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AUSTRALIAN OPEN

Dalle stampelle al miracolo: Rafa è sempre più leggenda

Pochi mesi fa, Rafael Nadal non era certo di continuare a giocare. Ma la tenacia di un campione non conosce limiti: batte Matteo Berrettini in quattro set e si giocherà il 21esimo Slam. Matteo ha qualche rimpianto per i primi due set, ma lascia Melbourne col sorriso.

Riccardo Bisti
28 gennaio 2022

Nell'epoca in cui ogni dettaglio viene sviscerato, conteggiato e trasformato in statistica, vanno riconosciuti i numeri utili e quelli che servono a poco. L'avvicinamento alla semifinale tra Rafael Nadal e Matteo Berrettini si è giocata su un grande equivoco: viste le previsioni meteo di Melbourne (temporali a volontà, come poi è effettivamente successo), era possibile che si sarebbe giocato con il tetto chiuso. A naso, condizioni migliori per il tennis bum-bum del romano, non a caso soprannominato The Hammer, il martello. Ma c'era un dettaglio statistico sfuggito ai più: nella sua carriera, Nadal aveva vinto quasi il 70% delle partite giocate sotto a un tetto (94 vinte e 41 perse), mentre la percentuale di Berrettini racconta di un 48,1%, frutto di 13 vittorie e 14 sconfitte. Anche andando a sfrugugliare la sua carriera nei Challenger si arriva al 64%. Numeri destinati a crescere, ma che oggi hanno ancora un certo valore.

Prima della partita sapevo che si sarebbe giocato indoor, ma sapete una cosa? - ha detto Nadal dopo la vittoria in quattro set – un mese e mezzo fa non sapevo nemmeno se sarei stato in grado di giocare a tennis, quindi giocare all'aperto o al chiuso non era certo un problema”. La verità è che l'incrocio tecnico-tattico tra l'italiano e lo spagnolo vira decisamente a favore di quest'ultimo. Non significa che Berrettini non possa batterlo, o metterlo severamente in difficoltà, ma il 6-3 6-2 3-6 6-3 finale ha dato tante risposte. Per esempio, il rovescio in slice di Berrettini non è efficace come accade con altri giocatori. A Nadal manca la costanza atletica di un tempo, ma quando è fresco (o riposato), mette in campo la stessa intensità di sempre. E allora va giù con le gambe e riesce ugualmente a produrre i suoi famosi pallettoni, soprattutto con il dritto. E in quella diagonale Berrettini fatica a difendersi. Si è visto nei primi due set, nei quali Rafa gli ha strappato il servizio per tre volte. Il divario è parso addirittura più grande rispetto alla semifinale newyorkese del 2019, quando Berrettini – sia pure a fatica – riuscì a fare match pari per un paio di set prima di perdere contatto.

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«Negli Slam perdo solo contro Djokovic e Nadal? Beh, allora direi che è giunto il momento di iniziare a batterli» 
Matteo Berrettini

Nadal-Berrettini: quattro set racchiusi in dieci minuti

Stavolta la superiorità di Nadal è parsa evidente, e per Berrettini non c'è nulla di disonorevole nel riconoscerlo, così come il suo bel percorso non viene affatto sminuito da questa constatazione. Anzi, Matteo ha ritrovato i suoi colpi e un poderoso rendimento in battuta a partire dal terzo set. Il martello ha ripreso a picchiare e Matteo ha raccolto la bellezza di 23 punti consecutivi al servizio tra il terzo e il quarto set. In mezzo, c'è stato il break all'ottavo game del terzo che gli ha permesso di prolungare il match. Tuttavia, nel game in cui la serie si è interrotta (l'ottavo del quarto set), Nadal gli ha scippato il servizio per la quarta volta e tanto è bastato per aggiornare i suoi numeri da capogiro: quella di domenica sarà la sua 29esima finale Slam, la sesta in Australia. Forse non il match più importante della sua vita, ma quello che potrebbe garantirgli il traguardo più ambito e discusso: il record di vittorie in un torneo del Grande Slam.

Un 21esimo titolo che gli permetterebbe di diventare il più titolato di sempre, oltre a eguagliare il record di Djokovic, fino a oggi l'unico giocatore in grado di vincere per almeno due volte ogni Slam nell'Era Open. Un giocatore che non smette mai di stupire per una longevità agonistica fuori da ogni logica, se paragonata al suo stile di gioco. La sconfitta – va sottolineato – non ridimensiona il torneo di Berrettini. Raggiungere tre semifinali Slam è da brividi, e ormai una sconfitta prima dei quarti non sembra contemplata. Inoltre ha avuto qualche problema fisico: doppia storta alla caviglia (prima e durante il torneo), oltre ai noti problemi allo stomaco nei primi due turni. “Ma non è questa la ragione della sconfitta: Rafa ha giocato meglio di me e ha meritato di vincere” ha ammesso. Semmai, c'è da riflettere su due set giocati così così. “Non dico che fossi piatto, però non erò nel giusto mood mentale, per diverse ragioni. Non puoi stare in campo così per due set contro un giocatore come Rafa: la cosa buona è che ho avuto una buona reazione nel terzo e nel quarto set”.

La cordiale stretta di mano tra Nadal e Berrettini. I due si sono scambiati i complimenti anche negli spogliatoi, dopo il match

La commozione di Rafael Nadal dopo aver raggiunto la sua 29esima finale Slam

In effetti le sue parole trovano riscontro nelle sensazioni: il Berrettini grintoso, quasi cattivo dei turni precedenti, non si è visto per lunghi tratti. Aveva un linguaggio del corpo diverso, quasi dimesso, e non cercava lo sguardo del suo clan quasi dopo ogni punto, come invece gli accade nei giorni migliori. Ma Berrettini ha una capacità fuori dal comune di imparare dalle esperienze, farne tesoro e migliorare. La delusione per la sconfitta non cancella la soddisfazione per un bel percorso. Anzi, c'è stato il tempo per una battuta: quando gli hanno fatto presente che negli Slam, ormai, perde solo contro Nadal e Djokovic, ha detto: “Significa che è giunto il momento di batterli! Scherzi a parte, nel terzo e nel quarto Rafa ha dovuto dare il meglio pe vincere. Credo che la cosa importante, per me, sia giocare sempre più partite di questo tipo, imparare ed essere pronto”.

Non c'è dubbio che lo sarà, di sicuro a Wimbledon, magari già a Parigi. Perché la gloria eterna di un giocatore – senza nulla togliere agli altri tornei – si misura negli Slam. Lo sa bene Rafa Nadal, che ha organizzato il suo calendario in funzione dei quattro Majors. E che domenica 30 gennaio potrebbe sigillare un record che avrebbe un valore immenso anche per uno come lui, che non ama troppo le statistiche. “Vengo da un periodo duro – ha ribadito in conferenza stampa – negli ultimi mesi ci sono stati giorni in cui potevo allenarmi 20 minuti, altri in cui arrivavo a 45, altri in cui non potevo giocare per nulla. Ma anche nei momenti peggiori ho sempre lavorato duro in palestra. Non dico che mi meriti questa soddisfazione, perché in tanti meritano delle gioie, però credo che fare il lavoro giusto paghi sempre”. L'ennesima lezione di un campione. Pardon, di una leggenda. E Berrettini fa bene a prenderlo ad esempio.

AUSTRALIAN OPEN 2022 – SEMIFINALE
Rafael Nadal (SPA) b. Matteo Berrettini (ITA) 6-3 6-2 3-6 6-3