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DECRETO

Foro Italico a porte chiuse, ma c'è una postilla che...

La bozza del nuovo decreto legge prevede la riapertura di stadi e palazzetti solo dal 1 giugno: Roma, dunque, dovrebbe rinunciare ai 1.000-2.000 spettatori al giorno ipotizzati fino a ieri. Una decisione che va contro il buonsenso e non sembra avere alcuna giustificazione scientifica. Tuttavia, una postilla del decreto tiene aperta qualche speranza.

Riccardo Bisti
21 aprile 2021

È bastata una bozza del nuovo Decreto Legge, circolata nel pomeriggio di martedì, a gettare nella più cupa disperazione gli appassionati di tennis. In particolare, quelli che avevano comprato i biglietti per gli Internazionali BNL d'Italia. Nelle ultime settimane era trapelato un moderato ottimismo, perlomeno per avere un po' di pubblico sin dal primo giorno. Lunedì erano poi arrivate parole dense di ottimismo: il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa aveva ipotizzato una capienza del 15-20% per un paio di eventi sportivi di maggio: la finale di Coppa Italia di calcio e quella degli Internazionali di tennis. Invece la bozza è chiara: stadi e palazzetti riapriranno l'1 giugno, con il limite di 1.000 persone all'aperto e 500 al coperto. In questo modo, il Campionato di Calcio terminerà a porte chiuse e gli Internazionali rischiano di non avere nemmeno la modesta appendice dello scorso anno, quando un migliaio di spettatori potè accedere al Centrale nelle ultime due giornate. Una scelta di difficile comprensione, senza particolari basi scientifiche e che si aggiunge ad altre linee guida presenti in un testo che dovrebbe essere approvato in queste ore (e durerà dal 26 aprile al 31 luglio).

Il dibattito politico sarà molto acceso: intanto per il prolungamento del coprifuoco (divieto di uscire di casa dalle 22 alle 5: con la riapertura serale dei ristoranti, si discuterà un'estensione fino alle 23), poi per la bizzarra norma sulla possibilità di effettuare servizio al tavolo al chiuso: sarà possibile solo dal 1 giugno, quando ormai farà caldo e non sarà più necessario. Per tutto maggio, invece, i ristoratori saranno costretti a inventarsi spazi all'aperto quando l'utilizzo degli spazi al chiuso sarebbe più che mai prezioso, specie dopo un anno abbondante di chiusure e pesanti limitazioni. C'è poi la cervellotica idea di istituire il Green Pass per chi vorrà circolare nelle zone rosse e arancioni: mentre in zona gialla sarà possibile farlo (anche se si potranno andare a trovare gli amici solo una volta al giorno e per un massimo di 4 persone: questo fino al 15 giugno), nelle restanti regioni sarà necessario una sorta di passaporto ottenibile in tre casi: con la vaccinazione, col certificato di guarigione (in questo caso avrà 6 mesi di validità), o presentando un test negativo (del valore di appena 48 ore). Detto che la faccenda del Green Pass potrebbe anche essere oggetto di valutazione da parte della Corte Costituzionale, per gli appassionati di tennis permane una piccola speranza su cui starebbe lavorando Valentina Vezzali, sottosegretario con delega allo sport.

ASICS ROMA
"In relazione a specifici eventi o competizioni può essere stabilita, di concerto col Ministro della Salute, una data diversa rispetto a quella del primo giugno"
Articolo 6, Comma 3, bozza DDL

Per almeno un altro anno, l'edizione 2019 degli Internazionali BNL d'Italia rimarrà l'ultima con il calore e la passione del pubblico

La speranza è camuffata tra le righe dell'articolo 6, comma 3, della bozza. “In relazione a specifici eventi o competizioni può essere stabilita, di concerto col Ministro della Salute, una data diversa rispetto a quella del primo giugno”. Significa che il divieto ci sarà, ma eventuali accordi di natura politica (perché, parliamoci chiaro, la salute c'entra poco) potrebbero garantire qualche riapertura anticipata. Per esempio, la finale di Coppa Italia (Juventus-Atalanta, il 19 maggio a Reggio Emilia) e gli Internazionali di tennis. Sarebbe comunque una soluzione posticcia e macchinosa, poco funzionale per gli eventi stessi. Ipotizziamo che la Regione Lazio sia in zona rossa o arancione: quanti appassionati di altre regioni avrebbero voglia di procurarsi il Green Pass per assistere a una o più giornate di tennis? E i più giovani, senza ancora accesso al vaccino, potranno sottoporsi a un'ulteriore spesa per effettuare il tampone? Insomma, un pasticcio che lascerà scontenti tutti: giocatori, federazione e appassionati. Pur essendosi ormai abituati a giocare in un cimitero (parola di Benoit Paire), i tennisti hanno più volte manifestato il dispiacere nel giocare senza pubblico. Le ultime affermazioni di Dominic Thiem sono piuttosto chiare.

Gli appassionati – a ragione – non concepiscono il divieto: negli spazi all'aperto, con una percentuale di accessi ben studiata, è facile mantenere il distanziamento e il rischio di contagio è pressoché nullo, certamente inferiore rispetto ad altre attività oggi consentite (pensiamo ai mezzi di trasporto o alle code negli uffici pubblici). C'è poi la questione organizzativa: pur continuando a vendere i biglietti per Roma, la FIT ha effettuato un netto cambio di strategia. Solitamente, gli organi di comunicazione federali (da SuperTennis TV in giù) mettono in atto un bombardamento sulla biglietteria romana. Quest'anno niente. Zero spot, zero promozione. Il bombardamento è stato riservato alle ATP Finals di Torino, con decine di clip quotidiane. Non è dato sapere quanti biglietti sono stati venduti per gli IBI 2021, ma un'edizione a porte chiuse metterebbe in imbarazzo gli organizzatori, il cui orientamento sul (non) rimborso dei biglietti è ormai chiaro. La valanga di tagliandi inutilizzati dello scorso anno è stata convertita in voucher per nuovi eventi, salvo per coloro i quali – con mille complicazioni – hanno provato a esercitare il diritto al rimborso. Un altro torneo senza pubblico cosa comporterebbe? La realizzazione dei voucher dei voucher? Da qualsiasi prospettiva la si guardi, il danno è evidente.

Rinnovata per il 2020, la nuova Grandstand Arena non ha ancora avuto pubblico per gli Internazionali di tennis

Le linee guida delle riaperture previste dal nuovo Decreto Legge

Nel momento in cui scriviamo, non è ancora stato pubblicato il bilancio consuntivo FIT del 2020. È reperibile quello preventivo, comprensivo della variazione post-pandemia. Era stato ipotizzato un calo del fatturato del 57% (da 65.785.634€ a 28.128.331€), dovuto principalmente alla gigantesca riduzione di incassi (-83%) e spese (-70%) dalle Manifestazioni Internazionali, voce in cui Roma occupa quasi tutto. Inoltre, dopo la variazione, era previsto un passivo di 3.728.575 contro il pareggio di bilancio ipotizzato prima della pandemia. È vero che a novembre ci saranno parecchi eventi di richiamo (Next Gen Finals, ATP Finals e cinque giorni di Davis Cup Finals), ma il loro impatto economico andrà verificato. Al contrario, Roma rappresenta da anni il polmone finanziario della FIT insieme alle tasse federali. Insomma, sarà difficile uscire da questa situazione senza alcun danno. Il concetto rimane valido se anche qualche spettatore dovesse mettere piede al Foro Italico. In quel caso, almeno, si recupererebbe qualcosa sul piano dell'immagine. La speranza è che prevalga il buon senso e che Roma possa garantire un po' di pubblico. Il problema è che le restrizioni imposte dalla politica, soprattutto negli ultimi mesi, sembrano davvero incomprensibili.

Un ultimo dato, che c'entra poco col tennis ma che aiuta a chiarirsi le idee. Tutti sono concordi nel sostenere che (oltre alla tragedia delle migliaia di morti attribuite al COVID-19) l'emergenza sociale sia dettata dalla pressione sulle strutture ospedaliere. Lo scorso anno, il picco di ricoveri arrivò il 4 aprile (33.004 unità: 29.010 in area medica, 3.994 nelle terapie intensive). Quest'anno, è stato raggiunto il 6 aprile ed è molto simile: 33.080 ricoverati (29.337 + 3.743). Date e numeri quasi analoghi, così come è analoga la discesa: il 20 aprile 2020, il numero totale di ricoverati era sceso a 27.479, mentre nel bollettino diramato ieri pomeriggio erano 26.406. Allora venivamo da un lockdown duro, mentre quest'anno le restrizioni erano decisamente più morbide. Eppure la variazione dei ricoverati non sembra tenere conto in alcun modo delle varie misure adottate. Lo scorso anno, con riaperture ben più decise proprio da fine aprile, poi suggellate dalla mobilità tra regioni a inizio giugno, ci fu una picchiata di ricoveri. I dati fanno pensare che sarà così anche quest'anno, peraltro con un'arma in più: gli effetti della campagna vaccinale che dovrebbero essere visibili tra qualche settimana, soprattutto sul numero totale di positivi. In virtù di questo, e a differenza di quanto sostengono alcune voci molto ascoltate, le misure contenute nel nuovo Decreto sembrano eccessive, o comunque senza particolare buonsenso. Continuiamo a domandarci che senso abbia privare gli eventi dal vivo a qualche centinaio di persone.