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L'EVENTO

Il sorriso verde di Gaiba incorona una stellina americana

La vittoria della 19enne Ashlyn Krueger ha suggellato la seconda edizione del Veneto Open, suggestivo evento sull'erba naturale. C'era grande attesa per la qualità dei campi dopo le perplessità dell'anno scorso: l'esame è stato superato. Sollievo per le giocatrici, soddisfazione per gli organizzatori, gioia per il pubblico. L'obiettivo è consolidarsi come WTA 125, ma sognare non costa nulla...

Da Gaiba, Carlo Binder (Foto Creativite Idea)
27 giugno 2023

Siamo nel pieno degli esami di maturità, passaggio indimenticabile per gli studenti sui banchi di scuola, ma non solo: metaforicamente viveva un arduo impegno anche il piccolo paese di Gaiba, sede della seconda edizione del WTA 125 denominato Veneto Open. C’era attesa e non poca pressione sugli organizzatori, chiamati a miglioramenti significativi soprattutto rispetto alla qualità della superficie: la risposta è stata molto determinata, di chi dai suoi errori ha saputo imparare, anche con il supporto dei maggiori esperti. Elia Arbustini, direttore del torneo: “Nonostante il grande entusiasmo dettato dall'esordio, era evidente che i campi avessero problemi; già dopo pochi giorni, grazie al forte incoraggiamento del Board WTA che tanto crede nel potenziale di questo progetto, abbiamo ottenuto il supporto del capo agronomo del ATP 250 di Maiorca e consulente di Wimbledon Gordon Johnstone, che ci ha affiancato tutto l’anno. Il percorso è all'inizio ma i miglioramenti sono evidenti, confermati sia dallo staff WTA sia soprattutto dalle giocatrici, in primis Tatjana Maria che tornava con noi”.

Proprio come Sara Errani, che a Gaiba si è presentata in compagnia di Roberta Vinci: “Vedere queste campionesse che hanno vinto tutto – prosegue Arbustini - palleggiare sui nostri campi, e tra l’altro assieme dopo tanti anni, è stata un’emozione difficile da descrivere; il loro placet a inizio torneo è stata un’ulteriore iniezione di fiducia, così come quello della capitana Garbin”. Una struttura permanente per l’hospitality, tribune ampliate che complessivamente superano i 1.000 posti a sedere (cifra superiore al numero degli abitanti di Gaiba!), oltre ai teloni pronti a fronteggiare lo spauracchio grandine di metà settimana: il circolo detto affettuosamente “Gaibledon” si migliora e dimostra di volersi meritare una collocazione così importante. “L’idea di non fermare il sogno c’è, ma al momento l’obiettivo è consolidare bene la nostra dimensione 125, migliorare ancora i campi, mantenere l’atmosfera per il pubblico e per le giocatrici top, perché tornino volentieri come quest’anno. Poi, pensare in grande non costa nulla… guardando da dove siamo partiti, perché no?” conclude sorridendo Arbustini.

Roberta Vinci ha apprezzato l'atmosfera e le strutture trovate a Gaiba

«Il nostro territorio vive una vetrina eccezionale: siamo in diretta TV, veniamo citati da Wimbledon, il Washington Post ed ESPN ci hanno quotidianamente dedicato spazio» 
Nicola Zanca
ASICS ROMA

C’è molto di questa mentalità nella piccola magia di questo Circolo, nell’idea visionaria di chi, una dozzina di anni fa, ha figurato la trasformazione di campi di calcio in disuso nel primo circolo in Italia con campi da tennis in erba naturale. E che oggi, con una punta di fierezza, può esporre all’ingresso del paese il cartello “Gaiba – paese del tennis su erba”. “All’inizio – ricorda trasognato il Sindaco ed ex Presidente del circolo, Nicola Zanca – vi era poco più di un campo e un telone, ma con affisso un grande motto di Enzo Ferrari: "Se lo puoi immaginare, lo puoi fare". E noi lo abbiamo fatto, crescendo un passo alla volta dal livello locale, al nazionale, all’ITF maschile fino al grande successo di oggi, che comunque è ancora un punto di partenza. Questo è un risultato per il territorio, abbiamo il supporto di tutte le istituzioni – dalla provincia di Rovigo, alla Regione, a Confidustria Veneto est – ma tutti qui ormai respiriamo tennis, abbiamo promosso il tennis giovanile in tre piazze e gemellaggi in Europa; perfino la Scuola dell’infanzia, che ha accompagnato in campo le finaliste, ha un nome evocativo, “Pinco Pallina”. Qui lavora una squadra di volontari infaticabili, affiatata, che si è consolidata nel tempo, e lo spirito di familiarità è un nostro grande punto di forza, tanto apprezzato anche dalle giocatrici”.

È sempre questa sensazione di un paradossale stuzzicante contrasto, ciò che pervade chi ha frequentato il circolo nei giorni del torneo; una specie di ossimoro impossibile, che vede proiettato questo minuscolo comune nella ristrettissima cerchia dei sette tornei su erba in preparazione a Wimbledon, in calendario accanto a Birmingham e Berlino; che vede giocatrici che fanno tappa tra il Roland Garros e i Championships, tra cui una ex n.4 e vincitrice Slam come Sofia Kenin, e due semifinaliste major - Maria e Wickmayer - protagoniste di un quarto di lusso (alla prima, sconfitta in finale, sarebbe toccata poche ore dopo la n.1 Swiatek a Bad Homburg); il tutto nel contesto complessivo di un tabellone con diverse top-150 e oltre 15 paesi rappresentati. “Sembra una favola – aggiunge Zanca – ma è anche un piccolo manifesto per chi vuole immaginare in grande; oggi il nostro territorio vive una vetrina eccezionale, siamo in diretta TV, veniamo citati da Wimbledon, il Washington Post ed ESPN ci hanno quotidianamente dedicato spazio; abbiamo avuto ospiti la capitana della nazionale e la nostra n.1 Cocciaretto che, pur non iscritta al torneo, ha scelto di trascorrere due giorni sui questi prati per familiarizzare con la superficie. A raccontarlo sembra impensabile ma tutto ciò è avvenuto, stiamo crescendo e ora ci aspettano sfide sempre più ambiziose.”

Classe 1987 e madre di due figli, Tatjana Maria è ancora decisamente competitiva

Il pubblico ha risposto con grande entusiasmo al secondo appuntamento con il Veneto Open

E magari farà anche meno sensazione quando il cancello sarà varcato da qualche Vip, come accaduto con il portiere dell’Atletico Madrid Jan Oblak, presente nell’angolo di Olga Danilovic (il cui cognome, a pochi chilometri da qui, provoca ancora non pochi brividi). Sul campo è mancato l’acuto tricolore: qualche vittoria di prestigio (Pigato sull’ex top-20 Konjuh e Brancaccio su Bara), menzione per Stefanini stoppata nei quarti dalla futura vincitrice, oltre alla già citata emozionante “reunion” delle Chichis, con Sarita tuttavia incapace di ripetere la finale della scorsa edizione. Nonostante questo c'è stata un'ottima risposta del pubblico, che ha potuto ammirare un tennis di cresciuto livello (i campi quest’anno hanno permesso scambi decisamente più lunghi), e gustarsi una finale intrigante: un contrasto di stili e di generazioni, tra il gioco tutto liftato della veterana top-seed Tatiana Maria, e l’altissima e talentuosa americana Ashlyn Krueger, classe 2004 (17 anni di differenza tra le due) dotata di grande potenza ma anche di notevole acume tattico.

La Krueger ha vinto in rimonta sia l’ultimo atto, disinnescando via via gli slice e i back della sua esperta avversaria attaccando con grande efficacia, sia in semifinale, quando ha girato il match contro un altro interessantissimo prospetto a stelle e strisce, la coetanea amica-rivale Robin Montgomery, già campionessa allo Us Open junior 2021 (e sua compagna nella vittoria in doppio nella stessa edizione). 3-6 6-4 7-5 il punteggio conclusivo, per l’emozionatissima teenager alla sua prima vittoria sul circuito maggiore: “Non ho mai giocato in un’atmosfera simile, lei è fortissima sull’erba e sono entusiasta per come ho svoltato il match adattando il mio gioco. Questo torneo mi esalta e mi dà notevole fiducia per le qualificazioni di Wimbledon; certamente mi rimarrà nel cuore, e tornerò a difendere il titolo”. “A star is born”? forse è prematuro, ma le doti e l’attitudine per un’ottima carriera sembrano esserci tutte, così come per tanti altri talenti visti sull’erba di Gaiba. Che, con umiltà e passione, continua a rendere la sua idea pazza, il suo progetto-favola, sempre più scintillante. Confermarsi si sa è ogni volta più difficile, ma Arbustini e il suo staff dichiarano di non porsi alcun limite. “Se lo possono immaginare…”