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IL PERSONAGGIO

Jannik Sinner, tra Vogue e un futuro da star

Già intervistato dalla mitica rivista di moda, Jannik Sinner sembra più che un predestinato. È il più giovane tra i top-100 ATP e i numeri sostengono che abbia il rovescio più pesante del circuito. Tanti piccoli indizi inducono all'ottimismo. E forse potremo mettere in soffitta il rimpianto che Boris Becker non sia nato a Merano...

Riccardo Bisti
13 luglio 2020

Prima di essere intervistato da Matteo Codignola per l'edizione di Vogue Italia dello scorso febbraio, Jannik Sinner non sapeva chi fosse Mick Jagger. Glielo hanno spiegato mentre stava iniziando lo shooting fotografico diretto da Max Vadukul. “Qualche giorno fa, chi ti sta immortalando ha fotografato Mick Jagger”. “È uno famoso, vero?” ha risposto Jannik, col candore dei suoi 18 anni. Gliel'hanno spiegato e ha ringraziato. Come a dire – scrive Codignola – che prima o poi quell'informazione potrebbe servirgli. Per vincere, ovviamente. Adesso: paragonare i Rolling Stones agli 883 può sembrare un tantino blasfemo (anzi, lo è), ma la citazione è d'obbligo. Una trentina d'anni fa, quando Jannik non era nemmeno nei pensieri dei suoi genitori, il duo Pezzali-Repetto spopolava con la hit Hanno Ucciso l'Uomo Ragno, nel cui testo c'era la frase che mette in relazione gli 883, Sinner e Jagger.

Le facce di Vogue sono miti per noi”. Come a dire che mettere piede su quelle pagine è un passaggio decisivo, la transizione da essere umano a mito. Senza aver vinto tornei ATP (se non le Next Gen Finals), e con una classifica intorno alla 70esima posizione, Sinner si è già preso intervista e servizio fotografico sulla versione italiana del magazine fondato nel 1892 da Arthur Baldwin Turnure. Insomma, c'è tutto per la creazione di un mito. Anzi, forse lo è già. La stessa Maria Sharapova (nell'ultima parte della carriera allenata da Riccardo Piatti, demiurgo del progetto Sinner) ha scelto proprio Vogue per comunicare il suo ritiro dal tennis giocato.
Solo i miti possono.

Jannik Sinner ospite a "Che Tempo che fa", la nota trasmissione condotta da Fabio Fazio

Non è (ancora) così, ma secondo alcuni parametri sembrerebbe che abbia già il miglior rovescio in circolazione. Di sicuro, il più pesante. Djokovic, Wawrinka e tutti gli altri sono avvisati.

Per ora, il palmares di Yannik è ancora vuoto. Eppure vanta già una considerazione totale. E globale. Prendiamo Edwin Weindorfer, organizzatore della maxi-esibizione di Berlino, al via oggi (diretta TV su Eurosport): non ci ha pensato due volte a invitarlo. Avere Sinner, evidentemente, ha già un certo valore commerciale. Specie se lo affianchi a campioni come Thiem, Haas, Zverev e Kyrgios. E pazienza se gli ultimi due hanno dato forfait. Peggio per loro. Sinner è un mito perché le statistiche sono dalla sua. Non è (ancora) così, ma secondo alcuni parametri sembrerebbe che abbia già il miglior rovescio in circolazione. Di sicuro, il più pesante. Djokovic, Wawrinka e tutti gli altri sono avvisati.

Secondo i numeri raccolti da Craig O'Shannessy, Sinner tira il rovescio più arrotato del circuito. E rotazione mischiata a potenza, beh, significa pesantezza di palla. Con 69,1 miglia orarie di media (equivalente di circa 112 km/h) il rovescio di Sinner è il quinto più veloce del tour. Tra i big, soltanto Nadal picchia più forte di lui. Le statistiche comprendono quei tennisti che hanno giocato almeno dieci partite nel circuito maggiore, tra il 2018 e il 2020, su un campo in cui fosse presente la tecnologica Hawk-Eye. Oltre a dirci se una palla è dentro o fuori, occhio di falco fornisce un mucchio di dati statistici. Pane quotidiano per i coach, materiale da chiacchiera per gli appassionati, dati interessanti per i giornalisti. In attesa di conoscere l'evoluzione delle statistiche, accontentiamoci delle sensazioni.

Anni fa, Rino Tommasi si disperava perché Boris Becker non era nato a Merano. Qualche decennio dopo, il destino potrebbe averci indennizzato. E chissà che non potremmo benedire San Candido, in Alta Pusteria, 3.000 abitanti a meno di 10 km dall'Austria.

  • 1858
    I giri al minuto che effettua una pallina dopo un rovescio di Jannik Sinner. Secondo i numeri, quello dell'altoatesino è il rovescio più arrotato del circuito ATP.

Chi scrive ha visto Sinner per la prima volta nel febbraio 2019, durante il Challenger di Bergamo. Era accompagnato da Cristian Brandi, storico allievo e poi collaboratore di Riccardo Piatti (tra l'altro, di recente è diventato Elite Coach del Piatti Tennis Center di Bordighera). Faceva parte del gruppo anche Viktor Galovic. Guarda caso, fu proprio Galovic il più vicino a batterlo, negli ottavi di finale. A parte questo, un dominio. Non fece vedere palla a Quinzi nei quarti e a Marcora in finale. Vederlo dal vivo fu una visione: facilità di gioco impressionante, timing eccezionale. Bastò qualche game per capire che l'altoatesino, a quel livello, non c'entrava nulla. E all'improvviso trovarono senso le sue parole di qualche mese prima, quando in un'intervista con Marco Caldara diceva che il suo obiettivo per il 2019 era vincere un paio di ATP Challenger. Sembrava una frase buttata lì, troppo ambiziosa per essere vera. In fondo non aveva quasi risultati, poi aveva iniziato la stagione senza particolari squilli.

Invece aveva ragione lui, anzi, era stato fin troppo prudente. Ne ha vinti tre e ha chiuso la stagione vincendo le Next Gen Finals davanti a 5.000 milanesi in delirio. Nelle cinque partite all'Allianz Cloud, ha messo tra sé e gli altri un divario da cannibale. Ancora una volta, certificato dal suo colpo migliore. Il suo rovescio viaggiava a 75,3 miglia di media. Oltre sette in più rispetto a tutti gli altri. Il più potente andava a 80,2. Come se non bastasse (a proposito di timing), lo ha tirato con i piedi dentro il campo nel 23% dei casi. Gli altri, il 12%. A specchio, la statistica opposta: ha colpito a più di due metri dalla riga soltanto il 13% delle volte. Gli altri, il 31%. Anche l'ATP ha deciso di spingere forte su questo ragazzo dai capelli rossi, sguardo intelligente e la semplicità del teenager che però sta crescendo in fretta. In un recentissimo focus sul sito ATP, c'è una sua breve intervista in cui spiega come non abbia toccato una racchetta per un anno.

ROVESCI PIÙ ARROTATI DEL TOUR ATP (*)

Jannik Sinner - 1858
Martin Klizan - 1840
Felix Auger Aliassime - 1825
Pablo Cuevas - 1735
John Millman – 1680

(*) giri al minuto. Rafael Nadal si attesta a 1252, Roger Federer a 548 perché gioca tanti colpi in slice e questo influisce sulla media.

ROVESCI PIU POTENTI (*)

Nikoloz Basilashvili - 71,2 mph
John Millman - 70,2
Rafael Nadal - 69,8
Ugo Humbert - 69,2
Jannik Sinner - 69,1

(*) Velocità calcolata in miglia orarie. Tra i 94 giocatori in lista, la velocità media è 66 mph
La finale delle Next Gen Finals 2019, in cui Sinner non ha lasciato scampo ad Alex De Minaur

Papà Johann lo aveva iniziato al tennis intorno ai 3-4 anni, ma quando ne aveva 7-8 aveva quasi smesso. Era bravissimo a sciare (“Nella nostra zona, lo sci è lo sport numero 1”) e giocava anche a calcio. “Dai, fai ancora un tentativo" gli ha detto papà-nostradamus. Risultato? Qualche anno dopo, lasciando famiglia, amici e due sport che amava, si è trasferito a Bordighera per farsi visionare da Riccardo Piatti. “Mi ha visto giocare e ha detto che sì, ero bravo e avrei potuto giocare a tennis. C'erano anche altri coach a vedermi. È stato molto importante per confermarmi che avevo fatto la scelta giusta. Adesso Riccardo è sempre con me”. Il curriculum del coach comasco è ben noto, ed è inutile ricordarlo. Non lo dice perché è troppo intelligente, ma c'è l'impressione che con Sinner possa ottenere quei successi mai raggiunti neanche con i suoi migliori allievi: Ivan Ljubicic, Richard Gasquet e Milos Raonic. Il lockdown ha bloccato un po' tutto, ma non ha certo cambiato le ambizioni dell'altoatesino. Quest'anno aveva l'obiettivo di giocare 60 partite: non sarà fisicamente possibile, ma è solo una questione di quando, non certo di se. C'è da essere ottimisti anche in virtù di tanti piccoli dettagli. Per esempio, la scelta di farsi rappresentare da Starwing Sport, società di gestione guidata da Lawrence Frankopan, che già segue campioni come Wawrinka e Monfils. A Sinner hanno assegnato il croato Tomislav Poljak.

Vien da pensare che sia un'ottima cosa avere un manager straniero, non inquinato dall'ambiente italiano, laddove le vittorie hanno mille padri e le sconfitte sono sempre orfane. E poi la sua risposta a Codignola, quando gli ha chiesto chi fosse il tennista che ama di più vedere, è un capolavoro. Ti saresti aspettato una risposta standard. Invece no: “Kei Nishikori”. Eh? “Perché mi piace come sta in campo”. Uno che risponde così sarebbe un mito a prescindere. Ma questo, a Jannik, interessa poco: lui vuole diventare un mito per i risultati sul campo. E non avere timori reverenziali è un ottimo biglietto da visita. “Ti sei allenato con Federer, com'è stato?” “Normale”. Non hai avvertito nulla, neanche un po' di emozione?” “Quello potrebbe succedere se lo affrontassi in partita. Per ora non è ancora successo”. Di questo passo, c'è da attendersi un'ulteriore intervista su Vogue. Per ragioni diverse dalla prima, magari sulla versione internazionale. E in un futuro nemmeno troppo lontano. Anni fa, Rino Tommasi si disperava perché Boris Becker non era nato a Merano. Qualche decennio dopo, il destino potrebbe averci indennizzato. E chissà che non potremmo benedire San Candido, in Alta Pusteria, 3.000 abitanti, laddove Jannik è nato. Da lì, la Strada Statale 49 ha bisogno di meno di dieci chilometri prima di sfociare in Austria. Stavolta c'è andata bene.