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Djokovic-Kyrgios, una finale da fuochi d'artificio

Un pessimo inizio non condiziona Djokovic: batte Norrie in quattro set e centra la sua 32esima finale Slam. Ad attenderlo c'è il suo ex nemico Nick Kyrgios: prima gli aveva dato dell'idiota, poi lo ha difeso durante l'affaire australiano: “Ci saranno fuochi d'artificio emozionali” dice il serbo. 

Riccardo Bisti
8 luglio 2022

Il concetto è banale, ma vero: quiete prima della tempesta. Venerdì 8 luglio 2022 sarà ricordato come uno dei giorni più anonimi nella storia di Wimbledon. Il forfait di Nadal ha azzoppato il programma, e nessuno si aspettava chissà quale match tra Novak Djokovic e Cameron Norrie. Troppa compatibilità tecnica a favore del serbo, troppo bravo ragazzo il britannico. Lo sapevano tutti, lo sapevano anche i bookmakers, che non hanno modificato le quote nemmeno dopo il pessimo primo set giocato dal serbo, un 6-2 quasi surreale. Ma Djokovic ha abituato a partenze lente: da quel momento, ha impiegato meno di due ore a infiocchettare il 2-6 6-3 6-2 6-4 finale. Escludendo il primo set (che fa statistica, per carità), il divario tra i due è quello espresso dal punteggio.

E non c'è dubbio che i tre set vinti da Djokovic siano stati la partita vera. “Non sono partito bene, nel primo set lui è stato migliore di me – ha detto Djokovic – ho giocato tante semifinali Slam, ma non è mai facile scendere in campo. Avevo molte pressioni e aspettative, mentre lui non aveva niente da perdere e ha giocato il torneo della vita. E giocava in casa”. Nella giornata più calda di tutto il torneo, Djokovic ha aggiustato il mirino (anche col servizio: 13 ace per lui) e ha rovesciato la partita nell'ottavo game del secondo set. Vincere quel game ha stappato il suo pomeriggio, come un pilota di Formula 1 che riesce finalmente a superare un doppiato che lo ha ostacolato per qualche giro. Metafora ingenerosa per Norrie, ma tant'è.

«Io e Nick non ci affrontiamo da un po', ma con lui non ho mai vinto un set. Spero che possa andare diversamente, e che l'esperienza possa giocare a mio favore» 
Novak Djokovic
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In un match tutto sommato anonimo, Djokovic ha trovato il tempo per questa giocata. "È pronto per Kyrgios!" ha detto John McEnroe

Per il serbo è la 32esima finale Slam su 68 partecipazioni: percentuale stratosferica, considerando che ci sono anche 11 piazzamenti in semifinale e 9 nei quarti. Senza dimenticare l'inopinata squalifica allo Us Open 2020. Una finale di Wimbledon non è mai banale, ma il match di domenica sarà speciale per due motivi: intanto può riaprire la questione sul più vincente negli Slam. In caso di vittoria staccherebbe Federer e tornerebbe a -1 da Nadal, anche se la sua partecipazione ai prossimi Us Open e Australian Open è in dubbio per la perniciosa questione vaccinale. E poi l'avversario: ad attenderlo c'è quel Nick Kyrgios che trova sempre il modo per far parlare di sé, e in più di un'occasione ha trovato sponda proprio in Djokovic.

Ma partiamo dalla questione tecnica: incredibile ma vero, l'australiano ha vinto entrambi i precedenti, giocati nel 2017 (7-6 7-5 ad Acapulco, 6-4 7-6 a Indian Wells). Altri tempi, ma le memorie restano. “Per lui è la prima finale Slam, non ha molto da perdere e gioca sempre libero. Possiede un gran servizio e ha grande potenza nei suoi colpi – dice Djokovic – non ci affrontiamo da un po', ma con lui non ho mai vinto un set. Spero che possa andare diversamente, e che l'esperienza possa giocare a mio favore”. Djokovic si troverà in una situazione inedita: è probabile che il Centre Court sia tutto per lui, visto che viene giù un mare di fischi non appena viene menzionato Kyrgios. Era stato così durante l'intervista a Nadal, stessa cosa per Djokovic. “Prepariamoci a fuochi d'artificio emozionali” ha detto il serbo, ingolosito all'idea di prendersi la rivincita.

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Su 68 partecipazioni Slam, Djokovic è arrivato 32 volte in finale

L'ultimo scontro diretto tra Djokovic e Kyrgios, giocato nel 2017 a Indian Wells

In effetti ci sono grandi premesse. Tempo fa, Djokovic disse di non nutrire troppo rispetto per Kyrgios fuori dal campo a causa del suo atteggiamento. L'australiano se l'è legata al dito e in più di un'occasione ha lanciato frecciate al collega. La pandemia aveva inasprito le distanze tra i due, salvo poi creare un sorprendente riavvicinamento. Nel gennaio 2021, Kyrgios non esitò nel definire “idiota” Djokovic perché aveva avanzato alcune richieste prima dell'Australian Open 2021 (inviò una lettera a Tennis Australia per chiedere modifiche sulle condizioni della quarantena). Non pago, una settimana dopo lo ha attaccato in virtù del cattivo esempio dato da Djokovic al principio della pandemia, quando organizzò il controverso Adria Tour, in cui si concesse festeggiamenti sguaiati (tra l'altro risultò positivo pochi giorni dopo). “Tecnicamente è il nostro LeBron James, dovrebbe essere un esempio per tutti” diceva Kyrgios, secondo cui Nole non è il migliore di sempre perché non è ancora riuscito a batterlo.

“Mi sembra che abbia una sorta di ossessione malata, il desiderio di essere apprezzato. Vuole essere come Roger Federer. Vuole essere apprezzato talmente tanto che... io non lo sopporto”. E in più di un'occasione ha imitato l'esultanza di Djokovic, che simula abbracci verso il pubblico. Dodici mesi dopo, la dinamica del loro rapporto è cambiata. Kyrgios è stato uno dei pochi a schierarsi a favore di Djokovic quando è stato escluso dall'Australian Open. Ha criticato apertamente la rigidità del governo australiano. “L'ho difeso perché penso che sia stata la cosa giusta da fare, avrei fatto così per qualsiasi giocatore. Ma è chiaro che adesso c'è una nuova luna di miele tra noi. Probabilmente gli chiederò di giocare il doppio insieme da qualche parte”. Fino a oggi la coppia non si è composta. Chissà se accadrà. La finale di domenica avrà una certa influenza sulla dinamica del loro rapporto, ma è impossibile fare previsioni: con Kyrgios non si sa mai cosa aspettarsi. Saranno, appunto, fuochi d'artificio. La tempesta dopo un venerdì di quiete.