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ROLAND GARROS

Nadal-Djokovic, Atto 56. Lo spareggio

Rafael Nadal e Novak Djokovic si giocano moltissimo nella finale del Roland Garros. In palio c'è molto più che un semplice titolo Slam. Chi vincerà, sarà il favorito per diventare il più titolato di sempre. Rafa vanta numeri impressionanti, ma le condizioni sembrano leggermente più favorevoli a Nole.

Riccardo Bisti
11 ottobre 2020

Non è certo una sorpresa che a giocarsi il Roland Garros siano Rafael Nadal e Novak Djokovic. Sarà il 56esimo scontro diretto (attualmente siamo 29-26 per il serbo), nonché la nona finale Slam tra i due. Djokovic è il numero 1 del mondo e quest'anno non ha ancora perso una partita completa. Nadal è il numero 2 ed è il più forte tennista di sempre sulla terra battuta. Entrambi hanno vinto un paio di semifinali complicate, soprattutto Djokovic, ma il passato non ha più importanza. Sullo Chatrier affollato da 1.000 spettatori, ci sarà in palio molto più che un semplice Slam. In palio c'è la storia. Se Nadal dovesse vincere, eguaglierà il record di 20 Slam di Roger Federer. In caso contrario, Djokovic arriverebbe a 18 e diventerebbe il primo tennista dell'Era Open a vincere almeno due volte tutte le prove del Grande Slam. Ci sono tanti numeri per approcciare questa partita. Il 29-26 per Djokovic negli scontri diretti diventa 17-7 per Nadal sulla terra rossa, e addirittura 6-1 al Roland Garros. Lo spagnolo va a caccia della vittoria numero 100 sulla terra di Parigi: una delle due sconfitte è avvenuta proprio contro Djokovic, nei quarti del 2015.

Novak è uno degli avversari più duri, ma voglio continuare a fare del mio meglio – ha detto lo spagnolo – so che devo fare un passo in avanti. In semifinale l'ho fatto, ma non basta”. Rafa non ha ancora perso un set, mentre Djokovic ne ha lasciati per strada tre nelle ultime due partite: contro Carreno Busta nei quarti e contro Tsitsipas in una bella semifinale, terminata ben oltre le 22. Il serbo aveva il controllo della partita fino al 6-3 6-2 5-4, quando ha servito per il match e ha avuto un matchpoint. Ha sbagliato un rovescio e da lì il match si è complicato, anche se poi ha dominato il quinto. In precedenza, Nadal aveva evitato complicazioni contro Schwartzman, che pure lo aveva battuto a Roma. Sul 5-5 del terzo, l'argentino ha avuto tre palle break che lo avrebbero mandato a servire per prolungare la sfida. “A Roma non avevo giocato al meglio, lui invece era stato bravo – ha detto Nadal – abbiamo dato un'occhiata a quella partita, a quello che non aveva funzionato e che avrei dovuto cambiare. Oggi ha funzionato”.

"La situazione è diversa rispetto a quella che troviamo a maggio e giugno. Penso che potrebbe essere meglio per me, visto che la palla non rimbalza sopra l'altezza della spalla" Novak Djokovic
Alcuni dei colpi più spettacolari giocati da Djokovic e Nadal sulla terra battuta

Non è mai successo, e difficilmente ricapiterà, che un tennista vinca per dodici volte lo stesso Slam. Fare tredici sarebbe ancor più paranormale, ma gli occhi sono puntati sul possibile aggancio a Federer. Lo svizzero tornerà nel 2021 ma non vince uno Slam dall'Australian Open 2018. Difficilmente aumenterà il suo bottino. Fedele al suo personaggio (e all'amicizia con Federer), Nadal ha minimizzato la portata storica dell'evento. “Sono felice di quello che ho ottenuto. Ero molto felice con 16, 17, 18, 19. E sarò molto felice se un giorno arriverò a 20. Ma il mio grado di felicità non cambierà per questo”. Ok, ma il traguardo è troppo suggestivo per non insistere. Scavando tra le sue parole, si intuisce che non è immune al richiamo dei libri di storia. Tuttavia, a lui interessa sempre il punto dopo. Il passaggio successivo. In fondo, è il segreto del suo successo: si concentra sul processo e non sulla destinazione. Per esempio, aveva capito che andare negli Stati Uniti a giocare lo Us Open avrebbe potuto essere dannoso in chiave Roland Garros. Scelta giusta, visto che Dominic Thiem è rimasto senza benzina a metà torneo.

Rafa ha difficoltà oggettive con queste condizioni, il suo dritto non svolazza come al solito. Anche il servizio è meno penetrante: in media, viaggia 6-7 km/h più lento rispetto al 2019. Tuttavia, i risultati sono sempre dalla sua parte. La qualità di Nadal è la capacità di adattarsi a ogni situazione: contro Schwartzman ha cambiato la posizione in risposta, avvicinandosi al campo sia sulla prima che sulla seconda palla. Risultato: ha colto un break dopo l'altro. Inoltre, le smorzate dell'argentino non hanno avuto troppo successo. La grandezza sta nei dettagli e Nadal, al di là della credenza popolare, è anche un grande stratega. Dovrà adattarsi anche alle problematiche che arriveranno da Djokovic, suo avversario più grande. Quello che ha incontrato più spesso, quello che lo ha battuto più volte. Quello che gli ha portato via il record di titoli Masters 1000 e che vorrebbe scipparne altri.

La rivalità Nadal-Djokovic è quella ad aver vissuto più episodi nell'Era Open
2015: l'unica vittoria parigina di Djokovic contro Nadal

Ma che partita sarà? I due si conoscono perfettamente, ma in quest'occasione la spunterà chi saprà adattarsi meglio alle condizioni e alle aspettative della storia. “Di certo è la situazione è diversa rispetto a quella che troviamo a maggio e giugno – sostiene Djokovic – penso che potrebbe essere meglio per me, visto che la palla non rimbalza sopra l'altezza della spalla”. E allora c'è da credere che proverà a togliergli il tempo. Pochissimi giocatori riescono a mettere i piedi in campo sulla terra battuta come riesce a Djokovic: qualità fondamentale contro Nadal. Non dovrebbero esserci grosse differenze sul piano atletico: se è vero che la semifinale di Djokovic è andata al quinto, in realtà è rimasto in campo soltanto 45 minuti in più. Per arrivare in finale, Nadal ha giocato 13 ore e 13 minuti contro le 14 ore e 36 di Djokovic. Da parte sua, il serbo ha tirato molti più colpi vincenti (249 a 181).

Per Nole sarà fondamentale la percentuale di prime palle in campo, poiché è molto efficace quando la mette (75% di punti vinti contro il 68% di Nadal), mentre lo spagnolo difende meglio di lui la seconda (63% a 53%). C'è poi un altro dato in cui lo spagnolo sembra avere qualcosa in più: l'efficacia nel trasformare le palle break. A oggi ne ha sfruttate il 79% (38 su 48), mentre Djokovic si limita al 53%. Va detto che la percentuale si è tragicamente abbassata contro Tsitipas. Nel terzo e nel quarto set era piombato in una lunga serie di occasioni perdute. Alla fine, tuttavia, ha vinto lui. Ma adesso i calcoli contano poco: domenica 11 ottobre, sul Philippe Chatrier, si giocherà una delle partite più importanti degli ultimi anni. E a tennis, per fortuna, si gioca ovunque tranne che sulla carta.