". Ma quando succede...

“Mi comporto in modo più professionale” sintetizza Van de Zandschulp quando gli chiedono cosa è cambiato. Adesso presta attenzione ad aspetti un tempo trascurati: dieta, riscaldamento, defaticamento. E il gruzzolo guadagnato l'anno scorso gli ha permesso di ingaggiare un coach a tempo pieno: Peter Lucassen. “Sono riuscito a strapparlo alla federtennis, prima non potevo permettermi un allenatore e dovevo appoggiarmi alla KNLTB”. Con tutte le scocciature del caso. I due avevano lavorato al Roland Garros 2021: nonostante si trovasse bene, Lucassen abbandonò la federazione per seguire un progetto negli Stati Uniti. Lui rimase a gambe all'aria, anche se la federazione gli mise a disposizione Michiel Schapers, con il quale visse l'avventura newyorkese. Ma appena se lo è potuto permettere, ha bussato alla porta di Lucassen e hanno subito trovato un accordo. “Prima ero costretto a stare con la federazione, ma quel risultato ha cambiato le cose. Lui è un grande allenatore: appassionato, competente, attento ai dettagli”. Per la verità, ha ancora a che fare con KNLTB: quando si trova in Olanda, si appoggia al centro tecnico di Amstelveen per allenamenti e preparazione atletica, insieme al preparatore federale Miguel Janssen.

“Per l'anno prossimo sto valutando se viaggiare anche con un preparatore atletico o un fisioterapista – dice lui – per adesso mi devo affidare a un ragazzo della federazione. In giro per il mondo vado con Lucas e ogni tanto con la mia fidanzata. Diciamo che il team è piuttosto piccolo”. La sua dolce metà si chiama Floor Isabel ‘t Hart ed è una storia lunghissima: giusta poche settimane fa hanno celebrato 11 anni dal loro primo appuntamento. Erano ancora in età da liceo. Ma se fuori dal campo è tutto ok, un 2022 denso di continuità ha sistemato le cose anche nel tennis giocato. Quest'anno ha già vinto 31 partite nel circuito, ha raggiunto la prima finale ATP (Monaco di Baviera, persa per ritiro contro Holger Rune) e sembra essere uno da Slam: terzo turno a Melbourne e Parigi, ottavi a Wimbledon, con la libidine di mettere piede sul Centre Court. Da chi è stato stoppato, l'abbiamo già detto. C'è una ragione per cui l'olandese è emerso così tardi: la scuola. In famiglia pensavano che terminare il liceo fosse più importante che crearsi una carriera giovanile. “In effetti non ho praticamente giocato tornei junior, salvo quelli in Olanda e qualcosa in Germania. Sono diventato professionista a 19 anni, ma non è un problema: spero di avere una lunga carriera” dice VDZ, che il prossimo 4 ottobre compirà 27 anni.

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Botic Van de Zandschulp è reduce dalla semfinale a Winston Salem

I recenti successi hanno accresciuto la popolarità di Botic Van de Zandschulp

“In passato avevo già dimostrato di poter esprimere un grande tennis, ma raramente lo mostravo in partita. Adesso posso farlo ogni settimana, giocando i grandi tornei. Ma la differenza è stare bene fisicamente: la salute mi tranquillizza. Prima avevo dolori e mi sentivo limitato. Adesso gioco libero. Ma mi sento ancora un novellino: il 2022 è la mia prima stagione nel circuito ATP, devo ancora capire cosa mi piace e cosa no. Sono nella fase di apprendimento”. Chi lo conosce, lo inquadra con due caratteristiche: carattere introverso e una tendenza al perfezionismo, forse eccessiva. Il carattere è sotto gli occhi di tutti: “Se sono calmo vuol dire che va tutto bene e prendo le decisioni giuste. Sì, molti mi dicono che potrei essere più esuberante. Ma non potrei mai esprimere l'energia di Nadal, che è l'opposto di quello che faccio io. Non mi interessa troppo se la gente pensa che io sia disinteressato. Mi piace giocare a tennis, altrimenti questa vita non sarebbe sostenibile. Non mi vedo come uno che non ha voglia, ma ognuno la pensa come vuole”. Quanto al perfezionismo, qualche anno fa aveva lavorato con uno psicologo dello sport, ma adesso sente di non averne più bisogno.

“La soluzione è fare tante volte la stessa cosa. Prima o poi, trovi la soluzione. Col tempo sono diventato più saggio e accetto le cose con maggiore facilità”. Da ragazzino era bravo in matematica ed economia, e aveva pensato di studiare econometria. “Poi ho perso un anno per infortunio e mi sono domandato se fosse più conveniente studiare”. Gli hanno chiesto se sia stato a un passo dal ritiro. Pensieri che possono capitare. “No, quello no. Semplicemente mi sono posto degli obiettivi di miglioramento e sono arrivati, anno dopo anno. C'è qualcosa della mia passione per la matematica nell'approccio al lavoro: mi piace lavorare per trovare una soluzione. Nel tennis è lo stesso, devi elaborare un piano tattico per vincere. Ma sappiate che questo è soltanto il mio piano B...”. A questo punto, vien da domandarsi quale sia il piano A. E qui emerge un Van de Zandschulp tutto nuovo, forte della fiducia accumulata negli ultimi dodici mesi. “Fare il mio gioco, specie contro avversari meno forti. Tirare ogni palla sulla linea: non accade spesso, ma quando ci riesco non penso più a niente e gioco solo d'istinto”. Hai capito, Van de Zandschulp.