The Club: Bola Padel Roma
TENNIS & POLITICA

“Ho cambiato nazione, ma non per Wimbledon”

Natela Dzalamidze, 29 anni, è una discreta doppista russa. Giocherà Wimbledon perché ha appena cambiato nazionalità. “Ho iniziato il processo molto prima che vietassero il torneo ai russi. Voglio giocare in nazionale e partecipare alle Olimpiadi”. Per questo è diventata georgiana.

Riccardo Bisti
21 giugno 2022

Il titolo avrebbe potuto essere ben più provocatorio. Senza conoscere le dichiarazioni di Natela Dzalamidze, avremmo potuto scrivere: “Cambia nazionalità per 6.250 sterline”. Ovvero, la cifra garantita per chi perde al primo turno nel tabellone di doppio a Wimbledon (12.500 pounds a coppia). La vicenda della Dzalamidze ha fatto rapidamente il giro del mondo per la tempistica: il passaggio di nazionalità arriva a pochi giorni dall'inizio dei Championships, laddove non saranno ammessi tennisti russi e bielorussi. La Dzalamidze è nata e risiede a Mosca, ma da oggi è cittadina georgiana. Ha sicuramente sfruttato un legame familiare: d'altra parte, la desinenza del suo cognome tradisce una chiara origine georgiana. I media di tutto il mondo hanno cavalcato l'onda, collegando il fatto a Wimbledon. In realtà non è proprio così: non è diventata georgiana per giocare a Wimbledon. Semmai, la sua partecipazione a Wimbledon è una conseguenza di un processo iniziato nel mese di marzo, poco dopo l'invasione russa in Ucraina e le prime sanzioni a carico degli atleti.

“Non è stata una decisione facile, ma d'altra parte non è un momento facile – ha detto la Dzalamidze – la prima conversazione con la WTA risale a inizio marzo, durante il torneo di Indian Wells. Ed è successo molto prima che Wimbledon bandisse i giocatori russi. Semplicemente, ho il desiderio di rappresentare il mio Paese in BJK Cup e giocare le Olimpiadi”. Va da sé che con la Russia non avrebbe alcuna chance di essere convocata in nazionale, e anche alle Olimpiadi sarebbe complicato. La Dzalamidze ha cessato da tempo l'attività in singolare ed è diventata una buona doppista: in questo momento è n.43 nella classifica di specialità, suo miglior piazzamento. La scorsa estate ha vinto il torneo WTA di Cluj (in coppia con Kaja Juvan) ed è andata in finale a Palermo. Vanta una finale anche nel 2022,  a Istanbul. Gioca spesso con le russe e la sua compagna più assidua è Kamilla Rakhimova. Tuttavia, ha mostrato un certo spirito di adattamento: ha giocato con ben 98 compagne diverse. A Wimbleon farà coppia con la serba Aleksandra Krunic.

«Avevo preso questa decisione già prima, inoltre il 2022 è l'ultimo anno in cui posso iniziare a rappresentare la Georgia» 
Natela Dzalamidze
ASICS ROMA

All'ultimo Roland Garros, la Dzalamidze ha giocato il doppio misto con l'altro "emigrato" Alexander Bublik

“Se ho deciso di giocare per la Georgia e c'è la possibilità di partecipare a Wimbledon, perché non farlo? – continua la Dzalamidze – avevo preso questa decisione già prima, inoltre il 2022 è l'ultimo anno in cui posso iniziare a rappresentare la Georgia. La squadra olimpica russa è molto forte, inoltre ci sono forti dubbi sul fatto che l'anno prossimo la Russia potrà partecipare alla BJK Cup”. Insomma, una scelta ponderata da tempo e non strettamente legata a Wimbledon (il ban per russi e bielorussi è stato stabilito il 20 aprile), ma che conferma una tendenza in atto in diverse discipline, tennis compreso. Come è noto, diversi tennisti di origine russa rappresentano altri Paesi. In particolare, il Kazakhstan. La munifica federtennis kazaka ha proposto condizioni economiche irrinunciabili per molti.

“I miei genitori hanno speso tutto quello che avevano per farmi giocare, e non hanno avuto nulla in cambio – ha detto Yulia Putintseva, una delle “emigrate” - l'attività annuale di una tennista, specie se deve viaggiare con allenatore e sparring partner, richiede un'enorme quantità di denaro. Potevo passare professionista e ho ricevuto un'offerta straordinaria dal Kazakhstan, in cui mi hanno messo a disposizione tutto il necessario per diventare una giocatrice”. Ben diversa la situazione dell Dzalamidze, che ha davvero origini georgiane e ha giocato il recente Roland Garros senza bandiera, dunque era ancora russa. Proprio in quei giorni, Shamil Tarpischev (presidente-demiurgo della federtennis russa) aveva detto che nessun tennista russo aveva richiesto il cambio di cittadinanza.

HEAD

Natela Dzalamidze ha vinto un titolo WTA in coppia con Kaja Juvan, la scorsa estate a Cluj

Qualche giorno fa, la Dzamalidze era ad assistere a uno spettacolo teatrale a Tbilisi, capitale della Georgia

Evidentemente non era a conoscenza del caso della Dzalamidze, che comunque non è mai stata una top-player neanche in doppio: Wimbledon sarà la sua dodicesima partecipazione a uno Slam, ma nelle precedenti undici ha raccolto nove sconfitte al primo turno e due al secondo (Roland Garros 2019 e proprio Wimbledon 2017). A ben vedere, Natela non sarà l'unica russa in gara ai Championships: giocatori come Bublik, la stessa Putintseva o Daria Gavrilova-Saville sono ex cittadini russi che hanno aggirato – in modo lecito – le regole. Wimbledon ha dovuto incassare: “La nazionalità dei giocatori, definita come bandiera sotto la quale giocano negli eventi del circuito, è un processo concordato e regolato da ATP e WTA” ha detto un portavoce del torneo al Times, il primo a dare la notizia. In Russia non hanno preso troppo bene questa storia. Risentimento a parte, non prevedono una fuga collettiva da Mosca, se non altro perché il tennis è tra le discipline in cui i russi possono regolarmente partecipare, sia pure senza colori né bandiere.

Situazione diversa in altri sport, in cui le questioni politico-sociali si sono mischiate con un'emigrazione già in atto a causa della presenza di troppi atleti di livello e della conseguente mancanza di posti in nazionale. Un buon esempio sono biathlon e pattinaggio artistico. “Ovviamente sono contraria a quello che sta accadendo in Ucraina – ha aggiunto la Dzalamidze – ma ho preso questa decisione pensando alla mia carriera, al desiderio di giocare le Olimpiadi. Purtroppo i russi sono stati sottoposti a forti pressioni a causa di questa situazione. Lo sport dovrebbe essere separato dalla politica. Mi spiace per chi non può giocare e parlare, non hanno fatto niente. Io ho sempre avuto ottimi rapporti con gli ucraini, i quali stanno aspettando che i russi dicano qualcosa. Ma non possiamo influenzare la situazione. Quanto a me, è stata una scelta mia. Non ho contattato le federtennis russa per influenzarli o ottenere qualcosa in cambio: hanno saputo tutto a cose fatte”. Amen.