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AUSTRALIAN OPEN

La resurrezione di Thanasi Kokkinakis

Le stelle non sempre si spengono, a volte semplicemente si oscurano prima di tornare a brillare. Come nel caso di Thanasi Kokkinakis che, dopo un’infinita serie di infortuni, chiede solo di avere un’altra chance

di Emy Damiani
11 febbraio 2021

Il giovane Thanasi, figlio di immigrati greci, era considerato una delle promesse del tennis mondiale. Nel 2013, da wild card è arrivato in finale all’Australian Open junior, persa contro l’amico e coetaneo, Nick Kyrgios. Ma da quel momento è cominciata la sua travagliata storia: prima ha subìto una frattura da stress alla schiena che l’ha bloccato per sei mesi. Successivamente, allo US Open junior ha raggiunto nuovamente la finale, questa volta persa contro Borna Coric. Nel 2014 l’esordio tra i pro al torneo di Brisbane, dove ha superato le qualificazioni, prima di perdere da Lleyton Hewitt. La prima vittoria è arrivata subito dopo a Melbourne, contro Igor Sijsling. Fin qui, la giovane stella di chiare origini greche, sembrava lanciata a una brillante carriera, con l’ingresso nella top 100 giunto la stagione successiva.

Qui il tracollo. A causa di una serie di infortuni, Kokkinakis è rimasto in panchina dalla fine del 2015 fino al maggio del 2017, con l’eccezione di un unico match, giocato e perso alle Olimpiadi di Rio contro Gastao Elias. Prima un problema alla spalla destra, con tanto di operazione chirurgica, poi uno strappo ai pettorali e poco dopo un infortunio agli addominali che l’ha tenuto fermo per altre 18 settimane. Finiti gli acciacchi, ha cominciato una difficile risalita che sembrava terminata nel 2018, con la vittoria su Roger Federer al torneo di Miami Open: n.175 del mondo, è il tennista con la classifica più bassa ad aver sconfitto lo svizzero. Da contraltare, l’ennesimo infortunio, questa volta all’anca sinistra e, per non farsi mancare nulla, un’altra bua al ginocchio.

Gli highlights della più bella vittoria di Thanasi Kokkinakis in carriera, quella su Roger Federer a Miami nel 2018
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«È senz’altro positivo perseverare. Gli ultimi anni sono stati molto impegnativi, ma guardo i momenti in cui ho avuto successo per alimentarmi il più a lungo possibile»

Ma Kokkinakis non è mai riuscito a trovare pace: nel 2019 ha disputato solamente sei incontri, l’anno scorso, in una stagione già compromessa dal Covid-19, è stato completamente assente a causa di una febbre ghiandolare. Il tempo passa e le occasioni per tornare in alto diminuiscono. A un certo punto Thanasi prende in considerazione l’ipotesi del ritiro, ma una vocina lo sprona a continuare: «È senz’altro positivo perseverare. Ci sono stati alti e bassi e gli ultimi anni sono stati molto impegnativi. Ma guardo i momenti in cui ho avuto successo e le sensazioni che ho assaporato nel giocare e qualche bella vittoria. Le uso per alimentarmi il più a lungo possibile, anche se non posso farlo per sempre. Quindi, anche se a volte sono in difficoltà, mi aggrappo a quei momenti per andare oltre».

Tanti altri al posto suo avrebbero mollato, lui no. Così Kokkinakis, dopo la sua odissea durata sei anni, è arrivato alla sua Itaca: l’Australian Open 2021. Grazie a una wild card, l’Ulisse australiano è tornato a vincere un match in un torneo dello Slam, contro il coreano Soonwoo Kwon. Per qualcuno sarebbe stato un match di routine, per Kokkinakis è qualcosa di speciale. Per questo non è riuscito a trattenere le lacrime a fine partita: «Sono così felice: giocare con quell’energia ed essere in grado di vincere mi ha ripagato di tutto il lavoro svolto, di tanto dolore sopportato».

Attualmente n.267 del mondo, è sceso in campo senza uno sponsor (in merito al suo outfit ha dichiarato «Sono andato da Chadstone e ho comprato alcune magliette per 6 dollari. Ho provato a ordinarne altre online ma mi hanno cancellato l’ordine») e si è definito un blue-collar, un operaio. Con questa umiltà è sceso in campo contro uno dei favoriti del torneo, Stefanos Tsitsipas e l’ha trascinato al quinto set, in match da rollercoaster, sintesi perfetta della sua carriera. Gli elogi di Tsitsipas non sono mancati: «È un grande combattente e ha grande talento, un potenziale che deve sfruttare. Mi sono davvero divertito in questa battaglia con lui. È bello che sia tornato». Kokkinakis è apparso felice anche solo di godere (finalmente) di buona salute. La perseveranza lo ha ripagato di tanta sfortuna e lui non vede l’ora di provarci ancora. «To have another crack». In bocca al lupo, Kok.