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I destini incrociati di Nadal e Alcaraz

Il Re di Spagna e il suo successore. In altre parole, il Toro di Manacor e l’Eroe Murciano. Carlos Alcaraz sfida i record e la sua “ombra”, cercando di scrollarsi di dosso quel paragone che ormai gli hanno cucito addosso. E oggi i due si ritroveranno, uno contro l'altro.

Stefano Maffei
6 maggio 2022

“Il futuro non è scritto, l’unico destino è quello che ci creiamo” asseriva il leader dei ribelli John Connor nel celeberrimo film di James Cameron, Terminator. Non c’è dubbio che il giovane Alcaraz si sia costruendo il suo, ma è sorprendente che quanto stia allestendo collimi o addirittura prevarichi quello che gli astri avevano già previsto. Corre veloce, talmente veloce che per ritrovare la sua velocità di marcia occorre tornare indietro di ben 18 anni, quando un ragazzino proveniente dall’isola di Maiorca si consacrò al Grande Tennis battendo a Miami l’allora N.1 del mondo Roger Federer. Aveva solo 17 anni ed il suo nome era Rafael Nadal Parera. Solo un anno e mezzo dopo avrebbe guardato tutti dall’alto in basso in classifica, eccetto l’egemone svizzero. L’aura sprigionata da Alcaraz ricorda così tanto quella di Rafa da rappresentarne la perfetta mimesi, paragone giustificato da un ricorso di numeri incrociati a tratti sorprendente, e da una serie di casualità così bizzarre da convincersi che forse, insomma, non sono così casuali.

PATRIA ed EROI. Cominciamo col ricordare che l’idolo di Alcaraz è proprio Nadal. Una semplice questione di bandiera basterebbe per accostare i due. Eppure le analogie tra le due stelle iberiche sono molte di più.

CINEMA e MUSICA. È ben noto l'amore di Alcaraz per la colonna sonora di Rocky, primaria fonte di ispirazione prima di scendere in campo. Rocky è sempre stato un po' il termine di paragone che ha spesso accompagnato Nadal e il suo entourage (curioso come nella vita reale invece prediliga per lo più musica latina). Il rapporto tra Rafa e Zio Toni è stato mitizzato nel tempo, fino a essere paragonato a quello che intercorreva tra Rocky e Micky: da una parte il pugile che ha sempre fatto della capacità di incassare i colpi la sua più grande virtù, dall'altra lo scorbutico mentore che agiva sempre e solo nel bene del suo protetto fino a diventarne un padre putativo. Interessante notare come il parallelismo con la saga stalloniana continui anche dopo l’abbandono dello zio, sostituito dal vecchio rivale ed ex N.1 Carlos Moya ora nei panni di mentore e guida tecnica di Nadal (come successe alla controparte cinematografica, rivestita da Apollo Creed).

L’aura sprigionata da Alcaraz ricorda talmente tanto quella di Rafa da rappresentarne la perfetta mimesi, paragone giustificato da un ricorso di numeri incrociati a tratti sorprendente.
ASICS ROMA

Carlos Alcaraz aveva 18 anni e 3 mesi quando ha vinto il suo primo titolo ATP a Umago

STILE. Alcaraz afferma di riconoscersi molto in Federer (forse giusto nella capacità di prendere il campo colpendo in anticipo il dritto in avanzamento, a parere di chi scrive), ma in realtà assomiglia a Nadal. A partire dal quel vestire un po' così, col bicipite pronunciato ed esibito in bella mostra, per continuare col bicipite mentale ben nascosto ma ben presente, prerogativa del suo celebre idolo d’infanzia, senza dimenticare l’incredibile capacità di coprire il campo, resa possibile da un fisico monstre supportato da due potentissimi reattori al posto delle gambe, che gli permettono di raggiungere palle impossibili, costringendo ogni volta l’avversario a dover giocare un colpo in più.

NUMERI INCROCIATI. Entrambi hanno vinto il loro primo torneo da 18enni, salvo affermarsi definitivamente l’anno successivo. Sia Nadal che Alcaraz hanno giocato la loro prima finale Masters 1000 sul cemento di Miami (Alcaraz ha fatto meglio, visto che l'ha vinta ed è diventato il primo spagnolo a intascare il titolo) e hanno vinto il loro primo torneo in questa categoria prima di compiere i 19 anni (a 18 anni e 10 mesi Rafa, a 18 anni e 11 mesi Carlitos). Nadal fece il suoi ingresso in Top Ten il 25 aprile 2005 (e da quel momento non ne è più uscito!) vincendo il torneo di Barcellona (battendo l’attuale coach di Alcaraz, Juan Carlos Ferrero: intreccio astrale sempre più intrigante). Alcaraz ha fatto la stessa cosa, nello stesso torneo e nello stesso giorno, esattamente il 25 aprile 2022! L’unica differenza è che mentre quel 25 aprile per Nadal rappresentava la finale del torneo, per l’Iron Man murciano cadeva nel giorno dei quarti di finale. Alcaraz è il nono tennista più giovane ad entrare in nei primi dieci giocatori del mondo (18 anni e 11 mesi), preceduto all’ottavo posto dal Toro di Manacor (18 anni e 10 mesi), anche in questo caso i due sembrano legati da un cordone ombelicale, separati solo da una manciata di giorni. L'aneddotica prosegue con un fatto incredibile: a Barcellona, Alcaraz ha vinto la sua semifinale contro De Minaur annullando due matchpoint e spuntandola 6-7 7-6 6-4 dopo 3h e 38m, esattamente quanto durò la finale dello scorso anno tra Nadal e Tsitsipas: nell'occasione, Rafa fu costretto a salvare una palla match prima di chiudere 6-4 6-7 7-5 (anche il computo finale dei game giocati è quasi identico: 36 nella semi Alcaraz-De Minaur, 35 nella finale Nadal-Tsitsipas).

HEAD

Il primo titolo ATP di Nadal risale al 2004, quando vinse a Sopot appena maggiorenne

L'epica semifinale di Roma 2007, in cui Nadal ebbe bisogno di 3 ore e 39 minuti per battere Nikolay Davydenko

Ma andiamo avanti: è impressionante anche la similitudine a distanza tra le ultime due partite giocate da Alcaraz a Barcellona e le ultime due di Nadal a Roma nel 2007: entrambi hanno giocato una semifinale massacrante, con la stessa durata e lo stesso numero di game (Alcaraz vittorioso su De Minaur in 3h e 38m, Nadal su Davidenko in 3h e 39m, entrambe si svilupparono in 36 giochi), e meno di 24 ore dopo (per Alcaraz sono state solo 3!) sono dovuti tornare in campo per giocare la finale nella quale hanno perso praticamente lo stesso numero di game (quattro Nadal che banchettò su Gonzalez con un doppio 6-2, cinque Alcaraz che ha dominato Carreno Busta per 6-3 6-2).

In attesa che il cielo mescoli nuovamente le carte ed arricchisca di nuove analogie le carriere del Re di Spagna e del suo successore, ci si potrebbe fare la domanda che ci si pose per il maiorchino ormai quasi 20 anni fa: quanto può durare una simile forza della natura? Quanto carburante può contenere nel serbatoio un simile fisico olimpionico prestato al tennis? Per adesso il murciano si limita a fornire risposte solo sul rettangolo di gioco. Certo è che la vita professionale media di un tennista si è allungata notevolmente negli ultimi decenni. Tra attrezzi in continua evoluzione e diete performanti, chissà che non si scopra nel frattempo anche un elisir di lunga vita che possa rendere eterni i campioni del nostro amato sport.