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IL CASO

“Il tour è diventato triste e noioso”. Ma bisogna andare avanti...

La dura opinione di Benoit Paire è comprensibile, ma il tennis ha esaurito i suoi bonus: lo spettacolo deve andare avanti, anche chiedendo sacrifici ai suoi protagonisti. Secondo Shapovalov, gli obblighi con gli sponsor sono l'unico incentivo a proseguire l'attività. "Altrimenti molti si sarebbero fermati"

Riccardo Bisti
23 marzo 2021

Il giocatore più discusso delle ultime settimane è stato Benoit Paire. Il francese, tuttavia, non si è fatto notare per i risultati sul campo, bensì per un atteggiamento poco professionale e dichiarazioni che hanno fatto discutere. In sintesi, ha ammesso che il tennis non è una sua priorità e che – in questo momento – utilizza il circuito ATP come un bancomat. Il caso Paire è deflagrato durante il torneo di Buenos Aires, in cui ha perso il controllo durante il match contro Francisco Cerundolo. Avanti di un set, ha contestato una palla e se l'è presa vigorosamente con il giudice di sedia Nacho Forcadell. La protesta non ha dato risultati, così ha pensato bene di sputare sul segno della palla discussa. È stato l'inizio di un crollo mentale che lo ha portato a perdere deliberatamente gli ultimi game, peraltro con un atteggiamento sfacciato.

Intendiamoci: Paire è sempre stato così. Non ha mai amato la professione in senso stretto, ammettendo di giocare più per il pubblico e per il divertimento che per la competizione in sé. In altre parole, ama i benefici della professione (soprattutto economici) ma non è troppo disposto ad affrontarne i costi. Tuttavia, la questione è più profonda. Dopo la sconfitta a Santiago contro Holger Rune, ha pubblicato una lunga riflessione su Instagram. “Il circuito ATP è diventato triste, noioso e ridicolo. So che mi direte che non mi rendo conto di quanto sono fortunato e bla bla bla, ma giocare a porte chiuse in stadi senza alcuna atmosfera non è il motivo per cui gioco a tennis. E poi dover alloggiare in un hotel o in un tennis club senza la possibilità di uscire, altrimenti si rischia una multa... quale piacere più esserci nel viaggiare? Per me, il tennis è diventato una professione senza alcun sapore”.

ASICS ROMA
"Molti tennisti continuano a giocare perché abbiamo degli obblighi con gli sponsor e contratti che non possono essere disattesi. È il motivo per cui il circo va avanti, altrimenti molti giocatori sarebbero rimasti a casa"
Denis Shapovalov
La chiamata che ha fatto uscire di testa Benoit Paire a Buenos Aires

Con estrema franchezza, il francese ha fotografato situazioni e problematiche reali. Se è vero che gli eventi a porte chiuse ci sono in tutti gli sport, nelle competizioni a squadre non c'è il senso di solitudine che può dare il tennis. Paire non è l'unico ad aver manifestato disagi di vario tipo: nelle ultime settimane, le dichiarazioni di Elina Svitolina, Filip Krajinovic e Denis Shapovalov andavano in questa direzione. Per definizione, i giocatori sono piuttosto egoisti e non hanno mostrato particolare interesse per quanto accade al di fuori del loro mondo. Per i più forti, l'unico danno può essere l'interruzione dell'attività. Scendendo di livello, tuttavia, c'è chi è finito sull'orlo del ritiro. Per non parlare – senza cadere in demagogia – di milioni di persone in tutto il mondo. Detto questo, è umano provare disagio e il tennis sembra essere entrato in una fase di acuta stanchezza da COVID. C'è chi ha scelto di prendersi una pausa a tempo indeterminato: è il caso di Gilles Simon.

Non ho più il cuore per giocare e viaggiare in queste condizioni – ha detto l'ex top-10 – purtroppo devo prendermi una pausa per preservarmi mentalmente, sperando che il morale torni il prima possibile”. Più o meno in contemporanea, il suo connazionale Jo Wilfried Tsonga ha ripreso a giocare dopo un anno di stop per infortunio. Neanche il tempo di giocare un paio di partite, ed ecco spuntare la frustrazione. “Non siamo motivati, non c'è alcun divertimento”. Ha preso posizione anche Denis Shapovalov: svuotato dall'esperienza della quarantena australiana, ha scelto di impostare la programmazione privilegiando tornei dove non aveva mai giocato, in modo da preservare il senso di novità. Se poi non ci sono bolle di biosicurezza in cui infilarsi, beh, ancora meglio. “Molti tennisti continuano a giocare perché abbiamo degli obblighi con gli sponsor e contratti che non possono essere disattesi – ha detto – è il motivo per cui il circo va avanti, altrimenti molti giocatori sarebbero rimasti a casa”.

I tennisti fanno sempre più fatica a giocare in stadi desolatamente vuoti
Effetti collaterali da pandemia: Novak Djokovic manda i consueti abbracci ... a un pubblico che non c'è

Era inevitabile che prima o poi il malumore sarebbe emerso: il circuito è ripartito lo scorso agosto, dunque circa sei mesi fa. Il tempo di toccare con mano come sarebbe stata la vita, ed ecco spuntare le lamentele. Durante l'Australian Open, Novak Djokovic e altri giocatori avevano ipotizzato la creazione di una bolla in stile NBA. Lo scorso anno, il campionato di basket americano è potuto terminare grazie a un ambiente protetto realizzato nella zona di Orlando. È stato un successo, ma a costi enormi: 180 milioni di dollari. Giusto una lega straricca come la NBA avrebbe potuto permetterselo. Neanche i tornei del Grande Slam, che pure muovono un giro d'affari importante, possono sostenere una spesa simile. Figurarsi i circuiti ATP-WTA. Al disagio generalizzato, si accompagna un dibattito sulle norme transitorie. Da una parte ci sono i prize money fortemente ridotti, dall'altra un sistema di classifica che tutela in misura eccessiva chi si trova già in buona posizione, oltre a chi rimane ai box. Alexander Zverev ha parlato di disastro alludendo alla posizione di Roger Federer (anche se, curiosamente, lo sorpasserà tra due settimane a prescindere dai risultati di Miami). Come vi abbiamo già spiegato, i giocatori potranno conservare il 50% dei punti conquistati nel 2019 fino addirittura a Ferragosto 2022. È evidente che le classifiche saranno falsate, rendendo difficile la scalata per i giocatori di più bassa classifica.

Anche i tornei soffrono. In particolare, il circuito ITF femminile sta affrontando una crisi senza precedenti. Mentre il circuito Challenger garantisce un discreto numero di tornei, e anzi sono spuntate alcune nuove tappe, ci sono settimane in cui – al di sotto delle tappe WTA – ci sono soltanto tornei da 15.000 dollari di montepremi. Un disastro. Un paio di mesi fa via abbiamo raccontato la storia di Francesca Jones, la giovane britannica capace di qualificarsi all'Australian Open nonostante una malformazione che l'ha fatta crescere con alcune dita in meno. Quel risultato, unito a un turno passato in un torneo WTA, le ha permesso di guadagnare appena 40 posizioni. In altri momenti, sarebbero state molte di più. “È vero che è più difficile salire, però è anche vero che si può giocare con la certezza di non avere nulla da perdere” ha detto la Jones. Non tutti la pensano come lei, visto che il Miami Open ospiterà un torneo fortemente depotenziato, con circa 30 cancellazioni. A poche ore dal via, tra l'altro, è giunto il forfait di Serena Williams in campo femminile. La situazione è difficile, triste, e senza reali soluzioni se non l'attesa di fine pandemia. Anzi, diversi tornei stanno facendo i salti mortali per garantirsi la presenza di un po' di pubblico. Tuttavia, i fatti delle ultime settimane ci hanno dato una risposta forte e chiara: con i cinque mesi di stop, il tennis si è giocato tutti i suoi bonus. Adesso non ci si può più permettere di fermarsi. Show Must Go On, avrebbero cantato i Queen.