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COPPA DAVIS

Il giusto privilegio di Matteo Berrettini

Il numero 1 azzurro salterà la trasferta in Slovacchia, troppo scomoda per la sua programmazione. Ci saranno Sonego e Fognini: il primo si sottoporrà a un tour de force, il secondo rinuncerà a una settimana di tornei. Berrettini ha conquistato a suon di risultati il potere di programmarsi come vuole. In futuro sarà così anche per Sinner.

Riccardo Bisti
4 febbraio 2022

Il comunicato stampa istituzionale prova a smorzare sul nascere il potenziale fuocherello di polemiche sulla mancata convocazione di Matteo Berrettini dal turno preliminare di Coppa Davis. I prossimi 4-5 marzo, l'Italia sarà impegnata in Slovacchia per assicurarsi un posto alle Davis Cup Finals, di cui non si conoscono ancora le sedi dei gironi e della fase a eliminazione diretta (l'indiscrezione su Abu Dhabi non è stata smentita, ma risale ormai a due mesi fa). A meno di 48 ore dall'ospitata del romano alla prima serata del Festival di San Remo, giunge notizia che a Bratislava andrà la stessa formazione che ha perso nei quarti della passata edizione: Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Fabio Fognini, Lorenzo Musetti e Simone Bolelli. Siamo stati facili profeti: sin dal giorno del sorteggio avevamo sollevato dubbi sulla presenza di tutti i big azzurri, vista la scomodità logistica della trasferta. Non tanto per la distanza di Bratislava dall'Italia, quanto per la collocazione in calendario.

Poche ore dopo scatterà il Masters 1000 di Indian Wells, e nelle settimane precedenti i giocatori saranno impegnati in altri tornei. Sin da quando Berrettini aveva firmato un accordo con il torneo di Rio de Janeiro (e la settimana successiva sarà ad Acapulco), la sua presenza era da considerarsi in bilico. Perché avrebbe dovuto fare Brasile-Messico-Slovacchia-Stati Uniti? Infatti, non lo farà. “È una scelta che ho condiviso con i giocatori – dice il capitano Filippo Volandri nelle dichiarazioni ufficiali – ancora una volta dimostriamo un fortissimo spirito di squadra che credo possa fare la differenza. Matteo sarà sicuramente disponibile nel prossimo incontro, nel caso in cui dovessimo vincere”. A gettare altra più acqua sul fuocherello, le frasi di Berrettini: “D'accordo con noi giocatori, il capitano ha deciso che in questa occasione giocheranno Sinner, Sonego, Fognini, Bolelli e Musetti. Ovviamente farò il tifo per loro e li supporterò anche da lontano. Dobbiamo vincere per guadagnarci ancora una volta le finali, quando spero di tornare ad affiancare i miei compagni”.

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«Ancora una volta dimostriamo un fortissimo spirito di squadra, che credo possa fare la differenza. Matteo sarà sicuramente disponibile nel prossimo incontro, nel caso in cui dovessimo vincere» 
Filippo Volandri

Il team azzurro che i prossimi 4-5 marzo sfiderà la Slovacchia a Bratislava

Si tratta di una scelta normalissima: il rapporto costi-benefici di un'eventuale trasferta a Bratislava sarebbe molto svantaggioso per il nostro numero 1. E la Slovacchia (la cui formazione sarà annunciata oggi dal capitano Tibor Toth nel corso di una conferenza stampa) è troppo debole per noi, anche in virtù della loro incomprensibile scelta di giocare sul cemento indoor. Non avrebbe senso costringere Berrettini a fare due voli intercontinentali in pochi giorni per sfidare, con tutto il rispetto per validi professionisti, Alex Molcan e Norbert Gombos. I cinque prescelti di Volandri dovrebbero essere più che sufficienti. L'unica stonatura è un passaggio della frase istituzionale di Volandri: “ancora una volta dimostriamo un fortissimo spirito di squadra”. Uno dei concetti di “spirito di squadra” è tutti o nessuno. Al contrario, il privilegio della non convocazione è stato concesso soltanto a Berrettini, quando la programmazione di Sonego e Fognini sarà analoga a quella del romano, se non più dura. E allora ci si domanda perché concedere l'esenzione al solo Berrettini e non agli altri due. I fatti: Berrettini giocherà a Rio de Janeiro ed Acapulco, poi andrà direttamente a Indian Wells.

Lorenzo Sonego si trova già in Sudamerica, laddove oggi giocherà i quarti a Cordoba. Poi sarà a Buenos Aires, Rio de Janeiro e Acapulco. A quel punto giocherà in Davis, salvo poi tornare negli Stati Uniti per Indian Wells. Perché chiedere questo tour de force soltanto al torinese? Semplice: Berrettini ha acquisito un potere contrattuale fortissimo, che gli permette (giustamente) di fare quello che gli pare, stabilendo la sua programmazione in base a sacrosanti interessi personali. La finale a Wimbledon, la semifinale in Australia, i quarti a Parigi e New York e mille altri risultati fanno sì che sia la nazionale ad avere bisogno di lui, non viceversa. Funziona così ovunque, solo che in Italia non c'eravamo abituati e – fino a qualche anno fa – la convocazione in Coppa Davis veniva vista come una chiamata alle armi, con tanto di regolamenti (peraltro ancora in essere) che puniscono severamente chi sceglie di non giocare una o più partite. Un po' diverso il caso di Fognini: il ligure sarà a Buenos Aires e Rio de Janeiro, ma la settimana successiva non giocherà né ad Acapulco, né a Santiago. Evidentemente tornerà in Europa in anticipo per preparare la sfida di Davis. Per lui nessun tour de force, ma il sacrificio di rinunciare a una settimana di tornei che storicamente gli è favorevole: nel 2018 vinse a San Paolo (torneo poi sostituito da Santiago), mentre risale al 2013 una semifinale ad Acapulco.

Lorenzo Sonego giocherà a Buenos Aires, Rio de Janeiro e Acapulco prima di recarsi a Bratislava

Anche l'account Twitter della Coppa Davis aveva celebrato la presenza a San Remo di Matteo Berrettini

Insomma: tour de force per Sonego, piccola rinuncia per Fognini. Diverso il discorso per Lorenzo Musetti: abbandonata l'idea di andare in Sudamerica, sarà a Doha e Dubai. Dagli Emirati, ha senso transitare dalla Slovacchia prima di andare negli Stati Uniti (anche se il suo esordio a Indian Wells sarà pochi giorni dopo la sfida di Davis, visto che dovrà giocare il primo turno. Al contrario, Berrettini potrebbe esordire anche una settimana dopo la fine di Slovacchia-Italia). Nella speranza che si negativizzi in fretta, Sinner avrà una programmazione simile a Musetti: Marsiglia, Dubai, poi la Davis. Va da sé che l'altoatesino ha una posizione contrattuale simile a quella di Berrettini: già top-10, potrà stabilire la sua programmazione in piena autonomia senza che lo staff tecnico o la federazione possano dire nulla. La trasferta a Bratislava non intralcia più di tanto la sua logistica: non dovrà fare giri dell'oca in aereo, poi a Indian Wells avrà un bye al primo turno. Ma ci si domanda cosa avrebbe fatto se la trasferta fosse stata scomoda. Avesse giocato a Rio de Janeiro e Acapulco, come si sarebbe comportato?

Insomma: è certamente vero che tra i giocatori azzurri si è sviluppato un buon rapporto, ma il tennis rimane uno sport individuale in cui ognuno fa per sé. Ed è giusto così, a maggior ragione dopo lo svilimento della Coppa Davis firmata Kosmos. La nuova competizione non ha nulla a che vedere con la vera Davis, ma tant'è. In sintesi, gli azzurri sono ben lieti di onorare l'impegno, ma non si sentono obbligati a farlo se la Davis intralcia i loro programmi. Ed è giusto così. Poi entra in ballo la sensibilità personale: c'è chi per la nazionale sarebbe pronto a buttarsi nel fuoco, c'è chi la vive con meno passione. L'importante è che sia finito il tempo della retorica, secondo cui la maglia azzurra era “una linea di confine tra tra lo stare dentro e fuori il sistema”, come disse Angelo Binaghi al tempo del gran rifiuto di Simone Bolelli (Italia-Lettonia del 2008). Non ci saranno più casi Bolelli, casi Seppi, e nemmeno casi Fognini. E non crediamo proprio che Nicola Pietrangeli dirà più che un giocatore ha sputato sulla bandiera per aver saltato una partita. Grazie alla sua forza, Matteo Berrettini ha cambiato ogni paradigma.