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CASO DJOKOVIC

Djokovic, stavolta è finita. Bye bye Australia

La Corte Federale respinge il ricorso. Gli avvocati di Djokovic non sono riusciti a persuadere il collegio che la decisione del Ministro fosse “irragionevole”. Termina così una delle saghe più complesse nella storia del tennis. Poche ore dopo, Djokovic ha lasciato il Paese.

Riccardo Bisti
16 gennaio 2022

Novak Djokovic ha lasciato l'Australia. Nel rispetto della sentenza della Corte Federale australiana, intorno alle 22.30 locali, le 12.30 italiane, il numero 1 del mondo è salito su un volo Emirates diretto a Dubai. Un paio di giorni prima, il Ministro dell'Immigrazione Alex Hawke gli aveva annullato il visto per la seconda volta, utilizzando i poteri speciali garantiti dal Migration Act. Nel motivare la sua scelta, aveva sostenuto che la presenza di Djokovic in Australia avrebbe potuto causare disordini civili, in quanto è considerato un simbolo dei sentimenti anti-vaccino. Il ricorso d'urgenza degli avvocati del serbo è stato respinto all'unanimità dal collegio, presieduto dal giudice capo James Allsop. La notizia è stata diffusa nel tardo pomeriggio australiano di domenica, a poche ore dall'inizio del tabellone principale dell'Australian Open. Il match d'esordio di Djokovic, programmato nella sessione serale di lunedì, è stato sostituito dal derby tedesco Zverev-Altmaier.

Il posto del serbo in tabellone è stato preso dal nostro Salvatore Caruso. Nel pronunciamento (che ha condannato Djokovic anche al pagamento delle spese), Allsop ha detto che la decisione non ha riguardato il merito o la saggezza della decisione di Hawke, quanto se fosse così irrazionale da essere illegale. In attesa di conoscere le motivazioni (che arriveranno più in là), è stato stabilito che la scelta ha rispettato un sufficiente grado di razionalità. In una dichiarazione a caldo, Djokovic si è detto “estremamente deluso”. “Rispetterò la sentenza della corte e collaborerò con le autorità competenti in merito alla mia partenza dal Paese. Mi dispiace che nelle ultime settimane l'attenzione sia stata su di me. Spero che adesso ci si possa concentrare il gioco e sul torneo che amo”. Ha poi aggiunto che intendeva prendersi del tempo per riposarsi e riprendersi prima di fare ulteriori commenti.

ASICS ROMA
"Le forti politiche di protezione delle frontiere ci hanno tenuto al sicuro durante la pandemia, e sono fondamentali per salvaguardare la coesione sociale dell'Australia"
Alex Hawke

Ecco come Euronews ha dato la notizia della definitiva espulsione di Novak Djokovic

La notizia ha avuto enorme risonanza in tutto il mondo, al punto da aprire le testate più importanti. Ana Brnabic, Primo Ministro serbo, ha definito scandalosa la decisione del tribunale. “Trovo incredibile che abbiano preso due decisioni totalmente contradditorie nell'arco di pochi giorni – ha detto – penso che questa storia abbia dimostrato come funziona, o meglio, non funziona, lo stato di diritto in alcuni Paesi. In ogni caso, non vedo l'ora di accogliere Novak Djokovic in Serbia”. Gli avvocati del serbo sostenevano che la decisione di Hawke fosse illogica, irrazionale e irragionevole, basata su alcune dichiarazioni pubbliche sulla vaccinazione, senza entrare davvero nel merito delle sue opinioni.

A stretto giro di posta è giunta la reazione dell'ATP, che ha definitov la saga Djokovic una serie di eventi profondamente deplorevole. “Le decisioni delle autorità giudiziarie in materia di salute pubblica devono essere rispettate. Sarà necessario più tempo per fare il punto sui fatti e trarre insegnamenti da questa situazione. Indipendentemente da come è stato raggiunto questo punto, Novak è uno dei più grandi campioni del nostro sport e la sua assenza all'Australian Open è una sconfitta per il gioco. Sappiamo quanto siano stati turbolenti gli ultimi giorni, gli auguriamo ogni bene e non vediamo l'ora di rivederlo in campo”. A chiudere, l'ennesima raccomandazione a vaccinarsi.

Reilly Opelka è stato uno dei giocatori più vicini a Novak Djokovic in queste settimane

La prime reazioni della TV australiana

Durante il dibattito, gli avvocati di Djokovic hanno fatto presente che Hawke non aveva considerato l'impatto anti-vaccinale che ci sarebbe stato sulla società australiana in caso di espulsione di Djokovic. Al contrario, il legale del ministro (Stephen Lloyd) ha sottolineato che l'Australia non doveva essere obbligata a subire la presenza di uno straniero per paura di cosa potrebbe accadere in caso di allontanamento. La giuria, evidentemente, ha sposato questa tesi. L'utilizzo del potere ministeriale comporta un divieto di tre anni a mettere piede in Australia, che però può essere revocato in caso di circostanze impellenti, come motivi di interesse nazionale compassionevole. Una volta appresa la sentenza, Hawke l'ha accolta favorevolmente. “Le forti politiche di protezione delle frontiere ci hanno tenuto al sicuro durante la pandemia, e sono fondamentali per salvaguardare la coesione sociale dell'Australia.

I nostri connazionali hanno fatto grandi sacrifici per arrivare a questo punto, e il governo Morrison è fermamente impegnato a proteggere questa posizione”. Opinione simile da parte dello stesso Morrison, che però dovrà affrontare una forte opposizione interna. Per il mondo del tennis, la storia finisce qui. In Australia, invece, il dibattito politico è destinato a inasprirsi. “Il governo Morrison si è reso uno zimbello sulla scena mondiale – ha detto Kristina Keneally, portavoce dell'opposizione laburista – secondo loro, il visto doveva essere cancellato perché la sua presenza poteva favorire un sentimento anti-vaccinazione. E allora dobbiamo domandarci perché in un primo luogo il governo Morrison gli aveva concesso il visto per entrare in Australia?”. Quando politica e sport si incrociano, difficilmente succede qualcosa di buono. Questa brutta storia lo ha confermato.